-  Santuari Alceste  -  15/02/2017

Le fusioni tra comuni: qualche riflessione – Alceste Santuari

Negli ultimi anni, si sta assistendo – anche se con sviluppi non sempre lineari – alle fusioni tra comuni. Spesso sembra mancare una visione d"insieme capace di rendere le fusioni efficaci e accettabili

La scelta di fusione tra comuni è forse la più difficile tra le formule aggregative a disposizione degli enti locali, sia per la perdita di autonomia che molti amministratori e cittadini avvertono sia per l"incognita che essa rappresenta rispetto allo status quo.

Ecco perché il processo di fusione deve essere oggetto di attenta valutazione e ponderazione da parte degli amministratori interessati, affinchè la scelta possa essere compresa e condivisa dalla cittadinanza.

Molte Regioni, al fine di supportare il cammino degli enti locali in questa direzione, mettono a disposizione dei territori risorse finanziarie ed umane. È dunque necessario, prima ancora della formalizzazione degli atti, elaborare studi di fattibilità di natura interdisciplinare, che possano dimostrare e giustificare la "sostenibilità sociale" del progetto di fusione da intraprendere. I comuni, ricordiamolo, singoli, associati o "fusi", rimangono le "avanguardie" sul territorio per assicurare la coesione sociale, indipendente dalla dimensione.

Quali dunque gli elementi, gli aspetti, i contenuti da considerare negli studi di fattibilità in parola? Di seguito, soltanto un elenco di quelle che potrebbero essere le "voci" da analizzare per definire il percorso di fusione tra comuni:

-) l"assetto organizzativo di ciascun comune interessato al processo di fusione in relazione alle prestazioni e ai servizi resi e alle corrispondenti ricadute tributarie;

-) i servizi sociali erogati: questi acquistano una particolare rilevanza, in quanto, molto spesso, risultano essere i "terminali ultimi" attraverso cui poter rispondere alle istanze della popolazione;

-) le relazioni e le partnership istituzionali (si pensi, per tutte, all"integrazione socio-sanitaria con le ASL di competenza);

-) le politiche di razionalizzazione in progress nel settore socio-sanitario (es. riduzione degli ospedali e costituzione degli ospedali di comunità);

-) la comparazione analitica delle condizioni economico-finanziarie e patrimoniali dei comuni interessati alla fusione:

-) la definizione di uno schema di bilancio consolidato rappresentativo del nuovo ente;

-) gli organismi partecipati, la loro efficacia, il loro radicamento su quel territorio, la possibilità che gli stessi possano servire (ancora) i comuni all"esito della fusione ovvero che essi possano essere aggregati allo scopo di realizzare economie di scala sostenibili;

-) la dotazione organica;

-) il progetto industriale, da realizzarsi anche attraverso forme di consultazione pubblica con la cittadinanza;

-) gli strumenti e le politiche finalizzate alla promozione del territorio;

-) le modalità in essere circa gli affidamenti dei servizi alle organizzazioni non profit;

-) i progetti di inserimento lavorativo per persone con disabilità e svantaggiate;

-) i possibili fondi (UE, nazionali e regionali) che potrebbero essere canalizzati rispetto a specifiche priorità dei comuni interessati alla fusione.

Sono soltanto alcuni degli aspetti che il progetto di fattibilità può prendere in considerazione: esso dovrebbe risultare funzionale alla definizione di un processo di fusione tra comuni che sia maggiormente rispondente alla "realtà delle cose" e capace di fare leva sulle opportunità offerte dalla fusione, considerando allo stesso tempo le difficoltà che la medesima fusione potrebbe sottendere.

In modo particolare, si richiama l"attenzione sulla dimensione sociale e socio-sanitaria delle fusioni, atteso che, anche alla luce delle difficoltà economico-finanziarie che attanagliano l"azione degli enti locali, l"organizzazione, erogazione e gestione dei servizi in parola richiedono specifiche riflessioni in ordine alle azioni, anche di coordinamento, da progettare.




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