-  Redazione P&D  -  11/10/2015

LATTUALITÀ DEL COMING OUT DAY – Conchita NICOLAO

L"11 ottobre si festeggia in tutto il mondo il Coming out day.

Celebrato per la prima volta negli USA nel 1988, trae il nome dalla versione ridotta dell"espressione inglese "coming out of the closet" (uscire dal ripostiglio) e consiste nel palesare apertamente la propria omosessualità.

Verrebbe da chiedersi se abbia senso ancor oggi la giornata internazionale del coming out, tanto più che in alcun modo si celebra la giornata dell'eterosessualità.

Quand'anche per questioni di privacy, di morigerata riservatezza o solo per abitudine, la condivisione della sessualità in ambiti che prevedano la socialità, non è cosa da tutti i giorni.

Dando per scontata l'eterosessualità, mai messa in discussione, si riconduce l'orientamento sessuale su un binario unico che non prevede deviazioni.

L'eccezione alla norma, tollerata (spesso MAL tollerata), viene vista come svilente, patologica o quantomeno volgare, ricondotta alla mera fisicità, quasi mai all"affettività, al coinvolgimento "d'amorosi sensi".

E' evidente che in un simile contesto socio-culturale indifferente (e insofferente) alla pluralità delle identità di genere, una "eccezione alla norma" che voglia essere serenamente condivisa va edulcorata, falsata, "normalizzata".

Si comincerà a parlare di una metà, di un amore, di un tesoro, evitando così di specificare se si tratta di un "lui" o di una "lei".

Meglio ancora parlare di un "noi": il problema di identificare il proprio partner viene così definitivamente risolto..

Una siffatta semplificazione dell"affettività falsa sicuramente i rapporti interpersonali, isola l"omosessuale ma gli rende la vita più serena.

Perché?

Ovvio: evita lo stigma sociale, le battutine stupide, le risatine, gli occhiolini maliziosi, le proposte sconce, le allusioni scontate, gli insulti, le offese, le aggressioni verbali e/o fisiche, l"emarginazione, il mobbing sul lavoro il bullismo a scuola, la diffidenza, l"indifferenza, l"odio…

In un momento storico in cui si approvano mozioni omofobe, si mettono alla berlina libri che educano alla diversità, si autorizzano cortei, si dà voce all"integralismo religioso in convegni e in tv, appare evidente che Chiesa, Stato, Istituzioni, scuola, mass media, famiglie abbiano decisamente fallito nella propria missione di educare alla diversità.

Se nel XXI° secolo l"omosessualità è ancora intesa come sinonimo di sodomia, pederastia, mollezza di costumi, disordine morale e atteggiamento contro natura, ben vengano allora giornate come questa!

Non si tratta di ostentare quanto molti vorrebbero nascosto o relegato nella camera da letto.

Non si tratta di auto-accettazione o di accettazione: l"omosessualità non è un handicap cui rassegnarsi o che altri debbano tollerare.

Si tratta di voler dare una valenza POLITICA ad una propria testimonianza di vita.

Si tratta di una emancipazione personale: la presa di coscienza di un abuso subito, la pubblica denuncia di una ingiusta discriminazione.

Ecco cosa rappresenta il coming out per un omosessuale: LA VISIBILE RISPOSTA POLITICA A QUANTI LO VORREBBERO INVISIBILE.




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