L"obiter dictum come pagina di diario, nella sentenza: la divagazione come occasione di autoanalisi, come piccolo lusso autobiografico, come messaggio nella bottiglia. Forse non proprio il giudice che punisce per autopunirsi, o che assolve per autoassolversi, o viceversa. Talvolta magari anche così. Ma spesso comunque il giudice che, parlando di causalità, di infortuni, di famiglia, di ingiustizia del danno, di amore, o di quattrini, finisce per raccontare la propria storia: Per dirci e per svelare anche a se stesso quali sono in realtà i suoi desideri, quali i suoi segreti e i suoi peccati.