-  Storani Paolo  -  08/12/2012

PERIZIA TECNICA DI PARTE STRAGIUDIZIALE: QUALE VALORE HA - Paolo M. STORANI

Nell'ambito delle prove atipiche del processo civile è possibile individuare

- la prova raccolta in un altro processo,

- la sentenza civile ch'è stata resa in differente giudizio,

- la sentenza penale e gli atti del procedimento penale che possono spiegare effetti nel processo civile,

- le scritture contenenti dichiarazioni provenienti dalla parte processuale,

- le scritture contenenti dichiarazioni provenienti da terzi rispetto ai protagonisti del giudizio,

- le certificazioni amministrative,

- i verbali di polizia giudiziaria o di altri pubblici ufficiali,

- le ammissioni del difensore e

- la perizia stragiudiziale.

A quest'ultimo proposito, ci si è interrogati su quale sia il valore rivestito da un documento che contiene stime, valutazioni o pareri non assunte in contraddittorio (principio che permea tutto il sistema processuale) con le parti e comunque promananti da un tecnico officiato da una delle parti litiganti.

Tale documento non è una prova rispetto ai fatti che il tecnico riferisce di avere accertato.

E', invece, un indizio.

Non è, quindi, utilizzabile ai fini dello statuire.

L'ordinamento italiano non consente, infatti, la precostituzione - al di fuori del perimetro del giudizio - di un siffatto mezzo di prova.

Il valore di indizio comporta che è valutabile, in sincrono ad altri indizi, al pari di ogni documento proveniente dal terzo.

La sostanza è quella di una motivata opinione sulle questioni controverse con la conseguenza che il giudice non ha, tendenzialmente e di regola, neppure l'obbligo di prenderla in considerazione, né quello di motivare il proprio dissenso da quel parere a meno che la consulenza di parte non prospetti dati e considerazioni essenziali ai fini della decisione.

Soltanto in quest'ultimo, raro caso il giudice ha obbligo di confutazione.

La parte, però, dovrà indicare nel ricorso per cassazione, con serie e documentate argomentazioni, in che modo l'eventuale considerazione della consulenza avrebbe spostato i termini della decisione e condotto ad una diversità di epilogo motivazionale.

Impresa non da poco che potrebbe, però, sfociare nel vizio di insufficiente motivazione su un punto decisivo della controversia. 

Senonché, è consentito al giudice del merito, in qualche sporadico caso, di fondare la decisione su di una consulenza stragiudiziale, quantunque sia stata impugnata e contestata ex adverso, purché fornisca adeguata ragione di tale sua valutazione discrezionale.

In proposito, segnalo che la Sottosezione T della VI Sezione Civile della Corte di Cassazione, Pres. Antonio MERONE, Est. Ettore CIRILLO, con pronuncia resa un anno orsono, il 12 dicembre 2011, n. 26550, ha risolto il giudizio promosso dall'Agenzia delle Entrate contro la Ditta Ericsson Telecomunicazioni S.p.A.

Nel corpo di tale motivazione, che ha respinto il ricorso per cassazione dell'Ufficio, la S.C. così si esprime: "nel vigente ordinamento, dominato dal principio del libero convincimento del giudice, non è a questi vietato di porre a fondamento della decisione una perizia stragiudiziale, anche se contestata dalla controparte, purché fornisca adeguata motivazione di tale sua valutazione".

Inoltre, "il ricorso per cassazione dell'Agenzia si traduce nella inammissibile sollecitazione di una indagine di fatto, formulata attraverso la mera prospettazione di una diversa stima rispetto a quella adottata dalla CTR, aderente invece alle argomentazioni estimative svolte dal perito di parte senza vizi logici".

L'acronimo CTR sta ovviamente per Commissione Tributaria Regionale, di Roma nella fattispecie. 

Ma in linea di massima "in ordine alle osservazioni contenute nelle consulenze di parte, il giudice di merito non è tenuto a motivare il proprio dissenso, quando ponga a base del proprio convincimento considerazioni incompatibili con le stesse e conformi al parere del proprio consulente, risolvendosi in tal caso le critiche di parte, proprio perché tendenti al riesame degli elementi di giudizio già valutati dal consulente tecnico, in mere allegazioni difensive, che non possono configurare il vizio di motivazione previsto dall'art. 360 c.p.c., n. 5".

(Cass., Sez. Lav., 10 agosto 2007, n. 17606).




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