Con la sentenza sopra citata il Tribunale di Vercelli ribadisce quanto già affermato dal Tribunale Milano (decreto 03.11.2014), ovvero che non ogni fragilità del soggetto giustifica la nomina di un amministratore di sostegno.

Nel caso di specie la nuora aveva chiesto la nomina di un amministratore di sostegno a favore della suocera di novantadue anni, non affetta da particolari patologie psichiche ma con deficit visivi e uditivi e difficoltà di deambulazione, che nel corso della procedura era risultata capace di rispondere a domande specifiche dimostrando, così, di saper gestire le proprie finanze e di essere ancora dotata di intelligenza e memoria.

Ella, infatti, necessitava unicamente di essere accompagnata per il ritiro della pensione e per il disbrigo di alcune pratiche personali; incombenti per i quali risultava già seguita da un servizio di assistenza domiciliare quotidiano e dalla ricorrente stessa.

In una situazione come quella sopra illustrata, nella quale la famiglia o soggetti terzi provvedono alle esigenze dell"individuo "vulnerabile", il ricorso all"amministrazione di sostegno non appare necessario poiché tale strumento di protezione presuppone l"esistenza di effettivi e attuali bisogni che non possono essere soddisfatti in altro modo attraverso l'utilizzo degli strumenti negoziali predisposti dalla legge, quali il mandato, la procura etc...

Se, infatti, è vero che lo Stato deve rimuovere gli ostacoli che, limitando l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana, è altrettanto vero che lo Stato stesso deve costantemente richiedere l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà sociale (art. 2 Cost.) che sono posti in primo luogo a carico dei soggetti che – di fatto o in quanto a ciò normativamente tenuti – sono vicini a chi si trova in una situazione di bisogno.