Danni  -  Paolo Cendon  -  30/01/2022

Violenza e danno esistenziale

Vivere sotto il tallone della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta, della sacra corona unita. La paura incessante, dover sempre chinare la testa: la pervasività delle minacce, pagare il pizzo mensile, assumere un falso nome, traslocare di continuo, cambiare faccia.

Fingere di non vedere, tenere in casa i bambini, uscire solo a certe ore, sentirsi vili; temere ogni stridio di freni, evitare metà delle strade, mentire alla polizia (per amore o per forza).

L’usura poi. Scadenze insostenibili, intimidazioni crescenti, spirali senza fine; cessioni a strozzini sempre peggiori: e poi le prime violenze, la percezione del punto di non ritorno, gli annunci di morte, la resa dei conti ormai vicina.

La gamma di tutti gli altri reati a valenza “esistenziale non biologica”. Aver subito un sequestro di persona; e, una volta tornati alla libertà, scoprirsi a vivere sotto una coltre di panico sottile, senza requie. L’angoscia della notte, le fobie nel salire in macchina, gli indugi sulla soglia di casa; sobbalzare a ogni squillo di campanello, dubitare di ogni passante nel quartiere. Gli assalti claustrofobici, l’esitazione a svoltare gli angoli, la diffidenza per le siepi poco rade.

Oppure: trovarsi in una condizione di prostituzione coatta - e non vedersi risparmiato alcun oltraggio. Spezzato ogni sogno adolescenziale, incistarsi una pseudo-indifferenza. Ma anche dopo l’uscita dal giro (nei casi in cui il progetto si realizza): rassegnarsi alla penombra, perdere il gusto della tenerezza, non poter dimenticare sino in fondo; temere sempre la curiosità dei figli, l’invasività delle vicine di casa, sentirsi in colpa, sviare i discorsi.

O ancora: venir trascinati inopinatamente (da bambini, all’uscita dalla scuola, blanditi da uno spacciatore) entro le spire della tossicodipendenza. La “roba” – di lì in avanti - come sola ragione di vita, come unica attesa quotidiana. I micro-reati inevitabili (dopo un po’ sempre meno micro), l’impotenza sessuale, la famiglia disperata; la distruzione del corpo, ogni vergogna segreta ma presente, gli strazi occasionali dell’astinenza: svanita ogni forma amorosa, bruciate le amicizie precedenti, nessuna lealtà più possibile.

La dipendenza mattutina dai centri di recupero (non sempre puntuali, non sempre generosi), collassi ricorrrenti, il senso costante di morte.




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