Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  28/04/2024

Patto di rifioritura, giro di boa - Paolo Cendon

A un certo punto, come law in action, cambia qualcosa nel sistema italiano. Occorreranno alcuni anni: lo spettacolo di quelle sventure, tuttavia, comincia dapprima a pungere gli occhi e a toccare le anime, poi a sconvolgere avvocati, giudici, professionisti dell’aiuto, infine rovescia del tutto le coscienze dei migliori.

Diventa chiaro a ognuno, sempre più nettamente, che i diritti alla vita e alla salute sono fra i più importanti, nell’ordinamento giuridico: fra l’altro perché una volta che il primo è andato perduto, non potrà essere più ripristinato. Quello del dialogo e della persuasione è un buon metodo allora, anche rispetto al mondo dell’alcol e della droga. Se non funziona però, qualcosa occorre pensare per i casi estremi; sottovoce magari, al momento, senza dirlo apertamente.

Bisogna conferire i poteri indispensabili all’amministratore di sostegno, quelli che il caso richiede; e c’è perfino qualche giudice che autorizzerà quest’ultimo, ove occorra, a servirsi della forza pubblica.

Né gli interessi dei familiari e dei terzi, ecco il secondo giro di boa, hanno bisogno di essere evocati/menzionati specificamente, in ambito di fragilità; non occorre, cioè, che negli articoli 404 e ss. cod. civ. si proclami trattarsi di prerogative meritevoli di protezione, pur rispetto al beneficiario. Quand’anche una ripetizione del genere manchi testualmente, o appaia vaga, non cambierà nulla ai fini operativi. Hanno già le loro basi quelle prerogative, nella stessa Costituzione, sedi più che smaglianti; e un eventuale appannarsi quanto a freschezza gestionale - in quel certo assistito, capo-famiglia oggi - non potrà certo annacquare detti riconoscimenti.

 

 




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