-  Cendon Paolo  -  15/11/2012

UNA TRAGEDIA ITALIANA - Paolo CENDON

  1. Il fatto.

 Una madre C. (di oltre 50 anni) perde la figlia N. (circa trentenne) in un incidente stradale. Le due donne vivevano insieme. Il marito della prima e padre della seconda se ne era andato da molto tempo, figura inesistente e anzi negativa.

Guidava la macchina il fidanzato di lei, un extracomunitario che la madre approvava come compagno della figlia. La meccanica pare sia sta questa: la macchina sbanda di notte, la ragazza perde l"accendino, si china a raccoglierlo, in quel momento la macchina ha un sobbalzo anche più forte, la testa della ragazza si trova a sbattere violentemente contro l"asticella (mezza rotta e senza pomolo, a quel che si capisce) delle frecce direzionali, è come uno spiedo che le entri in testa e la trapassi da parte a parte, uccidendola all"istante. Il guidatore vede in un attimo tutto ciò, capisce, spinge deliberatamente l"automobile contro un muro, muore anche lui sul colpo.

Le indicazioni qui sotto riguardano l"azione di risarcimento del danno successiva al fatto.

La madre (oggi più che sessantenne, il fatto risale a qualche anno fa) dopo la morte di N. non si era più ripresa. Aveva anche cambiato casa, pur pentendosene successivamente, era una casa che stava già comprando per entrambe quando la figlia era ancora viva: la figlia quella volta aveva approvato l"acquisto.

 

2. Approccio.

 ● Tre, in questa vicenda, appaiono le fasce risarcitorie di cui tenere conto:

(i) fascia delle ripercussioni "basiche" o standardizzate/danno psichico da lutto;

(ii) fascia dei riflessi personalizzati o idiosincratici /danno biologico dinamico o d. esistenziale;

(iii) fascia del danno morale.

Occorrerà assumere allora i materiali illustrativi (quali emergono dalle consulenze tecniche) e "riversarli" uno per uno entro i contenitori di cui sopra: così da giungere ad una serie di "ricostruzioni di contraccolpi" e sub-commisurazioni orientative - suscettibili, a loro volta, di lasciarsi tradurre o meno in numeri specifici.

 

Cimenti ricostruttivi - Si tratta, inutile dirlo, di un"operazione di travaso non sempre elementare.

Le consulenze – da cui sono attinte le citazioni sull"attrice - sono pur sempre redatte da psichiatri e medici legale, i quali hanno guardato le cose dal loro punto di vista; non sempre coincidente, e talora difforme, rispetto al linguaggio caratteristico dell"universo aquiliano.

Com"è ovvio non viene fornito, e non è facile ritrovare in via esaustiva, lo specchio (dell"insieme) dei tramiti areddituali sconvolti. Non si accenna in maniera dettagliata - non era richiesto - ad attività di tipo idiosincratico, comunque non alla somma "catastale" delle stesse. Non si descrivono in modo analitico, con un "lessico di tipo risarcitorio", i dolori patiti dalla vittima.

L"interprete è chiamato a fare capo in via congetturale, come tavola di riferimento, ai suggerimenti delle massime di esperienza, dell"id quod plerumque accidit - in un percorso di inferenza minuziosa, al pantografo, rivolto all"orizzonte delle varie (tipologie di) quotidianità/negatività che si lasciano, una per una, intravedere.

 

Metodo - Nulla di insormontabile beninteso: il "da farsi" istruttorio è sempre stato, nei giudizi sul danno non patrimoniale, quello appena descritto (intrigante, delicato) e il caso in esame non fa eccezione alla regola.

Non vi sarà che da utilizzare, punto per punto, il repertorio di notizie e acquisizioni che le consulenze ben forniscono a lettore, e da sforzarsi di arguirne poi, in termini coerenti, il (quadro dell"intero) "ronzio antropologico" sottostante.

 

3. Ripercussioni "basiche" / danno psichico-esistenziale da lutto.

 (I) Due le chiavi di fondo, per la predetta ricostruzione basica (di verosimiglianza):

► la prima è quella che si manifesta, compendiosamente, nell"affermazione della madre "Venire qua oggi mi ha scombussolato parecchio";

► la seconda quella che si ricollega alla notazione offerta, in brevi soffi, dalla stessa: "Lei è lì e io parlo; lei mi sente. Io parlo ma non capisco" .

 

(II) La prima frase allora, come linea di lavoro: una sorta di gancio ricompositivo al quale appendere - nella storia in esame – tutte le attività perdute o quelle che figurano compiute, senza senso ormai, dall"attrice.

