-  Gasparre Annalisa  -  21/09/2014

MOSTRI, BAMBINI E ANIMALI. SIAMO TUTTI MOSTRI, MA QUALCUNO AGISCE' - Annalisa GASPARRE

Trovo interessante lo spunto offerto dal dott. Mario Iannucci nell'articolo pubblicato l'altro ieri su questa Rivista e che riprende un mio precedente resoconto di cronaca.

Credo che però sia pure mio obbligo correggere l'autore relativamente a quanto asserisce io abbia affermato. Che Luigi Chiatti sia stato chiamato da cronaca dell'epoca "mostro di Foligno", e che ancora oggi, peraltro senza incertezze o ambiguità giuridiche, sia ritenuto il responsabile degli omicidi che gli sono stati attribuiti e "ricordato" con tale etichetta, è dato storico. E' naturale che chi parli di lui lo faccia con questo titolo di "bassa" - lo concedo - caratura giornalistica o superficiale connotazione psicologica. D'altra parte non credo che il concetto di "mostro" sia scientifico, anzi, è un concetto eminentemente emozionale, sociale, popolare. Del tempo e del luogo in cui lo si esprime.

Io Luigi Chiatti non l'ho studiato, nè analizzato (e non ne avrei avuto gli strumenti), ma il modo in cui è definito, probabilmente solo dai giornalisti dell'epoca, è divenuto un dato acquisito che rimanda immediatamente ai luoghi, al tempo e ai soggetti (autore e vittime) coinvolti. Il nome di "mostro" gli è stato attribuito a suo tempo e non è affatto legato ai sogni - decontestualizzati - fatti oggi dal Chiatti detenuto. Il giudizio morale, penale e quant'altro che ne ha etichettato la persona è legato a quanto a suo tempo è stato ricostruito, non certo ai sogni di oggi; sogni che, peraltro, e per fortuna, sono solo sogni... (aborro l'idea di giudicare qualcuno dai sogni che fa.....)

Innegabile, però, che vi sia un legame tra chi esercita crudeltà verso gli animali e chi lo fa con l'uomo (a tacere che per me, ma anche per il legislatore e la società, già la crudeltà verso gli animali è da criminalizzare). Questo legame dovrebbe essere di stimolo e di guida per prevenire e reprimere la violenza nei confronti di tutti, come, se si legge fino in fondo il mio articolo precedente, è avvenuto oltreoceano. 

Dicevo in premessa che ho trovato stimolante l'articolo di Iannucci perchè mi consente di chiedere ad un professionista che ne pensi di questo legame, visti i numerosi casi clinici di assassini e serial killer.

Trovo altresì stimolanti le osservazioni perchè mi consentono di precisare i miei pensieri, solo abbozzati nel precedente articolo, in quanto, di regola, mi astengo dal dare giudizi di merito, limitandomi a creare connessioni tra fatti, notizie, domande. In particolare, condivido, da persona e non da "criminologa" (con le virgolette, forse a rimostranza di uno spregio verso una categoria non categoria?), l'osservazione circa la crudeltà dei bambini (non solo verso gli animali, ma anche verso altri bambini...).

I bambini sono molto crudeli.

Tutti i bambini sono (o sono stati) crudeli.

Fino a quando (e se) gli adulti educano all'empatia, al diverso, alla condivisione, alla cura del debole, all'altro da sè.

Con Iannucci, in particolare, condivido "la speranza di essere sempre in grado di controllare arditamente quanto di mostruoso c'è in ciascun uomo, quindi anche in me".




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