Spogliato il Natale di ogni orpello, che resta? Vetrine luccicanti, ricchi premi, regali fastosi e paillettes sono ormai un ricordo del passato. Che resta, ora che il consumismo è stato destituito una volta per tutte della sua stessa ragion d'essere? Adesso che il dio danaro è stato detronizzato, per lasciare il posto alla paura ed all'incertezza? La pretesa dell'Űbermensch di dominare il mondo è stata miseramente sbugiardata, e i falsi idoli rovesciati a terra, calpestati, frantumati in mille pezzi. Non si possono ingannare le leggi sacre del vivere.

 Un ceppo, arde solitario nella vecchia casa dei nonni, a raccontarci la fiaba dell'ieri. Fuori cade la neve, sono tante farfalle che sbandano allegre e spensierate, a dipingere di candore il mondo. Anche i pensieri si fanno incolumi alla danza dei cristalli immacolati. Guardando dai vetri appannati ritroviamo un po' di noi stessi, quel che abbiamo perso nella corsa senza senso a traguardi improbabili e illusori.

Solo a coloro che sanno queste riflessioni riescono naturali. A chi sa la pena del vivere quotidiano, la sacertà di un sentimento, il valore dell'essere in questo sperduto atomo dell'universo.

Vetrine, il passo che s'affretta lentamente, ancora un pensiero prima di coricarsi.

Rare luci ammiccano nell'aria brumosa.

Il sorriso ironico e insieme amaro dei bambini, la loro incontaminata consapevolezza, acuta quant'altre mai.

I bambini sanno, sanno cos'è l'inganno.

Non vogliono sapere chi si nasconde sotto le spoglie di Babbo Natale, anche se lo sanno.

Da sempre sanno che è assoluzione e censura, la parte più buona e giudiziosa di noi, adulti catapultati d'incanto nel paese di Alice...

Gli ultimi passi battono sul selciato.

L'attesa sotto l'albero quest'anno sarà più povera, ma voglio immaginare più autentica, più vera.