Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  07/05/2024

L'inadeguatezza gestionale - Paolo Cendon

La   chiave di volta, allora, per l’Amministrazione di sostegno, nell’inchiesta affidata al giudice tutelare? Il metro di valutazione attraverso cui decidere, ai giorni nostri, se far luogo o meno alla misura in questione, riguardo a un determinato cittadino - quello al centro del ricorso presentato in tribunale?

Si tratta, va sottolineato, di un motivo prettamente funzionale - un filtro di tipo storico/contabile - da identificarsi come ‘’adeguatezza/inadeguatezza gestionale’’. Ravvisabile    nella corrispondenza o meno dei comportamenti dell’interessato, in un cert’arco di tempo, rispetto a determinati standard di ’’efficienza operativa’’; a fronte di un modello di ‘’dare/avere elementare’’, di fragranza sul piano della ‘’vita quotidiana’’.

In questa prospettiva le questioni rimesse all’ufficio, riguardo al beneficiando, verteranno   non tanto e non solo sul ‘’se ci si trovi’’ dinanzi a un individuo ‘’malato o menomato’’, a livello fisico o psichico: un essere rientrante come tale in qualche casella nosologica, manualistica, accademica. Occorre    domandarsi piuttosto - a valle, partendo dagli estratti conto, dalle foto, dai tabulati, dai video di registrazione, dai segni digitali di passaggio - se le azioni che compie via via, o non compie, la creatura in questione siano quelle che hic et nunc dovrebbero (in vista di un bilancio fruttuoso) venir intraprese nei contesti familiari, scolastici, lavorativi, relazionali e burocratici in cui la stessa si trova immersa. 

  Le diagnosi o le etichette di tipo medico, cartaceo, laboratoriale, peseranno e influiranno certamente, anche nell’ottica dell’Amministrazione di sostegno; sempre però fino a un certo punto, come traccia di prima correlazione, orientativa, di sinergia tendenziale, di computo d’insieme circa la situazione.

 I fatti omissivi, quelli  spiccioli, ‘’ruspanti’’, consistenti nel non essersi l’amministrando  attivato quando un’iniziativa sarebbe stata indispensabile, o almeno propizia, hanno valore quasi sempre - in giudizio -  ben più di quelli commissivi: prescrizioni o decadenze lasciate cadere, mettiamo, oppure figli piccoli  senza libri o senza scarpe, convocazioni  in tribunale che vengano disertate, col rischio di condanne evitabili,  il cane e il gatto di casa che non mangiano, fiori non innaffiati,  centimetri di polvere sui libri, momenti di rassegnazione sul piano igienico,  sanitario. 

  Certo è un male quando chi è ai margini, a rischio, attui una donazione esagerata, che proprio non dovrebbe; o acquisti un quadro pagandolo dieci volte il suo valore: o venda un prezioso mobile di casa per quattro soldi.

 Peggio ancora però – va osservato - se l’interessato non paga le bollette, come stile di vita, se non si cura dei debiti, e nemmeno dei suoi crediti, se non aggiusta per tempo una finestra o una ringhiera pericolante; ancor più fosco il quadro ove egli getti via le raccomandate, coi moduli di versamento, se dimentichi di prendere gli antibiotici o il cortisone, regolarmente, se non faccia aggiustare i freni guasti o non cambi le gomme consumate dell’automobile,




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