Malpractice medica  -  Redazione P&D  -  05/05/2022

Torino, non fanno cesareo, neonata nasce con lesioni gravissime. Ginecologhe e ostetriche a processo

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Devono rispondere di lesioni personali gravissime. Il pm Giovanni Caspani, titolare del fascicolo, ha inviato loro un decreto di citazione diretta a giudizio: il processo è stato fissato per il 12 luglio.

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Un parto complicatissimo, una bimba nata dopo essere rimasta senza ossigeno per due ore, un tempo così lungo da riportare conseguenze terribili. Danni gravissimi, neurologici e fisici. Alla madre non venne fatto il cesareo e per tutta la notte sia lei che la piccola che portava in grembo avevano sofferto. La piccola era nata con gravissime patologie. Ora la procura ha chiuso le indagini e due ginecologhe e due ostetriche dell’ospedale Sant’Anna di Torino devono rispondere di lesioni personali gravissime. Il pm Giovanni Caspani, titolare del fascicolo, ha inviato loro un decreto di citazione diretta a giudizio: il processo è stato fissato per il 12 luglio.

 

Il parto risale al luglio 2019. La madre era arrivata al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna intorno alle 22. I medici le avevano proposto un travaglio di prova, un tentativo cioè di partorire in modo naturale. Si trattava di una seconda gravidanza, già nell’aprile del 2017 la donna aveva partorito, ma in quel caso i medici avevano optato per il taglio cesareo.

 

Secondo gli accertamenti della procura, le condotte del personale sanitario in questo caso sarebbero state «omissive». Il pm contesta infatti di non aver effettuato «un monitoraggio cardiografico continuo dell’attività cardiaca fetale in tutte le fasi del travaglio». Non si sarebbero quindi accorti di alcune anomalie evidenti, in particolare che era in atto «un’eccessiva attività contrattile uterina» da cui, secondo i consulenti della procura, sarebbe derivata la conseguente ipossia fetale, durata due ore. La bambina era nata alle 5 e 49, quattro minuti dopo che la mamma era stata accompagnata in sala parto. E le conseguenze riportate dalla piccolina erano apparse subito devastanti: «anossia ischemica con grave acidosi metabolica a cui conseguivano danni cardiaci e renali, e una condizione di disabilità grave con deficit neurologici, psichici, motori, e sensoriali tali da considerarsi malattia insanabile» scrive il pm nell’atto di accusa.

 

In sostanza nessuno, secondo la procura, avrebbe monitorato a dovere il battito cardiaco del feto e della madre nella delicata fase del travaglio. Ma i segnali di sofferenza avrebbero dovuto essere colti, anche alla luce del precedente parto cesareo. La ginecologa in particolare è accusata di non aver adeguatamente valutato il rischio di un parto naturale. Nelle condizioni in cui si trovava la paziente infatti, alla luce anche del fatto che la piccola non era adeguatamente scesa nel canale, il parto naturale presentava un rischio «superiore al 61 per cento». I medici e le due ostetriche non avrebbero nemmeno effettuato «il partogramma e il monitoraggio clinico» nonostante la partoriente lamentasse dolori fortissimi «non correlati alle contrazioni del parto», con una perdita anche di sangue. In sala, oltre alla ginecologa, c’era anche una giovane specializzanda, che si è trovata suo malgrado a rispondere in concorso. «La situazione era precipitata in pochi minuti. Auspichiamo che emerga la sua totale estraneità rispetto alla condotta contestata. Si tratta di una vicenda molto dolorosa perché la bambina porterà per sempre le cicatrici indelebili di un parto complicato. Abbiamo nominato dei consulenti che si esprimeranno a tempo debito», ha spiegato l’avvocato che l’assiste

 




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