Cultura, società  -  Redazione P&D  -  14/10/2021

Mauro Bussani intervista Paolo Cendon (7)

B.     - Don Chisciotte vede nei mulini a vento grandi condottieri, si azzuffa in una locanda con dei burattini che importunavano una giovane fantoccia di legno, se la prende con fantasmi del passato che tornano a bussare alla sua porta. C’è chi lo considererà un pazzo e chi invece resterà affascinato dalla sua imperturbabile fantasia. E tu da che parte stai?

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C.    – Preferirei non dover scegliere.

Terrei buone se possibile entrambe le versioni: Don Chisciotte come essere fantasioso, la testa piena di miti e di leggende, e   Don Chisciotte come creatura allucinata, portata a vedere cose che non esistono, a scambiare i mulini a vento per giganti dalle braccia rotanti.

Mi domando, a volte, se Don Chisciotte sarebbe stato felice di avere un amministratore di sostegno, cioè un vicario assennato, meno impresentabile di Sancho Panza; uno che lo arginasse ogni tanto, per il suo bene. 

Mi rispondo di solito di no.

Basaglia cosa avrebbe suggerito per lui? Suppongo, di lasciargli fare quello che voleva.

Però è vero che, per tanti versi, non ne combinava mai una di giusta, il nostro: dalla lotta coi mulini a vento esce malconcio, i pastori gli rompono i denti, i comici lo prendono a sassate, resta ferito dai mortaretti, tutti lo prendono in giro di continuo.

E Dulcinea, mai una coccola!

È vero poi che, alla fine, non appena riacquista il senno, muore.

Diciamo che, se il grande hidalgo non avesse detto e fatto tutto quello che ha combinato, di strambo e di balordo, avremmo avuto un libro diverso, poveri noi lettori! 

E anche Don Chisciotte dev’essere stato felice che, a lungo, non gli abbiano impedito di vivere come voleva lui.

Meglio un giorno da leone ….




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