Cultura, società  -  Redazione P&D  -  23/03/2023

Trieste, picchiava il figlio tredicenne, condannata

Quattro anni e due mesi alla madre arrestata in agosto: le telecamere nascoste avevano rivelato le continue violenze in casa

\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\

Quattro anni e due mesi di reclusione. È la condanna, con rito abbreviato, per la 52enne triestina arrestata lo scorso agosto per maltrattamenti nei confronti del figlio. All’epoca il ragazzino aveva meno di quattordici anni. A pronunciare la sentenza è stato il giudice Luigi Dainotti. Il pubblico ministero, Federica Riolino, aveva chiesto la condanna a 5 anni e 8 mesi, mentre l’avvocato Marzio Calacione il minimo della pena. La 52enne è attualmente ancora agli arresti domiciliari mentre il figlio è affidato a una comunità.

Il caso era balzato in primo piano sulle cronache, anche nazionali, in seguito all’arresto della donna che era scattato lo scorso agosto in seguito alle indagini svolte dai Carabinieri. A incastrarla erano state le registrazioni delle telecamere nascoste piazzate nella sua abitazione, che avevano immortalato i maltrattamenti domestici, violenze fisiche e verbali.

Per scoprire quello che accadeva in quella casa era stata decisiva la segnalazione di una barista che lavora in un esercizio pubblico della città che era frequentato dalla madre e dal figlio. La barista aveva notato qualcosa che non andava nel comportamento della donna, sospettando che il figlio fosse vittima di maltrattamenti. 

I primi elementi raccolti dai Carabinieri avevano da subito confermato i sospetti e il Nucleo Investigativo aveva accelerato l’attività investigativa, di concerto con la Procura. Le intercettazioni ambientali attivate nella casa avevano mostrato scene inequivocabili, documentando i maltrattamenti.

Fa rabbrividire il quadro ricostruito dall’accusa. Il ragazzino veniva picchiato quasi ogni giorno. Calci, pugni, schiaffi su tutto il corpo. Spesso la madre gli sbatteva la testa contro il tavolo o lo strattonava prendendolo per un braccio. In un’occasione lo aveva colpito anche con un ombrello. Un’altra volta lo aveva strattonato per i capelli. Poi c’erano le violenze verbali: ripetuti insulti e offese. Inoltre gli impartiva continui ordini e spesso lo costringeva a stare in piedi fuori dalla porta di casa.

La tesi delineata dalla difesa, in sintesi, è che quei maltrattamenti non fossero frequenti e sistematici, ma solo singoli episodi occasionali. E che il comportamento della donna fosse condizionato da uno stato di forte stress. Secondo l’accusa, invece, i maltrattamenti domestici erano tutt’altro che episodici e si erano protratti per anni.

 




Autore

immagine A3M

Visite, contatti P&D

Nel mese di Marzo 2022, Persona&Danno ha servito oltre 214.000 pagine.

Libri

Convegni

Video & Film