-  Musumarra Lina  -  27/01/2014

SANZIONARE IL BUON ESEMPIO DELL'ALLENATORE VIOLA IL PRINCIPIO DI PROPORZIONALITA' - Lina MUSUMARRA

Sull'edizione di ieri di P&D avevo evidenziato ai nostri visitatori la sanzione irrogata a carico di un allenatore (Claudio Buso) "colpevole" soltanto di aver fatto irruzione in campo per soccorrere un proprio giovanissimo calciatore, accompagnandolo, prima, in ambulanza ed assistendolo, poi, in ospedale sino a tarda ora, quando la prognosi era stata sciolta.

Ora, Lina MUSUMARRA, grande esperta della materia, interviene sull'argomento. Buona lettura! (Paolo M. STORANI)

 

 

 

Il caso segnalato dal collega Paolo Storani richiama il tema del rispetto delle regole nella pratica sportiva, a qualunque livello sia essa praticata, senza dover richiamare l'anacronistica distinzione tra sport professionistico e dilettantistico.

E' bene però ricordare che l'autoregolamentazione, intesa quale specificità dello sport, deve essere sempre in linea con i principi del diritto dell'Unione Europea e dei diritti fondamentali della persona.

Nella fattispecie in esame, sotto il profilo della sanzione applicata dal giudice sportivo, mi pare che il principio di proporzionalità, rispetto agli obiettivi perseguiti, sia stato invece violato.

Senza entrare ulteriormente nel merito del procedimento disciplinare, occorre ancora una volta sottolineare la necessità di valorizzare lo sport come momento ricreativo ed educativo nello sviluppo psico-fisico, in tutte le fasce di età, quale esplicazione del fondamentale diritto al libero sviluppo della propria personalità, oltre che come concreto esercizio del diritto sociale alla salute e alla sicurezza della pratica sportiva.

Come correttamente evidenziato dal Codice di autoregolamentazione dello sport  - sottoscritto il 13 dicembre 2011 dalla Regione Lombardia, insieme all'Osservatorio sui diritti dei minori, il Coni - Comitato Lombardia, il CIP - Comitato Paralimpico Lombardia e il MIUR - Ufficio Scolastico regionale  - "i maestri, gli allenatori e i tecnici devono essere consapevoli del loro essere prima di tutto modelli ed educatori: devono pertanto saper trasmettere, anche attraverso i propri comportamenti, valori, quali il rispetto, la sportività, l'impegno, lo spirito di squadra e di lealtà, l'integrità morale. Devono pretendere sempre un gioco corretto, pulito, anche arrivando ad escludere dalla competizione chi non ha spirito di squadra o senso del dovere".

Nel caso in esame, la sanzione ha invece colpito il buon esempio dell'allenatore e questo mi pare davvero inaccettabile.  

   
 




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