Deboli, svantaggiati  -  Elvira Reale  -  08/04/2022

US - Kayden’s Law, 16 marzo 2022. Come i bambini vanno protetti dai padri violenti

La  Kayden’s Law si è ispirata all’omicidio di una bambina di 7 anni avvenuto circa quattro anni prima. La vicenda si iscrive in quel contesto definito nei tribunali di ‘elevata conflittualità’, sottovalutando in esso la violenza domestica. In questa vicenda, il padre separato ha colpito la figlia, di sette anni, in testa con un peso, poi l'ha soffocata con un sacchetto di plastica e ha lasciato un biglietto sul suo corpo dicendo che la madre e il suo attuale compagno "avevano quello che meritavano".

Omicidi di bambini da parte di padri separati si verificano purtroppo anche  in Italia, tra questi il caso più conosciuto è quello  di Federico Barakat ucciso dal padre durante una vista protetta. Anche qui in Italia è in discussione una proposta di legge della senatrice Valeria Valente (DDL 2417 dell’ottobre 2021) che,   ispirata alla brutale morte di Federico, punta ad offrire protezione a tutti i bambini coinvolti dai loro padri, come strumenti di vendetta, nella violenza domestica contro le loro madri.

La  Kayden’s Law fa parte di un pacchetto di misure che riguardano la violenza domestica contro le donne e costituisce precisamente il  titolo XV (TITLE XV—Keeping Children Safe from Family Violence) dell’Atto  di ri-autorizzazione  sulla violenza contro le donne  (The reauthorization of the Violence Against Women Act)  firmata da Joe  Biden il 16 marzo 2022.  

La lettura del titolo XV dell’Atto è di notevole interesse per il dibattito in corso nel nostro paese centrato sulle vicende che colpiscono le donne che denunciano i partner per abusi e violenze perpetrate contro di loro e i loro figli (maltrattamento diretto o assistito).  

Si tratta del fenomeno della vittimizzazione secondaria, censurata dalla Convenzione di Istanbul,  delle donne vittime di violenza ad opera dei nostri tribunali civili e panali.

Nell’impianto della  “Kayden’s Law” abbiamo una prima parte che riguarda i risultati  rilevati dalla ricerca nazionale sul tema della connessione tra  violenza domestica (IPV, intimate partner violence, violenza del partner intimo) e violenza sui minori.  I dati riportati nel titolo XV  indicano che i tribunali sottovalutano le accuse di abuso  e di abuso sessuale in famiglia. Per l’abuso sessuale, in particolare, i tribunali non credono alle donne e non credono alle donne che ne fanno denuncia sulla scorta dei riferiti dei figli/e  e sulla scorta di condotte atipiche e post-traumatiche  dei minori. In aggiunta, in questi casi quando le donne sono accusate di alienazione dai loro partner, perdono la custodia dei figli che vengono affidati in maniera rischiosa ai padri denunciati. Gli operatori della giustizia e i consulenti non sono formati su queste tematiche e spesso veicolano pregiudizi sul rapporto madre-figli aderendo a teorie ascientifiche. In particolare, dato per noi in Italia molto importante, è che la specializzazione in psicologia forense (che in Italia comprende molti appartenenti alla classe psicologica e medica chiamati dai tribunali ad occuparsi di questi casi come consulenti) non deve costituire titolo formativo valido per affrontare i casi di violenza domestica.

Dai dati generali riportati  nel titolo XV dell’ATTO di di ri-autorizzazione  sulla violenza contro le donne, riportiamo i seguenti.  

 (1) Ogni anno circa 1 bambino su 15 è esposto a violenza domestica. 

(2) La maggior parte degli abusi sui minori è perpetrata in famiglia e da un genitore. La violenza intima del partner e gli abusi sui minori si sovrappongono nelle stesse famiglie a tassi compresi tra il 30 e il 60 per cento. Il rischio di abuso di un bambino aumenta dopo che un autore di violenza si separa dal  partner, anche quando l'autore non ha precedentemente abusato direttamente del bambino. I bambini che hanno assistito alla violenza domestica ( del partner intimo) hanno circa 4 volte più probabilità di subire maltrattamenti diretti rispetto ai bambini che non sono stati testimoni di violenza domestica.  

(3) Più del 75% degli abusi sessuali su minori è perpetrato da un familiare o da una persona nota al minore. I dati del Dipartimento di Giustizia mostrano che i membri della famiglia sono nel 49% dei casi, quasi la metà dei casi, gli autori di aggressioni sessuali su minori di età inferiore ai 6 anni. 

(4) La ricerca suggerisce che l'esposizione di un bambino a un maltrattante è tra i più forti indicatori del rischio di vittimizzazione per l’abuso sessuale intrafamiliare.  Uno studio ha rilevato che le bambine con padri che maltrattano le loro madri avevano una probabilità 6,5 volte maggiore di sperimentare l'abuso sessuale padre-figlia rispetto alle bambine  che non avevano contatti con i padri violenti con le loro madri.

 (5) L'abuso sui minori è un grave problema di salute pubblica negli Stati Uniti. I costi finanziari totali, associati a un solo anno di casi confermati di maltrattamento sui minori, inclusi abusi fisici, abusi sessuali, abusi psicologici e abbandono, comportano un costo annuale di $ 124.000.000.000 per l'economia degli Stati Uniti, ovvero circa l'1% del prodotto interno lordo degli Stati Uniti. 

