-  Redazione P&D  -  28/03/2013

L'UOMO NUOVO DI INTERNET - Stefano RODOTA'

   

Michel de Montaigne negli Essais ricordava che "la vie est un mouvement inégal, irrégulier et multiforme". Questo movimento è oggi sempre più influenzato dall'incessante innovazione scientifica e tecnologica. I ritmi della vita conoscono accelerazioni e mutamenti profondi.

La tecnologia libera la vita da antiche schiavitù, quelle dello spazio e del tempo, e questa e già realtà per milioni di persone.

Internet non è soltanto il più grande spazio pubblico che l'umanità abbia conosciuto. E' un luogo dove la vita cambia qualità e colore, dove sono possibili l'anonimato e la moltiplicazione delle identità, la conoscenza e I'ubiquità la libertà piena e iI controllo totale. In rete ognuno può essere davvero "uno nessuno e centomila" come diceva Luigi Pirandello, e vedere realizzata l'aspirazione dello Zelig di Woody Allen: "Vorrei essere tante persone. Forse un giorno questo si avvererà".

La grande trasformazione tecnologica cambia il quadro dei diritti civili e politici, ridisegna il ruolo dei poteri pubblici, muta i rapporti personali e sociali, e incide sull'antropologia stessa delle persone.

Quali sono le dimensioni della libertà nell'età della scienza e della tecnologia?E' giusto invocare la protezione della vita privata, ma non basta. Il nostro modo di vivere é divenuto un flusso continuo di informazioni, inarrestabile, che noi stessi alimentiamo per avere accesso a beni e servizi. La trasparenza sociale ci avvolge. Le tecnologie dell'informazione non solo si impadroniscono della nostra vita, ma costruiscono un corpo elettronico, l'insieme delle nostre informazioni personali custodite in infinite banche dati, che vive accanto al corpo fisico. Il doppio corpo non è più solo quello del Re medievale, di cui ci ha parlato Ernst Kantorowicz. E', ormai attributo di ogni cittadino.

Non si fermano qui le suggestioni del Medioevo. Sono oggi così forti che più di uno studioso è spinto a parlare di un "neo-medievalismo istituzionale". Ma la società feudale, ce lo ha detto Marc Bloch, era appunto una società trasparente, dove I'intimità, la possibilità di sottrarsi agli sguardi indesiderati, erano la condizione, o il privilegio, di pochissimi eletti o di chi aveva deciso di separarsi dalla propria comunità–mistici o monaci, pastori o banditi. Chi, oggi, può scegliere un isolamento estremo per sottrarsi alla trasparenza assoluta?

 Neppure l'isolamento fisico può essere sufficiente. In un film di Tony Scott del l998, Nemico pubblico, uno dei protagonisti diceva "la sola privacy che avete è nella vostra testa. E forse neppure in quella".Quel dubbio sta diventando una concreta, inquietante realtà.:Si sviluppano le ricerche sulle impronte cerebrali, si mette a nudo la memoria individuale per trovate tracce che rivelino il ricordo di fatti passati e possano, quindi, essere assunte come prova di una partecipazione a quei fatti. Come annunciava Freud, l'Io rischia di non essere più padrone in casa propria.

Cambia il mondo intorno a noi, e dentro di noi. La società della sorveglianza celebra i suoi riti e può cancellare i fondamenti della civiltà giuridica. "Non metteremo la mano su di te", era la promessa della Magna Charta, l'atto di nascita dell'abeas corpus. Oggi il corpo è sempre in pericolo, e la mente non è più un rifugio inviolabile. Il corpo viene trasformato, anzi costruito, per renderlo direttamente compatibile con la società della sorveglianza. Chip elettronici sotto la pelle, etichette intelligenti o braccialetti elettronici permettono di controllare e seguire un corpo ormai assimilato a un qualsiasi oggetto in movimento, controllabile a distanza con le tecnologie satellitari o con quelle delle radiofrequenze. In un programma del governo inglese si parla di persone che debbono essere "tagget and tracked", etichettate e seguite,legate sempre con un invisibile e tenacissimo guinzaglio elettronico, il cui simbolo è già incarnato dal telefono cellulare.

Davanti a noi sono mutamenti che toccano l'antropologia stessa delle persone. Siamo di fronte a slittamenti progressivi. Dalla persona "scrutata" attraverso la videosorveglianza e le tecniche biometriche si può passare ad una persona "modificata" dall'inserimento di dispositivi elettronici, in un contesto che ci individua appunto come "networked persons", persone perennemente in rete, configurate in modo da emettere e ricevere impulsi che consentono di tracciare e ricostruire movimenti, abitudini, contatti, modificando così l'autonomia delle persone. Ci avviciniamo così alle frontiere del post-umano, dove persone e corpi diventano apparati tecnologicamente complessi. La cui vita non è più quel movimento libero e multiforme di cui parlava Montaigne, ma una entità da tenere continuamente sotto controllo per ricondurla implacabilmente sui binari della normalità.

