Internet, nuove tecnologie Varie Cultura, società  -  Marco Faccioli  -  17/09/2022

SEXTORTION

Gli esperti (o sedicenti tali) hanno iniziato a chiamarla, con la scarsa fantasia che di solito li contraddistingue, sextortion”, ovvero ricatti ed estorsioni a sfondo sessuale. Visti i tempi, non possiamo che riferirci a condotte poste in essere sfruttando le potenzialità dei social media.

Un fenomeno nato negli USA che poi, sempre nell'ottica del non farci mancare nulla, è dato pericolosamente in ascesa anche qui in Italia e che vede vittime sempre più gli adolescenti (anche se gli adulti ne sono comunque coinvolti, sebbene in percentuale inferiore). Negli ultimi mesi, come scrive Repubblica nella sua rubrica dedicata alle nuove tecnologie, sono vertiginosamente aumentati i casi di estorsioni on line a carattere sessuale, con oltre un centinaio di segnalazioni ricevute dalla Polizia Postale negli ultimi mesi del 2022. A esserne coinvolti sono soprattutto i minori, nella fascia di età compresa tra i 15 e i 17 anni. Si tratta di un' attività criminale “di solito rivolta al mondo adulto e con un enorme potenziale di pericolosità – spiegano fonti interne alla Polizia - ma che oggi colpisce vittime minorenni, tanto fragili quanto inesperte”. Dietro questo fenomeno si nascondono spesso veri e propri criminali che sanno come muoversi nel cyberspazio. I social media sono l'esca perfetta per adescare i minorenni, dal momento che questi ultimi passano gran parte del loro tempo connessi.

Secondo uno studio effettuato dagli inquirenti che si sono occupati del fenomeno, i social media utilizzati dalla stragrande maggioranza degli under 18 si prestano perfettamente a esplorare e assecondare la loro curiosità sessuale, e quindi i malintenzionati li hanno fatti diventare il loro territorio di caccia prediletto. Il modus operandi dei ricattatori informatici è ben collaudato e funziona quesi sempre alla perfezione: tutto inizia con un primo iniziale contatto via chat utilizzando profili fake di ragazze (e ragazzi) gentili e avvenenti: apprezzamenti, like per le foto pubblicate dalla vittima inconsapevole, i primi sms... e via chattando di questo passo, sino a quando il contatto si consolida e la fiducia aumenta. Lo step successivo, quando oramai il rapporto è divenuto una quotidiana abitudine, è rappresentato dalle video chat (realizzate quasi sempre con ragazzi e ragazze compiacenti che per denaro o altri benefit si prestano allo scopo): incontri durante i quali le richieste si fanno sempre più spinte ed esplicite. Dopo che la vittima cade nella rete, scatta l'estorsione vera e propria, ovvero la richiesta di denaro, secondo il solito prevedibile copione: “Se non mi dai quanto chiedo, invio video e chat ai tuoi contatti, ai tuoi amici e ai tuoi parenti”.

Le giovanissime vittime, intrappolate tra la vergogna e la paura che immagini intime possano essere viste dai loro contatti, tendono a tenersi tutto per sé, a non confidarsi con nessuno, in particolare con i genitori. Per questo motivo, secondo la Polizia, il fenomeno è sottostimato, perché la denuncia impone ai ragazzi, per l'appunto, di raccontare tutto ai propri genitori.

La Polizia Postale ha stilato una sorta di vademecum che contiene una serie di consigli da attuare per evitare di finire nel tunnel della paura e del ricatto.

La prima regola è anche la più ovvia: mai pagare le somme richieste. “Se si paga – spiegano gli inquirenti – non smetteranno mai di chiedere altro denaro ...anzi, i criminali capiranno che hai disponibilità economica e si faranno più insistenti con le successive richieste".

Non bisogna poi inoltre mai cancellare i messaggi scambiati con gli estorsori, non chiudere i profili social su cui si viene contattati, e inoltre occorre fare gli screenshot delle conversazioni e delle minacce, nonché del profilo dell'estorsore.

Più dati si riusciranno a raccogliere e più facile sarà per la Polizia individuare i criminali.

Ma l'avvertenza migliore resta sempre e solo il caro vecchio consiglio della nonna che, nella sua universalità, valeva prima, vale durante, e varrà anche dopo l'era dei social media: fidarsi è bene, ma non fidarsi è (molto) meglio ...oggi magari diremmo STAY CONNECTED, ma la sostanza non cambia.




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