-  Sassano Francesca  -  02/10/2016

Quelli che stanno male... – Francesca Sassano

Quelli che stanno male non devono occupare spazio. Loro lo sanno e anche gli altri, perché il mondo è di quelli che vanno veloce. Il sole non splende per loro, il mare non s'infrange sulla spiaggia per loro, il sorriso non arriva mai a loro senza ricompensa.

Quelli che stanno male non devono respirare. Loro lo sanno e anche gli altri, perché il loro esistere è un fastidio oppure solo un'opportunità rapace per gli estranei. Devi pagare ogni cosa, perché il tuo respiro è pesante, il tuo corpo non è esteticamente gradevole, anche se giovane, il tuo dire è ripetitivo e a volte privo di senso.

Quelli che stanno male non devono desiderare. Loro lo sanno e anche gli altri, perché il dolore appartiene solo a loro senza una speranza, inghiotte ogni aspettativa e rende lo sguardo immobile. Nessuno vuole vedere la sofferenza degli altri, anche se prossimi.

Quelli che stanno male non è vero che siano benedetti. Loro lo sanno e anche gli altri ma hanno perfino paura di parlare perché il mondo di oggi è avvolto in una carta patinata, che vuole buttare via ogni "disarmonia".

Quelli che stanno male devono stare tutti, insieme tra di loro, possibilmente cancellati. Loro lo sanno e anche se ogni tanto, quasi di nascosto, si guardano nudi allo specchio e non si vedono diversi, non sempre sono capaci da soli di convincersi.

Quelli che stanno male... sono il nostro fortunato arresto, una benedizione capovolta, una mano tremolante che stringendola ci riporta ai tempi puri dell'infanzia, un dare senza opportunità, una consapevolezza matura di un amore senza forme e forse anche deforme, ma che è vera appartenenza, una scheggia di creato che non è difettata.

Quelli che stanno male ... sono anche il nostro futuro, vivono con noi e dipendono da noi, se non lo ricordiamo più, troppo presi come siamo a cercare di essere i primi di una gara inesistente.

Quelli che stanno male... sono esattamente come noi, vuoti a perdere, con una resa sicura, in un momento sconosciuto, E allora chissà, in un dopo che pure potrebbe esistere, privo di sostanza, potremmo essere noi i deformi, quelli senza anima , a non poter avere "spazio", respiro, desiderio, amore. In eterno.   




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