Si estendono le forme di controllo sociale, per la lotta al terrorismo o per ragioni di efficienza economica. Il mutamento politico e sociale è profondo. La sorveglianza si trasferisce dall'eccezionale al quotidiano, dalle classi "pericolose" alla generalità delle persone. La folla non è più solitaria e anonima: è nuda.

Videosorveglianza, conservazione d'ogni traccia delle comunicazioni elettroniche, registrazione implacabile d'ogni abitudine realizzano un controllo di massa, e così trasformano tutti i cittadini in sospetti. Ci avviciniamo pericolosamente all'"uomo di vetro" sempre visibile dai detentori del potere politico ed economico, con un rischio evidente per la libertà e la democrazia.

La legittimazione sociale della tecnologia, allora, non può essere affidata soltanto all'imperativo della sicurezza o alla logica dell'efficienza economica. Deve essere sempre misurata con il metro della democrazia e del rispetto della persona. La Convenzione europea sulla tutela dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea dicono esplicitamente che limitazioni di libertà e diritti sono ammissibili solo se consistono in misure compatibili con i principi di una società democratica. La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea si apre con l'affermazione che la dignità umana è inviolabile e rappresenta un contributo importante per la costituzionalizzazione della persona.

E' una responsabilità grande quella di chi con la riflessione teorica e l'azione politica, spiana I a strada all'erosione di libertà e diritti. Possono democrazia e libertà perdere se stesse sperando così di salvarsi?La democrazia ha vinto le sue battaglie solo quando è stata capace di mantenere il suo vero volto. La difesa intransigente della libertà, oggi come ieri, è la migliore arma contro chi la nega.

 Con lo stesso spirito dobbiamo spingere lo sguardo verso il nuovo mondo della comunicazione elettronica, verso Internet. Un luogo dove tutti possono prendere la parola, acquisire conoscenza, produrre idee e non solo informazioni, esercitare il diritto di critica, dialogare, partecipare alla vita comune, e costruire così un mondo diverso di cui tutti possano egualmente dirsi cittadini.

 Internet sta realizzando una nuova, grande redistribuzione del potere. Per questo è continuamente a rischio. In nome della sicurezza si restringono libertà. In nome di una logica di mercato miope si restringono possibilità di accesso alla conoscenza.

 Alleanze tra grandi imprese e Stati autoritari impongono nuove forme di censura. Internet non deve divenire uno strumento per controllare i milioni di persone che se ne servono, per impadronirsi di dati personali contro la volontà degli interessati, per chiudere in recinti proprietari le nuove forme della conoscenza.

 Per scongiurare questi pericoli non ci si può affidare soltanto alla naturale capacità di reazione di Internet. E' tempo di affermare alcuni principi come parte della nuova cittadinanza planetaria: libertà di accesso libertà di utilizzazione, diritto alla conoscenza, rispetto della privacy, riconoscimento di nuovi beni comuni. E' tempo che questi principi siano riconosciuti da una inedita Carta dei Diritti.

 Riemergono cosi il destino individuale, la vita di ciascuno di noi. Senza una forte tutela delle informazioni che le riguardano, le persone rischiano sempre di più d'essere discriminate per le loro opinioni, credenze religiose, condizioni di salute: la privacy si presenta cosi come un elemento fondamentale dalla "società dell'eguaglianza". Senza una forte tutela dei dati riguardanti le convinzioni politiche o l'appartenenza a partiti, sindacati, associazioni, i cittadini rischiano d'essere esclusi dai processi democratici: così la privacy diventa una condizione essenziale per essere inclusi nella "società della partecipazione". Senza una forte tutela del corpo elettronico, la stessa libertà personale è in pericolo: diventa così evidente che la privacy è uno strumento necessario per difendere la "società della libertà", e per opporsi alle spinte verso la costruzione di una società della sorveglianza, della classificazione, della selezione sociale.

 Solo così la vita può tornare ad essere irregolare e multiforme, il regno dell'autonomia e della diversità.

(Ndr: Lectio magistralis tenuta a Bordeaux nel 2005 per la laurea Honoris causa, ripreso da l'inserto "Cultura" de la Repubblica di venerdi 28 ottobre 2005)




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