-  Bedeschi Ilaria  -  28/07/2012

QUANDO È NATA LA TUTELA DELLINFANZIA? – Ilaria BEDESCHI

È da circa un paio di anni che sembra essersi risvegliata nella coscienza comune un interesse verso i bambini. Il fanciullo è diventato un simbolo della comunità moderna: ci si interessa della sua educazione, del suo benessere, della sua libertà. Tuttavia, nello stesso tempo, non si può negare che per diversi anni tutto questo è stato lasciato in un luogo ancillare, addormentando quell"entusiasmo che aveva condotto la comunità internazionale a siglare la Convenzione sui diritti del Fanciullo di New York nel 1989.

Ma quando è iniziata la tutela dell"infanzia?

Attraverso una breve panoramica dei secoli passati, si può capire che il fanciullo non ha mai avuto una posizione all"interno della società. Gli antichi Greci vivevano annebbiati dal Monte Olimpo, dalle figure mitologiche che non amavano particolarmente l"età infantile. La mitologia ci ha consegnato eroi forti e il bambino era semplicemente visto come un essere futuribile che sarebbe servito alla difesa dello Stato.

A Roma le cose non erano molto diverse. Il diritto ereditato continuava a proteggere giuridicamente l"esposizione, l"abbandono, la vendita e l"uccisione. I bambini "mostruosi" o "deformi" erano considerati un pericolo. Le bambine, invece, se nascevano da una relazione adulterina potevano essere vendute ai bordelli.

Nel Medioevo, la religione segna un primo confine con il passato. I bambini furono avvicinati a Dio, almeno idealmente, e lentamente si faceva strada un sentimento verso quel momento della vita che sino ad allora non era nemmeno stato preso in considerazione.

L"epoca degli Illuministi conduce al razionalismo con i primi tentativi di stilare regole di comportamento e regole di educazione. I ricchi assumevano precettori; la mente del bambino inizia a essere distinta dalla mente dell"adulto.

Avanti nel tempo, le nuove discipline come la psicologia, la psichiatria e le specializzazioni verso l"infanzia predispongono una apertura ad un interesse più profondo per la persona che è il bambino.

La Rivoluzione Industriale, se da una parte ha significato reclutamento di bambini in fabbriche, opifici, e miniere, nello stesso momento ha mosso la comunità internazionale. In Inghilterra, in Germania e in Francia si siglarono i primi Act a delimitazione degli orari di lavoro, dell"età per l"ammissione e con la predisposizione  di provvedimenti che erano doverosi per uno Stato che cominciasse a tutelare l"infanzia. Si faceva avanti anche una labile idea di scolarizzazione obbligatoria che in Italia era stata avviata con la legge Casati e con la legge Coppino; fallirono quasi totalmente entrambe a causa della realtà prevalentemente agricola e della mancanza di fondi stanziati dallo Stato centrale.

Nel 1924 la Società delle Nazioni emana la Convenzione di Ginevra, prima grande, e piccola, Convenzione che intendeva la tutela dell"infanzia come dovere della comunità e che non rilasciava più completamente ai genitori la "proprietà" su figli.

In Italia, paradossalmente, dopo i primi interventi liberali giolittiani, un interesse verso i fanciulli si ha con il regime fascista. L"Opera Nazionale Balilla e l" ONMI (organizzazione nazionale per la maternità e l"infanzia) attuano una vera e propria programmazione educativa incentivata anche economicamente dallo Stato.

Beninteso, il regime fascista recuperava elementi dell"antichità, del numero come forza, della tutela della stirpe e della limitazione della libertà all"interno della famiglia ma che avevano come fil rouge l"antidemocraticità e l'antiliberalismo.

Il passo in avanti che era stato compiuto aveva a che fare con l"idea che l"infanzia poteva essere intesa come un bene della comunità, un interesse e un dovere.

Dalla sciatteria giuridica si stava lentamente passando verso una presa di consapevolezza e, tutto questo, in un fermento di nascita di diritti. Le Carte delle Nazioni Unite, del Consiglio d"Europa e le Costituzioni dei singoli Stato hanno aiutato questo processo d"intensificazione sino ad arrivare al culmine della tutela giuridica dell"infanzia avuta con la Convenzione del 1989.

Diritti che sino a quel momento erano stati di proprietà degli adulti erano riconosciuti anche ai minori. Le implicazioni giuridiche non sono di poco conto.

Edificare un diritto con precisione, con alta legittimazione e con una specificazione dei suoi elementi, consente di elevarlo a un rango alto quanto il diritto degli adulti. In quest"ottica assume rilevanza differente l"articolo 31 della nostra Costituzione.

Il bilanciamento racchiuso da tale riconoscimento, in un"epoca d"inflazionamento di diritti, ha avuto conseguenze totalmente nuove come mai prima era accaduto.

Oggi è possibile capire, e ancora più dopo la Convenzione sull"Esercizio dei Diritti dei Minori del 1996, la quale ha fornito lo strumento processuale, che il minore ha acquisito una posizione legittima non più basata solamente sul sentimentalismo.

Il minore ha diritto a essere ascoltato, a essere parte nel processo, a vedere riconosciuto il suo migliore interesse; il diritto alla vita, alla libertà, a conoscere le proprie origini. Il favor veritatis che sta lentamente superando il favor legitimitatis.

Potrebbe essere individuato nella Convenzione di Ginevra del 1924 il punto di partenza della tutela dell"infanzia anche se è solamente nel 1989 che l"acquisizione di posizione giuridica del fanciullo aiuta ad includere anche una prospettiva verso il futuro. Un"apertura equilibrata che oggi permette di applicare i principi lì contenuti alle situazioni configgenti attuali in cui, da una parte, vi è il diritto dell"adulto (si pensi anche all"implicazione del riconoscimento del diritto a morire quando vi è un figlio), della procreazione medicalmente assistita, della genitorialità delle coppie omosessuali e, dall"altra, il diritto del fanciullo.

Ed è con il compimento del ventennale della Convenzione di New York che si è risvegliato un interesse che, per qualche anno, era stato messo da parte.

La nomina di altri Garanti Regionali, la nomina del Garante Nazione per l"Infanzia e l"Adolescenza, il DDL sulla parificazione dei figli legittimi e naturali oggi in Parlamento, la restituzione degli atti per l"eterologa e il divieto di contrarre matrimonio per le coppie omosessuali.

Tutti questi importanti provvedimenti, mancati o maturati, hanno alla base proprio l"elemento giuridico che il fanciullo è riconosciuto come persona. E questo si esplica nel valutare se le scelte degli adulti possano, in qualche modo, andare a incidere direttamente sulla sua sfera di diritti.

Probabilmente, alcuni dei provvedimenti rimandati avranno tra qualche anno, giusto o sbagliato che sia, una evoluzione normativa volta all"apertura e non alla preclusione.

Ciò che resta importante è accettare la condizione che occorre tutelare, nel miglior modo possibile, tutte le situazioni compresenti. E già questo è un buon risultato.

 




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