La seconda, differente ma vicina: un collettore di momenti di interfacciamento, sociali e individuali, che mostrano di venir attraversati oggi, dalla madre, solo attraverso il fantasma della figlia.

 

(III) Alla prima traccia (attività perdute o sprecate) è possibile accostare altre dichiarazioni, sempre di provenienza della madre, di tipo più specifico, analoghe tuttavia nella sostanza; come quelle che riguardano ad esempio:

● il sonno: "E" stata la prima e l"ultima volta che io abbia dormito una notte intera, come se avessi preso un"anestesia, calma. Tranquilla";

● le abitudini in casa: "Ancora adesso preparo io il caffelatte. Purtroppo me lo devo bere io";

● la guida della macchina: "Un"altra volta, sul cavalcavia, non ho pensato che c"erano sotto macchine e ho girato di colpo il volante, perché avevo visto un buco e volevo buttarmi giù";

● gli acquisti al negozio: "Prima l"orsetto non c"era, poi mi giro e lo vedo, là in piedi. Subito dico "costa troppo" e lo butto lì nel cesto". Dopo un po" mi giro di nuovo e l"orsetto era ancora lì. Con le zampette diceva "comprami". Allora l"ho comprato";

● le relazioni condominiali: "Quattro anni dopo che è morta uno del mio condominio mi dice "hai sentito anche te un rumore come di sirena?". "Si – dico – veniva da casa mia". Lui mi fa "hai qualche contatto elettrico?". Io non ho detto niente".

 

(IV) Lo stesso riguardo al secondo Leit-motiv (fantasma della figlia), al quale sono di nuovo affiancabili altri e più frastagliati reperti, di fonte Sasso, come quelli concernenti:

■ i monili: "Vedete questo bracciale fatto da mia figlia in fabbrica. L"ho fatto allargare e lo metto";

■ la foto: "Sul suo cuscino c"è la sua foto. Ogni quindici giorni cambio posto" (ma tutto nella nuova casa - scopriamo dalle relazioni - è rimasto come prima, ogni oggetto al suo posto, un po" come la stanza della madre di Norman Bates in "Psycho");

■ il sonno: "N. dormiva sempre con me. Ho fatto tanti interventi. Lei ha un sonno profondo ma quando mi sentiva diceva "mamma, hai male?" ":

■ il cellulare: "Io spengo il cellulare alle nove, perché non voglio sentire come quando mi hanno telefonato per mia figlia";

■ la televisione: "Io dialogo sempre con N., anche guardando la televisione".

 

(V) La conclusione è in ambedue i casi - nel segno della Differenztheorie (danno come differenza fra la situazione della vittima prima e dopo la commissione dell"illecito) – il riscontro di un depauperamento estremo, di una sorta di big bang comportamentale, rispetto ciò che s"intuisce la madre avrebbe continuato a "fare" ed "essere", nella propria quotidianità, in mancanza dell"illecito.

Oppure le attività potranno apparire le medesime, esteriormente, ma trasformate nel contrario di ciò che erano: vissute ormai senza il telos che avrebbero avuto qualora svolte, oggi come ieri, accanto la figlia.

Gesti meccanizzati, tocchi esangui e incolori, compiuti in una sorta di trance.

 

(VI) Spontaneo a questo punto immaginare - sulla base del copione di cui sopra - la trama di due donne che, in passato, vivevano da mane a sera in simbiosi, dentro e fuori casa; e domandarsi cosa accada invece attualmente.

 

● Difficile non figurarsi allora, in una sorta di moviola, un"attrice la quale prima della tragedia faceva - in modo più o meno lieto - cose come dormire, alzarsi, lavarsi, fare colazione, provvedere ai mestieri di casa, lavorare fuori, mangiare, cambiare cellulare, fotografare, cucinare, andare in automobile, guardare la TV, girare per negozi, fare acquisti, e così via.

Qualche volta da sola, spesso con la figlia, talora con altre persone - vivendo se stessa, in tutti i casi, come la "metà di una mela", come un tutt"uno con la figlia.

 

● Facile prendere allora quel libro-inventario, quale pietra di paragone, per misurare i gesti del presente; accorgendosi come - dalla data del lutto - vi siano comparativamente a bilancio:

► 100 cose che non vengono più fatte, durante la giornata o la settimana, dalla madre rimasta sola: album sfogliati, sorprese, ricorrenze, trasgressioni, preventivi di spesa, vecchie canzoni, telefonate, torte, riti, grandi pulizie, golosità, cambiamenti, il lettone comune rifatto insieme, preghiere, partite della Juventus, risate, guarigioni, riordini, elemosine, progetti, shopping, manicaretti, cataloghi, peccatucci, volontariato, regali, cure di bellezza domestiche, letture, interpelli, etc.;

► 50 che prima non venivano fatte e che oggi occorre invece fare;

► 200 che l"attrice continua a fare più o meno come prima, in apparenza, ma ormai da sola e pensando alla figlia che non c"è più;

► 200 ancora fatte come se N. ci fosse ancora, un po" fingendo e un po" credendoci, a seconda dei momenti:

► 50 di nuove (belle, brutte) messe in opera solo per ricordare meglio la figlia.

