Cultura, società  -  Redazione P&D  -  03/12/2021

Non farlo al mio posto - Rosa Palma

Con l'inizio  della scuola si assiste alla ripresa di una serie di dinamiche già note e sulle quali tanto si scrive e si dice dagli addetti al mestiere ma che è tuttavia opportuno ribadire. Sembrano banalità, fatti scontati eppure occorre riflettere. A partire dall'ambiente scolastico: ogni mattina, all'ingresso di scuola, ci sono genitori che portano lo zaino al posto dei loro figli,  per poi proseguire in età più adulta ci sono genitori che chiedono scusa al posto dei figli, che fanno i compiti al posto dei loro figli. Nulla di più errato a livello educativo. Diciamo subito che non è certo sbagliato in sé farsi carico delle difficoltà di un figlio, anzi non c'è nulla di male; ciò che non va è invece sostituirsi a lui. In primo luogo perché così facendo non si favorisce lo sviluppo della sua autonomia, che necessita di impegno personale, tentativi ed errori. Inoltre trasmettiamo messaggi di sfiducia e principi sbagliati, quale per esempio quello che è lecito imbrogliare delegando i compiti a qualcun altro , cosa ancora più grave,rischiamo di trasmettere  un'idea di amore condizionato dalla performance “ti voglio bene solo se ottieni certi risultati”. Se da un lato si vuole risparmiare ai nostri figli fatica, frustrazione, delusioni, sofferenza dall'altro pretendiamo che essi siano perfetti. Secondo molti studi psicologici, nei nostri figli riviviamo noi genitori e di fronte a un brutto voto o a una nota siamo noi a sentirci criticati nel nostro ruolo. Sarebbe invece opportuno fare un passo indietro, che non vuol dire disinteressarsi dei figli ma piuttosto accompagnarli in modo più discreto e meno ansioso. Bisognerebbe concentrarci sul benessere dei nostri figli a lungo termine, anzi su ciò che li rende felici “hic et nunc”e sapremo come comportarci. Dimentica di portare il materiale a scuola? Non corriamo a portarglielo ma spieghiamogli quanto sia importante organizzarsi per tempo. E soprattutto non facciamo passare il cambio di rotta come una punizione: i ragazzi devono capire che ci stiamo facendo da parte per il loro bene, non togliamo loro nulla, anzi stiamo dando loro l'occasione per mettersi alla prova e per far crescere autostima e senso di autoefficacia. Importante è anche la considerazione che abbiamo degli insegnanti che li seguono e il modo in cui ci relazioniamo con loro incide molto su come i nostri ragazzi vivono la scuola. Se riteniamo gli insegnanti incompetenti, privi di autorevolezza, ingiusti, difficilmente i nostri ragazzi  potranno riconoscerli come guide ed educatori. “Come adulti l'unica preoccupazione che dovremmo avere è quella di interrogarci su quali sono le competenze intorno alle quali educare i nostri figli affinché in preadolescenza siano in grado di gestirsi in autonomia e sicurezza in un percorso scuola-casa riducendo il proprio rischio di trovarsi coinvolti in pericoli prevenibili”...così sostiene Alberto Pellai e come dargli torto? Ciò che è prevenibile va insegnato e fatto apprendere ai nostri figli. Occorre trovare un equilibrio tra il loro bisogno di ricevere protezione e la necessità fisiologica di far loro esplorare il mondo, la vita e le relazioni che stanno fuori dalla porta di casa, dalla zona di sicurezza dove sono sempre disponibili il conforto e la cura offerti dalla presenza rassicurante di genitori. 




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