Cultura, società  -  Paolo Cendon  -  24/04/2024

Il dentro e il fuori

Nel Macbeth di Shakespeare (atto V, scena V) sentiamo per bocca del protagonista   che ‘’la vita è il racconto di un idiota, fatto di rumore e di vento, che non significa nulla’’. 

  Può darsi che talvolta vada però diversamente; e al civilista occorrerà allora, rispetto a quanto egli abbia appreso dal primo comparto (nei trattati, nelle sentenze, nell’esperienza diretta), sapere cosa possa servirgli per decifrare anche il secondo.

  L’interprete il quale operasse diversamente, che si arrestasse nel suo cammino, rischierebbe di sprecare qualcosa di prezioso; un tesoro che gli è proprio ormai, che gli appartiene culturalmente.

  In Italia è andata appunto in questo modo.

 Il riguardo per la qualità della vita è fra i motivi che, nel 1978, hanno indotto il legislatore italiano a cancellare i manicomi.  È poi fra le ragioni che, nel 1984, spingeranno alcuni studiosi a esaminare a fondo i misteri del danno psichico, a domandarsi quale sia l’agenda spicciola di chi è diventato matto per colpa di un altro. È ancora il Leitmotivche a Trieste, nell’estate del 1986, dopo un famoso convegno di studi, contrassegnerà il progetto di riforma del diritto degli ‘’incapaci’’, con la messa a punto del neo-istituto dell’amministrazione di sostegno. È sempre il collante che permetterà di cucire insieme, nel 1990, le chiavi ispiratrici di una serie di condanne risarcitorie, in tema di immissioni dannose, di danni in famiglia, di lavoro   subordinato: con la prospettazione dell’inedita figura del danno esistenziale, quale cifra d’insieme.

Così anche successivamente, da Venezia a Palermo, in un gioco di rimbalzi e influenze vicendevoli, fino ad oggi.

E - occorre aggiungere - qualcosa del genere può ravvisarsi, in termini più o meno dichiarati, per non pochi altri sistemi del nostro tempo: Francia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, paesi dell’America Latina. Basta saper cercare con la lente di ingrandimento: variano le combinazioni, le etichette potranno divergere, il trend di fondo è analogo però. 

 La persona che non riesca, per motivi di inadeguatezza fisiopsichica, ad amministrare decentemente i suoi beni, i suoi affetti o la sua salute, non vorrà soltanto essere consolata, a livello spirituale o psicologico, per l’insoddisfazione in cui versa; desidera anche essere aiutata a rimettere in moto ciò che zoppica, sul piano oggettivo, sospinta a dare corpo e respiro alle attività realizzatrici cui è avvezza, che le si addicono in comunità. Empowerment.

  Non solo il ‘’dentro’’ delle creature insomma, le liquidità e le emozioni.  Anche il ‘’fuori’’ dell’esperienza, l’area dei frangenti possibili e auspicabili – quelli legati alla cerchia affettiva, alla scuola, al condominio, all’espressione artistica, alle vacanze, al territorio. Fiorire, espandersi, fruttificare.

  E lo stesso può ripetersi per la vittima di un torto: andrà riparata non soltanto la parte interna del plaintiff, quella legata alle sofferenze e ai patemi d’animo; bensì anche quella esterna, inerente alle occupazioni terrene che non si possono più coltivare, dopo l’illecito.  La parte relativa alla carriera troncata, mettiamo, alle gite perdute, agli hobbyaccantonati, agli abbracci che non verranno. E ciò indipendentemente dal fatto che si tratti o meno di voci redditizie.

 

 




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