E così via. Un altro fronte, nulla più come prima.

 

4. Fascia di personalizzazione /danno biologico dinamico o d. esistenziale.

(I) Eccezionalità delle alterazioni, poi, la seconda fascia accennata: il danno psichico/esistenziale personalizzato (dinamico). I filamenti più estremi, il buio ovunque, il lutto che traveste e perverte ogni tratto epifaniaco, qualunque scambio con gli altri.

Troviamo nella relazione CTU più di un"affermazione, di fonte della madre, che documenta echi del genere: frasi ad es. come:

- "Non era solo una figlia era anche un"amica";

- "Dopo una certa età era diventata inseparabile";

- "Sì, mia figlia mi ha salvato tre volte";

- "Provo ad accelerare e arrivo a settanta. Allora capisco e dico "N. sei stata tu" ".

 

(II) Una sorta di invasione, tutte le attività realizzatrici – anche quelle che ordinariamente il plaintiff potrebbe compiere, malgrado l"illecito, le più immediate e quotidiane – cancellate dall"agenda o rovesciate funzionalmente "come un guanto". Stante la consapevolezza (mai assente, mai sospesa) della morte della figlia.

 

(III) E non mancano anche qui conferme "spicciole", nei settori più vari:

► le medicine: " Il corpo o è stato rovinato dalle medicine. Non le accetta più".

► il rapporto col cimitero: "Però da N. vado sempre. "Che ci vai a fare al cimitero?" mi dicono. "Prova te se hai figli; poi vedrai quante volte vai al cimitero"; una volta ci andavo cinque o sei volte. Una volta sono andata in comune e ho detto se potevo mettermi lì col lettino";

il trasloco: "La cameretta ... sorpresa, sorpresina, lei ha un letto a ponte, poi una mensola. Quando ho fatto trasloco, secondo me è stata N. a mettere le stesse cose nella stessa posizione";

► le risate amare: "Io rido. Cosa ci vado a fare dai medici. Non ce n"è bisogno, perché c"è N.";

► le falene: "Di giorno non c"era, non la vedevo. "allora è N." ho pensato. Di giorno non la vedevo e di sera, mentre ero sul divano, era là sul soffitto. Impossibile che una falena duri otto giorni";

► i medici: "Non vado più dai dottori. Non c"è più scopo";

le spinte suicidarie: "E" stato quando ho tentato due volte il suicidio".

il cellulare: "In quel momento vedo il cellulare che lampeggiava color verde. Dico "come mai se l"ho spento?". Vado per spegnere e comincia a suonare forte. Faccio per spegnere, ma era spento. Allora sapete che cosa ha scritto? Sono andata in un centro per cellulari e mi dicono che non si può scrivere così in verticale "ti voglio bene mamma" ";

 

(IV) Né sarebbero mai da accogliere - dinanzi a squarci prolungabili ancor più, a copertura di ogni episodio: rendendo evidente, rispetto alla griglia di partenza (retro), i coinvolgimenti hic et nunc di ogni versante secolare (dai momenti biologici a quelli affettivi, dagli aspetti lavorativi a quelli culturali o creativi o sociali o ludici) sotto la "falce" di quella compromissione – obiezioni arieggianti a elementi di "predisposizione", di accentata vulnerabilità, nel corredo psicofisico della vittima.

Take your plaintiff as you find him ("prendi la tua vittima come la trovi") si proclama da sempre nell"ambiente di common law. E non c"è differenza anche da noi: le concause di enfatizzazione del male - riconducibili alla struttura profonda della vittima - sono destinate a fare parte (in un moderno sistema di causalità giuridica) del fardello gravante sul convenuto.

►   L"unica via di fuga sarebbe stata, per quest"ultimo, provare l"esistenza di segmenti consequenziali - iniziative di contenimento del danno - rispetto cui la vittima avrebbe potuto/dovuto impegnarsi, seguendo ad es. questa o quella strada di terapia o di altra natura (art. 1227 c.c.), successivamente al torto. Il che nella fattispecie non corrisponde al vero, e non è comunque stato dimostrato.

