-  Redazione P&D  -  11/02/2013

PRIORITÀ DELLE PRIORITÀ: RIFORMA COSTITUZIONALE DELLORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA - Francesco Paolo ROSSI

Pubblichiamo l'interessante contributo di Francesco Paolo ROSSI, Professore Emerito dell"Università Ca" Foscari di Venezia e coordinatore Scientifico del centro Studi ANIV di diritto della Previdenza sociale "G. BILLIA".

 

Nel cammino verso le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013, il palcoscenico mediatico del dibattito tra le personalità dei partiti e dei movimenti in competizione elettorale tra loro, viene vissuto, eludendo le conseguenze istituzionali di una crisi, con la quale, da ben quattro anni, si è rimasti invischiati addirittura su scala mondiale. Si tratta di una crisi generale che ha alla base una corruzione così vasta e così allarmante da non potersi definire e che si è tradotta in crisi di imprese medie e grandi, con l"eliminazione dal contesto delle attività produttive di piccole imprese nonché di posti di lavoro. Le conseguenze più rilevanti di questa crisi investono tuttora la tutela previdenziale dei redditi da lavoro attraverso la Cassa integrazione anche in deroga nonché il fenomeno di una crescente disoccupazione insieme con l"ulteriore aggravamento delle difficoltà a trovare lavoro per coloro che l"hanno perduto e soprattutto per i giovani che lo cercano. Ora, di fronte ai proclami dei Leader politici, indirizzati a suscitare speranze ed emozioni al fine di ottenere i maggiori consensi nelle votazioni, programmi e agende dai medesimi formulati hanno toccato, soltanto di sguincio, la priorità delle priorità: vale a dire, la riforma della "parte seconda" della Costituzione concernente l"Ordinamento della Repubblica. E invero, si dovrebbe prendere le mosse proprio dalla formulazione letterale infelice del primo comma dell"art. 55 Cost., posto che il Parlamento è organo composto non solo dalle due Camere, ma anche dalla seduta comune dei loro membri, costitutiva di una terza assemblea. Nella realtà, le nostre assemblee parlamentari hanno assunto un ruolo inusitato nel panorama degli ordinamenti di democrazia parlamentare; il Governo è rimasto relegato in un ambito istituzionale di minore influenza e prestigio, mentre, di contro, è diventata effettiva la compartecipazione di dette assemblee alla funzione di indirizzo. L"eccezione è venuta dai Governi c.d. "tecnici", allorquando si è trattato di portare in salvo lo Stato repubblicano caduto in situazioni di gravi difficoltà economico-sociali da fronteggiare con strumenti legislativi straordinari e di forte impatto sulla collettività, tanto da spostare, da ultimo, il «disagio sociale» in vera e propria «questione sociale». E infatti, molte scelte del Governo Monti sono state dettate dalla necessità di evitare un probabile fallimento finanziario dell"Italia nell"Eurozona, stante il nostro massiccio debito pubblico, giunto a toccare i duemilamiliardi di euro. Esse, poi, hanno costretto i cittadini a pesanti sacrifici e hanno purtroppo contribuito a provocare una più dura e lunga recessione.

Senonchè, una volta approvata la legge di stabilità e subito dopo sciolte le Camere dal Presidente della Repubblica nonché fissate le sopra indicate giornate di febbraio per le elezioni politiche nazionali e quelle nel Lazio, Molise e Lombardia, sono state presentate, al vaglio delle cabine elettorali le seguenti principali liste: a) il Partito Democratico (Pd) – segretario politico è l"On. Pier Luigi Bersani – si presenta con Sel (Sinistra ecologia libertà: segretario politico è il Governatore della Puglia, Nichi Vendola), in coalizione con i socialisti di Riccardo Nencini; b) il Popolo della libertà (Pdl), con il segretario politico l"On. Angelino Alfano, mentre il Presidente Silvio Berlusconi ha stretto un"alleanza con la Lega, per conquistare la maggioranza nella Regione Lombardia. La Lega Nord Padania si è accordata con Maroni per favorire la coalizione Lega-Pdl. C"è poi la lista Fratelli d"Italia, guidata da Guido Crossetto e Ignazio La Russa, insieme a Giorgia Meloni, in coalizione con il Pdl, nonostante spunti critici nei riguardi di Berlusconi. Si è candidato, inoltre, a Premier il Magistrato fuori ruolo Antonio Ingroia, nella lista "Rivoluzione Civile", appoggiato dal Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, da altre liste dell"estrema sinistra e da Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Si presenta da solo, ma con un significativo seguito Beppe Grillo col Movimento cinque stelle, avendo rifiutato anche l"offerta di Di Pietro. Infine, c"è la lista "Monti per l"Italia" che presenta una lista unitaria al Senato e tre liste che alla Camera sono in coalizione con Monti: una lista della Società civile, senza parlamentari, una dell"Udc, guidata da Pierferdinando Casini e una di Fli guidata da Gianfranco Fini.