(6) La ricerca empirica indica che i tribunali non danno credito regolarmente alle accuse di abusi fisici e sessuali su minori quando tali accuse vengono sollevate in casi di affidamento dei figli. I tribunali hanno ritenuto credibili  meno di ¼ delle affermazioni che  indicano il padre come autore di abusi fisici o sessuali su un bambino. Là dove i padri sono stati segnalati all’Autorità giudiziaria come autori di abuso sui minori, questi  hanno accusato le madri di alienazione; in questi casi i tribunali hanno ritenuto valide solo una 1 denuncia di abusi sessuali su 51. Una ricerca indipendente indica al contrario che le accuse di abusi sessuali su minori sono credibili tra il 50 e il 70 percento delle volte. 

(7) La ricerca empirica mostra che ai presunti o noti genitori abusivi viene spesso concesso dai tribunali l'affidamento o le visite non protette. Circa 1/3 dei genitori accusati di aver commesso abusi sui minori ha avuto l'affidamento al posto  del genitore protettivo che ha denunciato l'abuso, mettendo così  i bambini a rischio continuo.

 (8) I ricercatori hanno documentato quasi 800 omicidi di bambini negli Stati Uniti dal 2008 commessi da un genitore divorziato o separato. È noto che più di 100 di questi omicidi di bambini si sono verificati dopo che un tribunale ha ordinato contatti padre figlio, dopo che il padre era stato indicato dalla madre come violento e pericoloso. 

(9) Teorie scientificamente infondate che considerano le accuse di abuso delle madri come pretestuose, infondate o strumentali  al fine di minare il rapporto padre-figli sono spesso applicate nei tribunali della famiglia per minimizzare o negare le segnalazioni di abusi. Molti esperti che testimoniano contro le accuse di abuso non hanno esperienza nel tipo pertinente di presunto abuso, basandosi invece su teorie infondate e non dimostrate. 

(10) I giudici che presiedono casi di affidamento che coinvolgono denunce di abusi sui minori, abusi sessuali su minori e violenza domestica sono raramente tenuti a ricevere una formazione su questi argomenti e la maggior parte degli Stati non ha stabilito standard per tale formazione. 

Nelle finalità seguenti indicate  dalla Kayden’s Law si chiarisce che l’obiettivo dei tribunali deve essere la sicurezza dei minori, non sottovalutando la violenza domestica, connessa al maltrattamento sui minori, dando il giusto valore alle denunce delle donne e assumendo procedure  conseguenti di tutela quali l’emissione di ordini di protezione.

  1. Aumentare la priorità data alla sicurezza dei minori in qualsiasi procedimento giudiziario in materia di divorzio, separazione, visita, paternità, mantenimento dei figli, ordine di protezione civile o affidamento familiare che incida sulla custodia e la cura dei minori;
  2. rafforzare le capacità dei tribunali di: (A) riconoscere e giudicare le accuse di violenza domestica e abusi sui minori sulla base di prove valide e ammissibili; e (B) inserire ordini che proteggano e riducano al minimo il rischio di danni ai bambini;
  3. garantire che il personale professionale coinvolto in casi contenenti violenza domestica o denunce di abusi sui minori riceva una formazione adeguata sul trauma e culturalmente appropriata sulle dinamiche, i segni e l'impatto della violenza domestica e degli abusi sui minori, compresi gli abusi sessuali sui minori.

Infine la la Kayden’s Law  mette in chiaro oltre quello che un tribunale  deve fare, anche  tutto quello che un tribunale non può fare. Il tribunale allora deve garantire  che i consulenti siano formati nella specifica materia della violenza domestica e non nel generico ambito forense. Deve garantire soprattutto l’assunzione di un punto di vista che tenga conto dell’interesse del minore a non essere sottoposto a traumi, quando si prevede di  allontanarlo da un genitore accudente, non violento, e con cui il minore dichiara di voler vivere, per permettere all’altro genitore di accedere al minore o migliorare la sua relazione con il figlio 

(A) “la perizia di un professionista nominato dal tribunale o esterno in relazione al presunto abuso può essere ammessa solo se il professionista possiede una comprovata competenza ed esperienza clinica nel lavorare con le vittime di violenza domestica o di abusi sui minori, compresi gli abusi sessuali su minori, ovvero non solo di natura forense; 

(B) (i) un tribunale non può, al solo fine di migliorare una relazione carente con l'altro genitore di un bambino, rimuovere il bambino da un genitore o da una parte in causa—che è competente, protettivo e non violento fisicamente o sessualmente; 

(ii) un tribunale non può, al solo fine di migliorare una relazione carente con l'altro genitore di un bambino, limitare i contatti tra il bambino e un genitore o parte in causa—che è competente, protettivo e non violento fisicamente o sessualmente; 

(iii) un tribunale non può disporre un trattamento di ricongiungimento, a meno che non vi sia una prova generalmente accettata e scientificamente valida della sicurezza, efficacia e valore terapeutico del trattamento di ricongiungimento; 

“(iv) un tribunale non può ordinare un trattamento di ricongiungimento basato sull'allontanamento di un figlio da un genitore con cui il figlio è legato; 

 (v) qualsiasi ordine volto a porre rimedio alla resistenza di un bambino ad avere contatti con un genitore violento o abusante riguarda principalmente il comportamento di quel genitore prima di ordinare all'altro genitore del bambino di adottare misure per migliorare potenzialmente la relazione con il genitore verso cui  il bambino manifesta rifiuto.


Allegati



Autore

immagine A3M

Visite, contatti P&D

Nel mese di Marzo 2022, Persona&Danno ha servito oltre 214.000 pagine.

Libri

Convegni

Video & Film