-  Redazione P&D  -  23/10/2012

RICORDO DI CARLO MARIA MARTINI - Goffredo FOFI

Il cardinale Martini, gesuita, è uno dei rari alti prelati – rari? probabilmente il solo tra tutti i cardinali – a non esserci sembrato schiavo del sistema gerarchico della Chiesa cattolica, il cui tabù principale sembra essere davvero, per chi ci sta dentro, quello dell"obbedienza a chi sta sopra. Egli ha osato dire e in molti casi anche fare, ed è certamente stata una grandissima disgrazia per l"istituzione di cui faceva parte che, per ragioni di malattia o di opportunità, egli non abbia accettato nell"ultimo conclave per l"elezione del papa di competere con il burocrate e timorato Ratzinger.

La grande paura della chiesa cattolica è sempre la stessa, che l"istituzione entri in crisi per le falle che vi aprono la storia e i mutamenti che essa porta, determinati oggi come oggi da chi controlla il mercato, i mercati. E dunque, ecco preti insipienti e sciatti (che differenza tra quelli istruiti nei seminari degli anni del Concilio e quelli dei seminari di Wojtila). Ecco i pedofili ed ecco, meno scandalizzanti ma più diffusi, i piccoli e grandi profittatori, mediatori tra i forti a danno dei deboli che dovrebbero invece difendere, ecco i peccatori certi dell"assoluzione perché non mettono in pericolo la chiesa, accettandone il principio di autorità in cambio della possibilità di esercitare un potere e di soddisfare i propri istinti e interessi, per quanto comuni e mediocri essi possano essere, con l"unico alibi – che è stato comunque per noi molto importante, nel ventennio berlusconiano e oggi – di rimanere i soli che prestano attenzione agli immigrati, ai poveri, ai reietti.

Ma è proprio per questo, perché – credenti o non credenti – sappiamo quanto sia importante il ruolo della chiesa nel nostro paese in particolare, che ci indigna o ci affligge la grande e concreta miseria dell"istituzione cattolica, in rapporto a quanto potrebbe e dovrebbe. Ci addolora di conseguenza la scomparsa del cardinal Martini, che ha capito e detto cose essenziali e fuori moda, fuori dalla retorica e dalle finzioni o menzogne cui ci hanno abituato le alte sfere del clero.

Lo ricordiamo citando alcuni passi di un"ultima intervista, pubblicata in Italia sul "Corriere della sera" del primo settembre, che Martini concesse al gesuita Georg Sporschill e a Federica Confalonieri l"8 agosto. "La Chiesa è stanca, nell"Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l"apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Il benessere pesa. (…) Dove sono da noi gli eroi a cui ispirarci? Per nessuna ragione dobbiamo limitarli con i vincoli dell"istituzione. (…) Io consiglio al Papa e ai vescovi, di cercare dodici persone fuori delle righe per i posto direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che siano circondati da giovani e che sperimentino cose nuove." Queste convinzioni di Martini non sono dell"ultimo giorno, e la gerarchia non gliele ha mai perdonate così come non gliele ha perdonate la borghesia, non soltanto quella milanese e ciellina. Nella stessa intervista Martini consiglia tre modi di reagire alla stanchezza della Chiesa. "Il primo è la conversione: la Chiesa deve riconoscere i propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi. Gli scandali della pedofilia ci spingono a intraprendere un cammino di conversione. (…) Dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora i consigli della Chiesa in materia sessuale. La Chiesa è ancora in questo campo un"autorità di riferimento o solo una caricatura dei media? (…) Il secondo è la Parola di Dio. Solo chi percepisce nel suo cuore questa Parola può far parte di coloro che aiuteranno il rinnovamento della Chiesa e sapranno rispondere alle domande personali con una giusta scelta. (…) Né il clero né il diritto ecclesiale possono sostituirsi all"interiorità dell"uomo." Il terzo strumento, infine, sono i sacramenti, e il cardinale chiede che essi riguardino anche "tutti i divorziati e le coppie risposate, le famiglie allargate".

Ha ben compreso che la crisi della famiglia tradizionale, nella società del mercato e dello spettacolo, è grave e irreversibile, e che è dal modo di affrontare le famiglie di tipo nuovo, quali esse siano, che la Chiesa può ritrovare nuova linfa e riaccostare masse innumerevoli di persone che non trovano oggi in essa nessuna comprensione e nessun conforto, nessuna indicazione di giustizia. "La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni". Purtroppo la sopravvivenza della sua burocrazia e del suo clero è ciò che la tiene insieme come istituzione. C"è solo da augurarsi che l"esempio e le parole di quel cardinal Borro-meo dei nostri giorni che è stato Martini, mettano in crisi le migliaia di don Abbondio che la abitano e la gestiscono.

Tratto da www.lostraniero.net




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