Cultura, società  -  Redazione P&D  -  05/01/2022

Ricchi sì', ma coi soldi del Monopoli - Marco Faccioli

La nuova moda di fingersi ricchi su Instagram per diventare influencer.

Diventare un influencer (ovviamente di successo) non è un cattivo sistema per monetizzare il proprio tempo. Un’indagine di mercato condotta nel 2020, come riferisce la giornalista Nana Baah sul portale vice.com, ha rivelato che avere più o meno sui 40.000 follower, considerando accordi di sponsorizzazioni e guadagni in pubblicità, è sufficiente per accumulare un piccolo stipendio mensile. Money for nothing ...la profezia del 1985 dei Dire Straits non poteva azzeccarci meglio, soprattutto se si considera il dato generale, ovvero che l’intera industria del marketing relativa al mondo degli influencer varrà (secondo le stime più ottimistiche) oltre 15 miliardi di dollari entro il 2022 (quindi circa 4 volte il PIL della Sierra Leone). La concorrenza tra gli addetti ai lavori è naturalmente serratissima ed è destinata a diventare a dir poco feroce se si pensa solo che Lil Miquela, una delle top-influencer a livello globale (guadagno stimato di circa 10 milioni di dollari all’anno), non è neppure fatta di carne e ossa, ma di pixel e formule matematiche (una sorta di Ferragni digitale che commercializza marchi e prodotti di moda). Ora veniamo però al dunque: diventare influencer di successo non è semplice come sembra, servono buoni agganci, capacità di parlare al pubblico, una fortuna esagerata, una comparsata in qualche reality show e altre amenità di questo tipo. Tra queste ultime un ruolo di primissimo piano è quella dell'ostentazione del benessere, soprattutto da parte dei “vlogger” (sì, l'ho scritto giusto ...il “vlogger” - crasi tra le parole video e blogger – è l'evoluzione del blogger tradizionale, e consiste in colui o colei che produce e  condivide contenuti di viaggio con la sua bella faccia sempre in primo piano ...perchè i follower non vogliono vedere le spiagge delle Maldive o gli strapiombi del Grand Canyon, bensì il loro idolo che si trova in quei posti e glieli racconta a modo suo). Parlavamo di ostentazione del benessere ...cosa relativamente facile per chi è già ricco di suo, un po' più complessa invece per chi non lo è. In quest'ultimo caso comunque non ci si deve disperare, perchè laddove il benessere vero non c'è, se ne crea uno farlocco. I vlogger ci mettono davvero poco, usando appositi programmi (nemmeno così sofisticati a dire il vero) per riprendersi su spiagge stupende o in tour di shopping sfrenato a Londra o Dubai ...il tutto per indurre il proprio ignaro pubblico a credere che siano davvero ricchi (usato nella sua odierna declinazione di “meritevoli di attenzione”). Instagram è il regno dell'ostentazione di ricchezza (vera o falsa che sia), dove milioni di persone seguono influencer ricchi e celebrità di vario tipo che forniscono quotidiano rendiconto video-fotografico delle loro vite. Le gesta degli influencer consolidati naturalmente forniscono spunti a quelli che son solo aspiranti, i quali si attrezzano alla bisogna. Alla fine del 2020, per esempio, un gruppo di apprendisti influencer aveva fatto una colletta per affittare uno studio fotografico di Los Angeles allestito per sembrare l’interno di un jet privato. Per 64 dollari all’ora (questo il costo del gioco di prestigio) i suddetti si erano quindi sbizzarriti a fare ogni sorta di foto e di video ripresa (di se stessi) all'interno dell'apparecchio (inesistente) vantandosi nel frattempo (ed era questo lo scopo dell'intera operazione), di potersi permettere un jet privato. In Cina fanno di meglio: per la misera di 6 yuan (circa 1 euro), si può far aggiungere una registrazione della propria voce su un video con auto costose, panorami tropicali e montagne di soldi, pronto per essere poi caricato tra le proprie story di Instagram. In altri Paesi si usano stratagemmi diversi, magari meno raffinati ma comunque efficaci: videoriprese dove ci si mostra maneggiando scatole e contenitori di prodotti di design (...però vuoti!). Non a caso esiste su eBay un fiorente commercio delle sole scatole degli iPhone e dei Samsung di ultima generazione ...ma non solo! In un’intervista rilasciata al sito Input-Mag, una rivenditrice di prodotti di design ha raccontato che ultimamente si è registrato un picco di richieste per scatole vuote di grandi firme come Hermès, Pandora, Tiffany, Chanel, Selfridges, Gucci, Louis Vuitton, Dior etc. e che la sua clientela sarebbe composta per lo più da influencer. “All’inizio pensavo che fosse perché la gente voleva conservarci altre cose in casa, o riciclarle come scatole regalo per qualcuno – ha confessato l'intervistata – Non avevo la minima idea che venissero usate per farsi belli su Instagram.” Effetto collaterale di questa mania collettiva è che il prezzo delle scatole è sensibilmente aumentato, per cui una scatola per cappelli (sempre vuota, non scordiamocelo) di Gucci costa più di 40 euro, una scatola di scarpe (vuota) di Dior più di 35 euro, quattro nastri con il marchio di Hermès costano oltre 25 euro, una scatola di scarpe Louboutin (però con l’incarto regalo incluso!) più di 60 euro, e via di questo passo. Alla fine, quella di fingere di essere ricchi sui social media è una mossa sicuramente più economica di quella di comprare beni di lusso veri ...e in ogni caso i follower non si perdono in simili sottigliezze, proprio come “il gorilla” di De Andrè che, sebbene considerato un grandioso fusto, però non brilla né per lo spirito né per il gusto. 




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