-  Redazione P&D  -  30/10/2011

VIDEOGAMES IN U.S.A E IN EUROPA TRA DIRITTO, LETTERATURA E COSTITUZIONE – Gino M.D. ARNONE

Nel corso dell’intera storia umana il gioco ha sempre rivestito una necessità irresistibile. Lo dice Zarathustra, secondo cui nell’uomo autentico si nasconde un bambino che vuole giocare; ma molti prima di Nietzsche dedicarono attenzione al gioco.

Aristotele, ad esempio, ne accostava l’essenza alla gioia e alla virtù, distinguendolo dalle attività praticate per necessità. In un’ottica di più ampio respiro Schiller evidenziava come neppure la natura fosse priva di manifestazioni di giochi, quali le sovrabbondanze, le superfluità.

In questo quadro ricostruttivo, il gioco manifesta il suo essere ontologicamente un quid più antico della cultura, da un lato più che un fenomeno puramente fisiologico e dall’altro più che una reazione psichica fisiologicamente determinata. Il gioco è una funzione che contiene senso. Si consustanzia nel loisir, il luogo individuato da Morin come spazio in cui l’uomo trova tempo per se stesso e per il proprio svago o, se si preferisce, nell’iper-realtà di Carzo e Centorrino.

E’ per queste ragioni che nel tempo alcuni autori, invero non molti, primi fra tutti Huizinga, Caillois, Winnicott, Turner, continuarono a individuarvi una parte fondamentale della vita dell’essere umano.

Il gioco, quindi, proprio perché fondamentale, non ha potuto che accompagnare l’evoluzione del genere homo, tanto che taluni tratteggiano l’evoluzione della specie da sapiens a ludens.




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