 

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Il serrato dibattito politico ha così dato luogo ad un aspro scontro, nel quale la "salita in politica" del Sen. Mario Monti ha scatenato pungenti attacchi sul Governo dei tecnici e sul possibile incontro post elezioni tra Bersani e Monti. Quest"ultimo si è autodefinito progressista e ha negato di voler essere riconosciuto come moderato, o centrista, o il catalizzatore di un progetto di ricostruzione della Dc. Egli è partito dall"assunto secondo cui sono talmente tante le cose che restano da fare per traghettare l"Italia verso standard di modernità; e talmente ampia la fetta della spesa pubblica che si può ancora tagliare (centinaia di miliardi di euro), il numero di riforme che si può implementare e introdurre ancora, che occorre proseguire con un metodo di governo nuovo di cui Monti stesso si sentirebbe artefice in qualche modo unico.

Intanto, nella corrente campagna elettorale, messa in un angusto angolo ogni pretesa politica di avviare subito con tutto il nuovo Parlamento la riforma della Costituzione nella seconda parte riguardante l"Ordinamento della Repubblica, si è accentrata tutta l"attenzione dei politici sui sondaggi e sul rischio che i risultati delle prossime elezioni potrebbero indicare due diverse maggioranze parlamentari: una per il Senato, l"altra per la Camera. Senonchè, a livello nazionale, i risultati elettorali saranno più o meno simili per entrambe le Camere, mentre la probabile differenziazione di dette maggioranze si presenterebbe quale inaccettabile e perverso e antidemocratico e sciagurato sistema elettorale, non a caso denominato "porcellum" dagli stessi parlamentari che ebbero modo di approvarlo e di riconfermarlo recentemente. Da qui, nasce l"esigenza di questo nostro scritto nell"indebolita idea di "fedeltà alla Repubblica", idea costituzionalizzata nell"art. 54 secondo il principio fondamentale per cui "la Repubblica richiede l"adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale" (art. 2 Cost.). E", quindi dovere assoluto di ogni nuovo eletto, sulla base di quanto stabilito dall"art. 138 della Costituzione in tema di revisione della medesima, di porre subito all"ardine del giorno di ciascuna Camera la modificazione delle disposizioni sul Parlamento per giungere a poter rimuovere quel "porcellum" che rende indegno, da un punto di vista di democrazia compiuta, l"intero popolo italiano.

Sull"argomento, avvertiamo, poi, l"urgenza di ammonire i futuri parlamentari della circostanza per cui l"anzidetto dovere assoluto di revisione costituzionale sia un vero e proprio dovere inderogabile di solidarietà politico-patriottica, l"inadempimento del quale ferisce il dovere costituzionale di fedeltà alla Repubblica, aprendo interrogativi sugli eventuali presidi penalistici di tale dovere. Comunque, l"impegno del prossimo Parlamento a confezionare una struttura statale democraticamente agile ed efficace costituisce la prima risposta concreta riguardo a una crisi di legittimità democratica della stessa Unione europea, i cui cittadini pretendono risultati che devono essere quelli propri di una Unione economica e monetaria autentica e approfondita. Così, nell"ultima seziona del suo rapporto del 5 dicembre 2012 (Verso un"autentica Uem), il Presidente di Consiglio europeo, Van Rompuy, ha colto l"occasione per ricordare che «occorrono meccanismi forti di legittimità e responsabilità democratiche. Uno dei princìpi guida è che il controllo democratico e la responsabilità democratica dovrebbero essere esercitati al livello al quale sono prese le decisioni. «in ultima analisi – conclude il rapporto di Van Rompuy – questi cambiamenti di ampia portata intrapresi dell"Unione europea in generale e dall"Unione economica e monetaria in particolare, richiedono un senso di finalità condiviso tra gli Stati membri, un grado elevato di coesione sociale, una forte partecipazione del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, e un rinnovato dialogo con le parti sociali. L"apertura e la trasparenza del processo, così come i  risultati, sono essenziali per muovere verso un"autentica Unione economica e monetaria».

Conferma della validità di un tale indirizzo di politica comunitaria può benevolmente essere tratta dal recente contrastato varo del bilancio c.d. dell"austerità, definito nel vertice europeo di Bruxelles l"8 febbraio 2013 per il settennio 2014-2020, con un più equo bilanciamento per l"Italia riguardo ai suoi contributi e con fondi ad essi assegnati lungo tale periodo, pari a 3,5 miliardi di euro, per rilanciare l"agricoltura, la coesione territoriale e soprattutto l"occupazione.




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