-  Redazione P&D  -  06/02/2015

UN ABBRACCIO ATTESO QUARANT'ANNI - Giulio LOBINA

(Quando chiusero i manicomi)
 

Poi chiusero i manicomi e lei rientrò a casa. Quarant'anni dopo.

Chiusero i manicomi e riaprirono le braccia, i cuori, i giardini.

Riaprirono gli occhi tutti quelli che li tenevano chiusi.

 

Poi chiusero i manicomi e lei rientrò a casa.

C'era l'odore dei muri antichi, della legna vecchia, dei fiori eterni nel cortile.

C'era il sapore nell'aria di una stanza dove le bambole erano ancora sul letto, 

e il pizzo era giallo e non più bianco. Il tempo era passato lì dentro.

 

Chiusero i manicomi e dopo quarant'anni lei tornò da sua madre e da suo fratello.

Un abbraccio atteso. E un altro sconosciuto.

Un abbraccio di mamma per la figlia e di un fratello che chiese, il giorno: "Chi sei?"

 

E piangeva mentre l'abbracciava, come fosse tornata dalla morte. 

Come fosse rinata, risorta. Era rientrata da un luogo dimenticato dalla società.

Rinchiusa alla vita, isolata.

 

Quell'abbraccio durò quattrocento anni. Nella sua mente. 

Quattro secoli di solitudine.

 

Il mondo era cambiato, 

ma sul suo viso la vita si affacciava

sorridendo 

al calore del focolare.

 

Quindici giorni dopo il cuore di sua madre smise di battere, 

come se avesse esaudito il suo ultimo desiderio. 

Come se stesse aspettando proprio questo, prima di morire. 

Un ritorno inaspettato, una vita lontana.

 

E quel "chi sei?" risuonò nell'aria come una preghiera. 

Un pensiero sorpreso di gratitudine per il mondo.

Venti giorni dopo anche il cuore del fratello smise di battere.

 

La avevano aspettata. 

Avevano voluto salutarla con un abbraccio lungo.

 

Un abbraccio d'un Amore 

intenso 

che non possiamo conoscere.

 

Non si può fare esperienza dell'assenza. 

Non siamo esseri solitari. 

 

Poi chiusero i manicomi e in pochi tornarono a casa.

In molti invece non seppero dove andare.

Lei visse in quegli abbracci tutto il tempo perduto.

 

Sorrise alla madre e al fratello.

Sorrise al mondo che l'aveva perdonata per la sua malattia. 

Come se ne avesse colpa, lei. 

 

Chiusero i manicomi e riaprirono le braccia, i sorrisi e i cuori.

Chiusero i manicomi riabbracciando l'Amore per la vita.

 

Ma non si preoccuparono mai della solitudine dell'assenza. 

Del tempo che si era portato via le madri e i padri, 

delle case abbandonate,

dei giardini sfioriti.

 

C'erano fiori che profumavano anche da morti,

nei muri e nelle recinzioni delle case.

Dalle finestre semiaperte delle grandi Ville di Cagliari.

 

Il tempo si portò via tutto, anche la malattia.

E fu un bene per pochi. 

Per chi riaprì gli occhi e si abbandonò ad abbracci d'eternità.

 




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