Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  27/09/2021

Riflessioni in merito al PEV - Luigina Bima

L'Associazione “La Cordata” di Bra, insieme ai Servizi Sociali, nell'ambito del progetto “Costruiamo il futuro insieme” sta provvedendo alla stesura di alcuni PEV relativi a persone gravemente disabili. I numeri per ora sono piccoli, perchè le risorse sono limitate, tuttavia ci sembra importante cominciare ad usare questo strumento, sia per imparare noi e sia per farlo conoscere. Riteniamo infatti che sia uno strumento insostituibile per costruire il futuro delle persone con disabilità: proprio in questo modo lo stiamo presentando  alle famiglie.

Abbiamo scelto che a guidare la costruzione del PEV, insieme alla famiglia, ci fosse la figura di un'educatrice non direttamente coinvolta nella specifica situazione, affinchè non entrassero in campo pregiudizi o si tralasciassero cose note, ma importanti.

In occasione di incontri con una psicologa e con un avvocato, sulla tematica del “Dopo di Noi”, da parte della Cordata e dei Servizi Sociali era stato proposta la stesura del PEV, lasciando alle famiglie la scelta di aderire o meno. Il messaggio che abbiamo cercato di dare era un messaggio positivo di futuro, di progetto, di speranza e di fiducia.

Diverse famiglie hanno dichiarato di essere interessate, così abbiamo iniziato il lavoro.

Il primo approccio è stato generalmente caratterizzato dalla famiglia che “studia” il suo interlocutore, per capire se si può fidare, oppure no. Le educatrici coinvolte hanno saputo gestire bene questa prima fase, presentandosi e cercando subito di instaurare un rapporto empatico profondo. Prima di riuscire a descrivere serenamente e a delineare un possibile futuro per i propri parenti disabili, soprattutto le mamme hanno avuto bisogno di parlare del passato dei propri figli, della loro angoscia e della loro rabbia, dei tentativi fatti, dei rifiuti ricevuti, della loro solitudine....il loro carico emotivo era talmente forte, che in certi casi era devastante. La professionalità e la competenza dell'operatrice ha reso possibile “continuare a stare sul pezzo”, per provare faticosamente a dipanare la matassa.

Il livello di coinvolgimento in genere è molto più alto e complesso quando l'interlocutore dell'operatore è il genitore del disabile, in genere la mamma. 

Abbiamo riflettuto sul perchè l'argomento racchiuso nel PEV comporti un carico emotivo enorme: forse perchè al famigliare pare di “svelare” ad altri qualcosa di suo, intimo e prezioso, e anche  perchè si insinua l'ipotesi che ci sia un futuro in cui lui o lei non sarà più presente accanto al proprio figlio.

Tenendo conto e gestendo tutte queste emozioni, senza addurre fretta, si riesce a percepire e quindi a  descrivere la persona disabile nelle sue caratteristiche di persona uguale a tutti, e al contempo unica, con propri pensieri, desideri, progetti. La stesura del PEV, quindi, assume quasi un valore catartico, liberatorio.

Altra domanda che tutti si pongono: a chi va a finire questo documento? In alcuni casi, il famigliare sostiene che i servizi sociali sanno già tutto e ritengono quasi inutile che il PEV venga loro consegnato. In realtà si devono fare i conti con il turn-over degli operatori e con il fatto che le cartelle sociali non sempre sono aggiornate in tempo reale; inoltre raccolgono notizie spesso più amministrative che personali. Si cerca comunque di dare un senso e una “solennità” a questo momento. Riteniamo infatti giusto che il PEV venga sottoscritto insieme – la famiglia e un operatore del Servizio Sociale, meglio il responsabile -  oltre ad altre persone coinvolte (l'operatore che ha curato la stesura, il tutore o l'ads, eventuali figure particolarmente importanti sulla singola situazione) – magari in un salone di rappresentanza del Servizio e il responsabile riceva questo documento, impegnandosi come servizio pubblico ad attuare meglio possibile quanto descritto nel PEV, soprattutto nel momento in cui la famiglia non sarà più in grado da sola di occuparsi del proprio figlio.

 




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