-  Rossi Stefano  -  21/02/2013

NON E' UN PAESE PER MATTI

La legge c"è e «offrirebbe sufficienti possibilità di attuazione e organizzazione dei servizi, attraverso la filosofia di cura territoriale, individualizzata e centrata sui luoghi di vita delle persone».

E laddove «l"applicazione della normativa vigente è avvenuta senza  indugio e i servizi di salute mentale sono stati realizzati in modo efficiente, gli stessi sono stati valutati dall"Organizzazione mondiale della sanità come un modello di eccellenza internazionale».

Ma dove «ciò non è avvenuto, si sono prodotte lacune, anche gravi, nella rete globale dell"assistenza sanitaria, fino a situazioni di franco degrado». Il ritratto dell"assistenza alla salute mentale in Italia è spietato. 

Le parole sono quelle della Commissione parlamentare d"inchiesta sull"efficacia e l"efficienza del Servizio sanitario nazionale, che nei giorni scorsi ha presentato la sua relazione di fine legislatura. 

 

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Tra le nove inchieste realizzate nel quinquennio appena concluso, una ha riguardato proprio stato dei Servizi di salute mentale e il primo dato emerso conferma quella tendenza che sembra ormai connaturata al nostro Servizio sanitario nazionale: «le diverse declinazioni regionali delle normative nazionali, anche quando legittimamente congrue agli indirizzi generali, hanno comunque prodotto una difformità di servizi sul territorio nazionale, con differenze, anche sostanziali, nelle possibilità di cura del cittadino nel luogo di vita».

In sostanza non esiste un solo modello di offerta, ma almeno tanti quante sono le Regioni.Al di là delle differenze, però, ad accomunare l"assistenza alle persone con patologie psichiatriche sono lacune, quelle sì, diffuse su tutto il territorio nazionale. 

E l"elenco è lungo e riguarda tutti i presidi destinati all"assistenza.A cominciare dai Centri di salute mentale, che sono spesso aperti soltanto per fasce orarie ridotte e per soli cinque giorni alla settimana. In tal modo scaricano sul Pronto soccorso dell"Ospedale le funzioni di cura specialistica territoriale e aumentano a dismisura la domanda di posti letto nei Servizi psichiatrici di diagnosi e cura dell"ospedale.Non va meglio per gli interventi territoriali: il più delle volte si traducono in semplici visite ambulatoriali ogni due/tre mesi che si concludono con una prescrizione farmacologiche.

Al contrario, si eccede in ricoveri in cliniche private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, accessibili anche senza coordinamento da parte dei Centro di salute mentale: per la Commissione «rappresentano l"espansione di modelli di assistenza ospedaliera al di fuori della cultura territoriale dei progetti "obiettivo" e dei "piani" per la salute mentale "post legge 180"».

Ancora, i Servizi psichiatrici di diagnosi e cura dell"ospedale, uniche strutture presenti dentro l"ospedale dedicate al trattamento delle patologie mentali, «rimangono per la maggior parte luoghi chiusi e con ancora largamente diffuse pratiche di contenzione (talora attuate illegittimamente come se fossero "terapie"), frequentemente privi di possibilità di interventi riabilitativi e sociali, che possano fungere da collegamento con i servizi territoriali come prevenzione della cronicità: molto della cura è affidata alla psicofarmacologia e la qualità della vita dei ricoverati è spesso limitata ai soli bisogni primari».

Le criticità riscontrate dalla Commissione non risparmiano nemmeno le Strutture intermedie, le cosiddette comunità riabilitative. «Ogni Regione - si legge nella relazione - concluso il superamento degli ex Ospedali psichiatrici, ha autorizzato molteplici, e diverse tra loro, strutture psichiatriche riabilitative, molto onerose dal punto di vista economico sul bilancio complessivo dei dipartimenti di salute mentale e non-efficienti in termini di esito, oltre che di processo». Molte di esse, «diventano contenitori di emarginazione sociale della disabilità psichica, contrariamente alle finalità dichiarate», «alcune diventano perfino strutture indecenti per un Paese appena civile». 

Questo il quadro. 

A cui si aggiunge la denuncia da parte della Commissione di altri due fenomeni: «Le modalità brutali di esecuzione di alcuni trattamenti sanitari obbligatori» e l"uso scarsamente regolamentato dell"elettroshock.

Tratto da Janus. Rivista telematica di scienza, etica e cultura

http://www.janusonline.it/news/non-un-paese-matti




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