Le sventure esistono, sul crinale fisico e su quello psichico, il problema è ciò che esse determinano nel magma spicciolo, quotidiano; fuorviante ogni controllo fatto solo di lastre e provette, nel chiuso di un laboratorio.
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Bene le équipes di lavoro; meglio sia il giudice comunque, finché sono in gioco segmenti relazionali, come accade spesso, a fornire le direttive d’insieme, a plasmare i tragitti di rilancio, di rientro.
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I momenti del dovere in questa cornice: fare le cose che competono, andare a lavorare, non indurre in tentazione, andare a prendere i bambini a scuola, rispettare gli impegni. Gli obblighi personali come fondali immancabili, essenziali in un sistema che funzioni.
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E ciò su entrambi i versanti che interessano.
Quello che si vedranno chiamati a compiere - in termini di cura, assistenza, porte aperte al Centro, soccorso casalingo - i servizi socio-sanitari, gli uffici giudiziari, i familiari, i debitori, la pubblica amministrazione: con quanta solerzia debbono assolversi le mansioni, pro assistito?
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Come sarà obbligato a comportarsi quest’ultimo/a - sul terreno economico, nelle scelte relative ai farmaci, per strada, sul lavoro - tenendo conto della famiglia che lo attornia, dei creditori, degli allievi, del bambino che c’è in grembo, di chiunque abbia titolo per aspettarsi qualcosa da lui/lei: quanti passi indietro dovranno compiere le scusanti, l’eroina, le dolcezze insidiose, i benefici secondari della malattia, gli sprechi incoscienti, le imposizioni pecuniarie ai nonni, il piccolino lasciato piangere, le arroganze più vili, gli egoismi di comodo?