Se questo (non) è amore (di sicuro non è rispetto).
Chi li odia, chi li usa, chi li esibisce, chi li accudisce e chi non ne può fare a meno.
Loro, i cani.
Ma cosa c'è alla radice della scelta di convivere con un animale? Da serafica animalista (chi sostiene che gli animali abbiano dei diritti fondamentali), nonché da verace appassionata di alcuni animali, me lo chiedo spesso, scuotendo la testa quando leggo notizie come quella di oggi.
Succede a New York che un uomo decide di far tatuare al cane un cuore con il nome dei componenti la famiglia umana. Senza dolore, perché anestetizzato, senza aggravare la salute con un'anestesia inutile, perché il cane era addormentato per un intervento chirurgico.
Me lo chiedo se l'argomento del troppo (amore) diventa un sintomo di eccesso, di devianza addirittura patologica. Qual è il limite?
Perversioni umane, direte.
Non solo, però.
L'animale è un soggetto vulnerabile perché, pur potendo determinarsi in certi limiti, nel momento in cui entra nel nucleo di una famiglia, vi è chi è tenuto a proteggerlo contro maltrattamenti e abusi, rispettandone le caratteristiche specifiche e individuali.
E allora quello che può sembrare un gesto d'amore - eccessivo, patologico, deviato - è solo un gesto d'egoismo, di visibilità, di crudeltà nei confronti di un'animalità ben più degna di diventare oggetto di show (come negli zoo, nei circhi, nei giochi popolari, nelle lotterie e nelle gare a premi).
L'immagine si accosta a quella delle bambine in età prescolare, truccate e vestite come star, che "giocano" a fare i concorsi di bellezza con i genitori che cercano di tenerle allegre e vispe, a suon di bevande energetiche piene di zuccheri.
Sempre negli USA, il paese della libertà. Tutti gli altri modi di derisione e utilizzo spettacolare degli animali, invece, sono ben presenti anche nel nostro paese, la culla del Rinascimento, che appunto ha ancora insanabili derive medioevali.
Accostamento azzardato? Non ci posso fare niente, la mente vola... (per fortuna)