-  Santuari Alceste  -  17/12/2016

Nuove povertà: lazione (meritoria) del volontariato e dei comuni – Alceste SANTUARI

Aumenta la povertà, ma fortunatamente aumentano anche gli esempi di intervento a favore di quanti si trovano in condizioni di difficoltà economica

 

Come anche registrato dalla recente indagine pubblicata dall"Istat, i numeri della povertà in Italia sono drammaticamente significativi. Tra i nuovi poveri sono considerati anche quanti (singoli e famiglie), a causa delle condizioni economiche, sono costretti a richiedere (anche) assistenza di carattere alimentare.

 

L"art. 3 della Costituzione stabilisce che tra i compiti prioritari della Repubblica vi è quello di costruire e attuare un programma di giustizia sociale capace di eliminare le diseguaglianze esistenti e favorire, per quanto possibile, percorsi autonomi a favore delle persone più deboli.

 

In questa prospettiva, dunque, i diritti sociali, così come contemplati nella prima parte della Costituzione acquistano, se possibile, un primato sia culturale sia giuridico-organizzativo, atteso che proprio alle strutture organizzate, siano esse di stretta emanazione degli enti locali ovvero non profit, è affidato il compito importante di tradurre in azioni ed interventi il principio affermato nell"art. 3 e nell"art. 2 della Costituzione, che postula il principio di solidarietà.

 

Accanto a questi due articoli, occorre menzionare anche la previsione contenuta nell"ultimo comma dell"art. 118 Cost., che "costituzionalizza" il principio di sussidiarietà orizzontale, secondo il quale "Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà".

 

Le organizzazioni non profit dimostrano spesso di saper intervenire per rispondere alle mutate e diversificate esigenze che promanano dalla società civile e, soprattutto, dagli strati più deboli e svantaggiati della stessa. Le organizzazioni non profit non si limitano dunque a migliorare le condizioni di vita delle persone, ma devono pensare a migliorare le loro capacità di vita. Ciò implica, tra l"altro, presentare assetti organizzativi, "sensibilità" territoriale e "vocazione" all"altro, elementi che insieme definiscono azioni ed interventi che superano i confini della funzione redistributiva e che integrano la nozione di "servizi di interesse generale", così come definiti a livello comunitario.

 

In siffatto contesto, le organizzazioni di volontariato svolgono un ruolo insostituibile: il loro radicamento territoriale, la loro conoscenza dei bisogni della comunità, la disponibilità ad intervenire prontamente sono soltanto alcuni dei fattori che hanno permesso negli ultimi decenni uno sviluppo importante dell"associazionismo volontario, che ha aperto anche la strada a progetti sociali innovativi.

 

Tra questi, indubbiamente, devono essere annoverate quelle iniziative volte ad organizzare veri e propri centri di raccolta e di distribuzione di derrate alimentari da destinare a quanti sono nel bisogno (e che talvolta per paura di essere stigmatizzati non richiedono questo tipo di assistenza). E" questo un terreno proficuo di partnership tra volontariato ed istituzioni comunali (vedi, da ultimo, l"esempio del Comune di Monterenzio (BO) che in collaborazione con l"Auser inaugura proprio oggi un centro di distribuzione di generi alimentari per le persone in difficoltà economica). Queste iniziative non soltanto hanno il pregio di attivare percorsi virtuosi di collaborazione pubblico-privato sociale, ma anche quello di "costringere" in qualche modo le stesse organizzazioni di volontariato – specializzate per settori, sensibilità, storia ed organizzazione - a collaborare per raggiungere uno scopo comune con beneficio dell"intera comunità locale.


Da questo quadro discende che le associazioni di volontariato non sono – come talvolta Fisco ed Ispettorati del Lavoro in qualche occasione hanno dimostrato di ritenere – strutture dietro alle quali si mascherano attività imprenditoriali improprie o peggio elusive, ma tentativi di fornire risposte alle situazioni di disagio (che non certo non mancano in questo periodo storico) che emergono nella società.

 

Osservando queste esperienze emerge, tra le altre, una valutazione in ordine alla corretta applicazione del principio di sussidiarietà: essa non deve rappresentare un""arma" impiegata da parte del non profit contro le istituzioni pubbliche, affinché queste ultime si ritirino per far spazio all"associazionismo. Tuttavia, per contro, non si può nemmeno assecondare la pretesa di taluni enti locali di "impiegare" il volontariato quale "stampella" dell"agire istituzionale. Il principio di sussidiarietà postula, nella sua accezione autentica, che l"organizzazione "maggiore" non si sostituisca a quella "minore" quando quest"ultima può agire con le proprie forze. Ma il principio afferma che qualora l"organizzazione "minore" non riesce a svolgere la propria attività, quella "maggiore" interviene affinché quel bisogno, esigenza, diritto sociale, necessità sia affrontata e, se possibile, risolta.

 

Per affrontare le situazioni di nuove povertà, sempre più diffuse nel nostro Paese, occorre la partnership reale, effettiva, riconosciuta, desiderata, organizzata tra volontariato ed istituzioni locali. Nelle rispettive responsabilità, comuni e organizzazioni di volontariato possono costituiscono un baluardo insostituibile per promuovere la coesione sociale territoriale, evitando, per quanto possibile, che le comunità si sfaldino o peggio si faccia strada la convinzione che di quanti sono in difficoltà non se ne occupa nessuno.




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