Letteratura  -  Paolo Cendon  -  14/09/2022

Trappola mortale - Massimo Paradiso

Il giorno seguente, il diciottesimo d’udienza, serpeggiava uno strano brusio tra la folla, ansiosa di assistere a quell’udienza perché, in qualche modo, aveva saputo della drammatica vicenda che sarebbe stata trattata. 

Dichiarata aperta la pubblica udienza, entrò di corsa e tutta affannata una donna di nobile aspetto e belle fattezze, nel viso e nella persona. Gettatasi ai piedi del Governatore, domandò venia di poter parlare e, ottenutala, disse: «Pietà di una povera madre qual io sono, Eccellenza. A voi mi appello e al vostro rinomato acume che già tante prove ha dato nei giorni passati, tanto che il popolo ormai vi invoca come novello Salomone». «E dagli con questo Salomone» replicò il Governatore, certo lusingato dal paragone ma francamente non poco deluso per lo scarso aiuto che aveva ricevuto dall’esempio forse più famoso della sua sapienza: che cosa avrebbe fatto questo famoso “Salamone” [così disse tra sé il buon Sancho] se tutt’e due le donne avessero accettato di squartare il bambino? Certo, non avrebbe potuto cavarsi d’impiccio come invece aveva fatto lui in quella occasione. Come si vede, l’umile scudiero vacillava sotto gli assalti della vanità, al punto che le sue parole suonarono particolarmente forbite: «Dite, piuttosto: qual congiuntura vi mena al mio cospetto?». 

«Pietà di una povera madre, Eccellenza, perché i miei figli rischiano la forca, e moriranno se voi non m’aiutate. Sappiate dunque che, per la vanagloria di mostrare la sua bravura, il mio maggiore volle fare una scommessa, e cioè che avrebbe infilzato tre beccacce già alzatesi in volo con tre sole frecce. Passi per la scommessa azzardata, ma, con la sventatezza dei giovani, mio figlio andò a cacciare nella riserva dei duchi di Luna e Villahermosa, seguito dall’altro mio ragazzo di appena dodici anni che stravede per il fratello maggiore. I duchi, come certo sapete, sono muniti di mero e misto imperio e perciò nel contado esercitano tutti i poteri, compreso il potere di giudicare le cause civili e quelle penali. Ebbene, il duca ha condannato a morte entrambi i miei figli per aver irriso la proibizione, offeso l’autorità dei feudatari e, indirettamente, leso la maestà del re che ha loro conferito il potere su questa regione». 

«Al duca dunque dovete chiedere clemenza – replicò il Governatore –. Chi sono io per annullare una sentenza del duca?». «Ma è proprio il duca che mi manda a Voi e vi concede di salvare uno dei due giovani se riuscirete a trarlo d’impaccio: si tratta di sciogliere un difficile quesito, un vero rompicapo. Il duca ha incarcerato i miei figli in una cella che ha due uscite: una conduce all’esterno, e dunque alla libertà, l’altra mette capo al cortile interno, dov’è issata la forca. È dunque mestieri di scegliere la giusta e, per sorvegliare i prigionieri, vi sono due guardiani: uno dice sempre il vero, l’altro il falso, ma non si sa qual egli si sia. A ciascuno di essi è permesso rivolgere solo una domanda. Ma come conoscere chi dice il vero e chi il falso?».

Il Governatore rimase pensieroso e ricominciò a volgere tra sé e sé amare considerazioni sul peso del governatorato di un’isola e sulle spine che esso comporta. Non era più tanto sicuro che ne valesse la pena. Certo, finora lo avevano applaudito, ma non si faceva illusioni: tutti aspettavano solo un suo strafalcione per ridere di lui. Pensò comunque di trarsi d’impiccio col buon senso: «Madonna – disse – lasciate perdere le domande e consigliate ai vostri figli di scegliere ciascuno una porta diversa: uno dei due, così, si salverà». Molti fecero segno di apprezzare il suggerimento, ma la donna replicò: «Ahimè Eccellenza, non è possibile. Uno solo può fare la scelta e perciò può provare a salvarsi; l’altro salirà sulla forca. Dunque, può accadere che almeno uno si salvi, ma può anche accadere che entrambi vadano al supplizio». 

Al povero Sancho cascarono le braccia. Stanco com’era e insonnolito per la notte passata in bianco, gli era venuto un gran mal di testa. A lui solevano dolere la schiena o le gambe, per aver passato tutto il giorno chino sulla zappa o carico come un mulo; tanto più perciò si sentiva ora smarrito per questa novità del mal di capo, manco fosse un nobile o un ecclesiastico pensò, avendo sentito dire esser loro costume dolersi in tali parti del corpo. Nondimeno non volle darsi per vinto, sospese l’udienza e si ritirò in una stanza appartata in compagnia della sua fedele Dama Juana. E il vino gli rischiarò pian piano le idee. Fece ordine nei suoi pensieri e, dopo circa un’ora, tornò nella sala d’udienza. Trovò tutti agitati e in preda a una vera frenesia: qualcuno asseriva di aver risolto l’arcano, subito contraddetto dalle obiezioni di un altro; altri avevano rinunciato a priori e dicevano che, non il loro Governatore, ma nessuno sarebbe stato capace di sciogliere quel nodo: infatti, dicevano, ciascuno dei guardiani avrebbe indicato una porta diversa e quindi scegliere equivaleva a tirare a sorte. Fattosi silenzio, il giudice diede il suo suggerimento.

«Madonna, il mio parere è questo. Poiché non vi sono limiti nel tipo di domande, non vedo perché si deve porre a ciascuno dei guardiani lo stesso quesito, e cioè qual sia la porta di salvezza. Ora la prima cosa da sapere è chi dei due guardiani mente. Uno dei vostri figli, dunque, chieda a uno di loro se in quel momento splenda il sole o brilli la luna in cielo. Se indicherà la luna quando invece è giorno fatto, saprà ch’egli è colui che dice il falso: chiederà dunque all’altro qual è la porta che mena a libertà. Se invece avrà interrogato chi dice il vero, chiederà all’altro, il mentitore, qual sia la via di salute, e poi sceglierà l’altra porta. Tornate domani – disse infine alla donna – a riferirmi come alla fin fine s’è condotta la faccenda». 

Un applauso ammirato accolse la “sentenza” e tutti se ne tornarono a casa rallegrandosi per aver avuto in sorte un così saggio e acuto Governatore.

Brano tratto da

“Chiedo giustizia, Eccellenza..." Resoconto esattissimo delle udienze di giustizia tenute da S.E. don Sancho Panza Governatore dell’isola di Baratteria




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