-  Scozzafava Guendalina  -  29/11/2013

MEDIAZIONE: UNA GIUSTIZIA SENZA VENDETTA - Guendalina SCOZZAFAVA

Mediazione : una Giustizia senza Vendetta

 

L"intero teatro pirandelliano si basa sulla dissoluzione dei personaggi e sull"inconsistenza di un distacco tra il pubblico e il palcoscenico.

Il pubblico di Pirandello lascia le vesti del "semplice" spettatore per divenire parte attiva, razionale e riflessiva.

Nella mediazione le parti stesse rivestono il ruolo del pubblico pirandelliano, sono spettatori di se stessi, ma allo stesso tempo protagonisti, ognuno con  la propria versione di quella scena della vita posta dinnanzi al mediatore chiamato a comprendere il significato per giungere serenamente all"atto finale.

La mediazione può essere intesa come il centro di vissuti, pensieri ed emozioni, dove le parti sono attori che si incontrano, scontrano, conoscono e riscoprono, sorprendendosi l"un l"altro.

Medi-azione è anche il palcoscenico di colui che sta nel mezzo e cerca di costruire uno spazio comune di dialogo, per evitare che il conflitto divenga dissidio irreparabile e il mediatore è il regista di una scena che vive di vita propria, luogo dove due storie differenti confluiscono per essere accolte entrambi

Un percorso volto a superare i limiti delle convinzioni personali che ostacolano un contratto positivo al fine di raggiungere l"obbiettivo vero della ricerca dei reciproci interessi in  un cammino  di evoluzione in cui "io contro te" diviene "noi contro il problema".

Lo sfondo migliore di questa scena non può che essere la comunicazione efficace volta ad isolare i termini della lite per giungere, passando attraverso una moltitudine di opzioni, alla risoluzione consensuale e alla soddisfazione dei reciproci bisogni.

Mediazione dunque quale luogo fisico, ma anche psicologico, in cui si uniscono differenti dimensioni, che prima non erano neppure visibili, nell"intento di rompere l"equilibrio creatosi per giungere alla nascita di  uno nuovo.

Di norma invece il piano su cui si svolge la comunicazione è quello della recriminazione e anche per questo diviene importante uscire dalla logica aristotelica che ci porta a chiederci il perché delle cose, per volgere ad una interpretazione euristica  tesa all"efficace risoluzione dei problemi.

Direzionare lo sguardo non più dal passato al presente, ma dal presente al futuro.

Una delle competenze più importanti del mediatore non è tanto quella di risolvere i problemi e i conflitti, quanto quella di saperli leggere, individuando i sentimenti che prevaricano nell"attuale relazione (odio, rancore, vendetta) ed eventuali meccanismi proiettivi che portano a riversare sull"altro l"immagine negativa.

Un palcoscenico dunque su cui vengono rappresentati i veri motivi del conflitto, accogliendo i bisogni delle parti, senza avere la presunzione di accertare delle responsabilità, ma allo scopo di condurre ogni singola parte ad un"interpretazione diversa di se stessi e  degli avvenimenti, arrivando a comprendere che ogni modo di vedere il mondo è legittimo ed è più utile convogliare le due visioni in una terza anziché arenarsi sul proprio scoglio.

In tutto ciò il mediatore si pone quale terzo imparziale che, privo di ogni potere decisionale, si colloca fra i due contendenti facendo da specchio al loro conflitto allo scopo di responsabilizzarli, ridurre le ostilità e condurli verso un accordo condivisibile da entrambi.

Così come nell"arte, la mediazione diviene dunque "teatro della vita" dove dare voce alle parti in causa trasformandoli da soggetti passivi alla volontà di un giudice a soggetti attivi e consapevoli che, con il giusto supporto, siano in grado di deporre le armi  per giungere ad un comune accordo.

Quando la mediazione si fa penale

In materia di mediazione penale il Comitato dei Ministri del Consiglio d"Europa, con raccomandazione n. R (99) 19, definisce i principi generali in tema di mediazione, le regole che devono disciplinare l'attività degli organi della giustizia penale in relazione alla mediazione, gli standard da rispettare per l'attività dei servizi di mediazione, le indicazioni sulla qualifica dei mediatori e sulla loro formazione, il trattamento dei casi individuali agli esiti della mediazione e le attività di ricerca e valutazione che gli Stati membri dovrebbero promuovere in materia.

Tra i principi generali spiccano:

ü  Il consenso degli interessati,

ü  La natura confidenziale delle dichiarazioni rilasciate durante la mediazione,

ü  Il divieto di utilizzo di tali dichiarazioni ai fini processuali, salvo diverso accordo tra le parti

 

Inoltre la raccomandazione contiene indicazioni per gli Stati membri quali:

ü  L"Autorità Giudiziaria dovrà valutare la possibilità di trattare con percorsi di mediazione reati penalmente rilevanti così come sarà di Sua competenza la valutazione dell"esito di tale percorso;

ü  Le parti hanno facoltà di essere informate sui loro diritti e sui possibili sbocchi del processo di mediazione;

ü  Ogni processo di mediazione deve partire da un"univoca versione dei fatti da entrambe le parti;

ü  La partecipazione alla mediazione non può essere indizio di colpevolezza.

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