 

5. Danni morali.

(I) Vi sono infine - da recepire o indovinare (in una vicenda così drammatica) - i tratti inerenti alla terza fascia pregiudizievole, quella del danno morale:

● le malinconie legate, ad esempio, al pensiero di ciò che la figlia faceva da viva;

● le sofferenze in cui la madre rivanga, piuttosto, la vita in comune e ricorda i dettagli del passato, magari i particolari del tempo in cui la figlia era bambina, andava a scuola, compiva gli anni, apriva i giocattoli a Natale, si ammalava e guariva;

● gli spasimi di tipo fisico, indotti dall"ombra e dal freddo che c"è dentro;

● il ricordo del lontano, e misterioso, abuso sessuale subito da N.;

● i sensi di colpa occasionali per il cambio di casa, attenuabili solo in parte col ricordo dell"approvazione immediata della figlia;

● i continui patimenti, ancora, quando la donna si risveglia, apre gli occhi, si guarda intorno, si accorge che è sola, deve constatare come siano le cose adesso;

● le tristezze, quando la madre si domanda cosa possa aver sentito la figlia in "quel momento", mentre la leva delle freccette direzionali iniziava a trapassarle le tempie; gli istanti subito dopo magari;

● i rovelli nell"immaginare ciò che la figlia avrebbe fatto "da grande", per conto suo, come moglie e come madre, accanto a quel fidanzato albanese che non era poi tanto male (e che sceglierà all"istante di non sopravvivere a N.).

 

(II) Leggiamo ad esempio nella consulenza:

- "Avrei tante cose da raccontare; ma un conto è raccontare e un conto è sentire";

- "Da quando manca N. manca tutto. Non mi interessa più niente";

- "Noi siamo come gli animali. L"odore dei figli lo sentiamo";

- "Tante volte mi arrabbio con N., perché mi ha lasciata sola";

- "Lei guidava e io le dico, come tante volte, che abbiamo fatto tante cose belle insieme";

 

(III) mancano di nuovo, grazie alle consulenze, riscontri sofferenziali più specifici. Il mondo interno e quello esterno che si sfiorano: il dolore nel fare qualcosa (che deriva da un fare) e il dolore che spinge a dei gesti (che provoca un fare o non fare). Ad esempio:

♦ il vestiario: "La roba di N. non la tocco. La mia roba la metto sopra la sua. Così la sento vicina":

♦ il coltello: "Non toccatemi N. Se qualcuno mi dice male di N. e io ho un coltello in tasca, divento cattiva. Sono gelosa. Guai se si tocca";

♦ le spinte suicidarie: "E" stato quando ho tentato due volte il suicidio".

niente droga : "Quella volta lui rideva e accelerava. Non capisco perché. Di droga non gliene hanno trovata";

♦ le feste: "Che mi hanno fatto tanto male sono le feste";

♦ il divano: "Lei diceva sempre la sua, là sul divano ";

♦ l"incidente: "Non so, lui di solito faceva a mala pena i cinquanta all"ora. Perché quella volta ha fatto i centocinquanta?";

♦ la maglietta verde: "Quella domenica, alle sette e un quarto, ha messo i pantaloni pinocchietti rossi e la maglietta verde. Le ho detto "buttala via", Lei mi ha detto "è cotone puro e sto fresca", Io l"ho messa ancora nello stesso posto".

 

6. Conclusioni.

Psichico/Esistenziale + Fascia di personalizzazione + Danno morale: a conti fatti, una sorta di danno "tanatologico" oltremisura, quello della madre - a tre sub-lemmi fra loro intersecati.

Esteso ad abbracciare quasi la metà di una vita, una volta che, agli anni già trascorsi dal momento dell"incidente, si sommino i non pochi ancora da vivere (sempre che i progetti autodistruttivi non riprendano, un giorno, il sopravvento).

Quanto vale un evento tanatologico, catastrofico, nelle aule di giustizia - quello che si ha dopo un incidente mortale, quando si è ancora lucidi, e si sa che la fine sopravverrà entro pochi minuti, o entro poche ore? Per che numero di anni (visto che nulla in futuro cambierà) moltiplicare l"addizione/sintesi dei tre nastri lesivi, quali mixati nella presente tragedia?

Peggio ancora di un danno tanatologico, tuttavia, per la madre abbandonata - il contrario a ben vedere. Una donna non in pericolo fisico, di suo, condannata però ad andare avanti, lungo a un"esistenza di tormenti. Un rotolarsi altrove, una tortura nel gelo e nel vuoto, più di là che di qua.

Nel mondo, con il corpo e con i gesti - in una specie di nulla, con la memoria e con il cuore. Un ribaltamento e una disperazione senza tregua.




Autore

immagine A3M

Visite, contatti P&D

Nel mese di Marzo 2022, Persona&Danno ha servito oltre 214.000 pagine.

Libri

Convegni

Video & Film