Cultura, società  -  Redazione P&D  -  17/10/2021

Mauro Bussani intervista Paolo Cendon (10)

B.    -  Sia Medea che Fedra hanno sperimentato lancinanti pene d’amore. Entrambe sedotte e abbandonate, lentamente hanno iniziato a creare fantasmi coriacei che hanno distrutto la loro sanità mentale. Sono storie di follia, ma anche storie di vita di donne, furiose d’amore. Chi è stato/a pazzo/a d’amore per te?

 

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C.    - Qua oscillo molto nei giochi di bilancio.

 

   Una parte di me, significativa se non preponderante, pensa che nessuna\o al mondo - per fortuna - abbia mai amato Paolo Cendon sino al confine della follia: mi volto indietro, sfoglio a lungo il mio album, non trovo niente del genere (salvo forse mia zia Antonietta, quando avevo due anni).

 

  Se invece – uscendo per un attimo dalla domanda - mi accontento di cercare amori non proprio folli, allora la conclusione diventa opposta.

Dopotutto, i maschi intorno a me sono quello che sono, non vedo tanti Marlon Brando in giro, non è strano che ogni tanto qualcuno si accorga di me.

Calata di un bel po’ l’asticella, concluderei in definitiva che mi hanno amato - senza mai impazzire, ripeto – circa ventimila studenti, diciottomila lettori, trentaquattromila frequentatori di convegni e webinar, ventottomila sconosciuti, totale centomila enamorados (… a questo punto di solito mi sveglio).

 




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