Cultura, società  -  Redazione P&D  -  24/10/2020

Santità sull'oblio - Luigi Trisolino

Non spezzar le ali

alla mia santità, nuda 

nelle tenere sembianze dell’alba.

Vestivo la mia sacralità laica

di passioni ed orpelli,

sull’impennata del mio eremo

oltre le scalate dei tuoi seni

ondivaghi e agitati.

Cosa? Cosa coltiva

la mia santità se non il bacio

con la tua verità?

Verità è nudità. E l’esser

santi è l’esser liberi.

Continua pure, vera,

a svestir le carni libere

per santificarle di morsi in carezze.

Sulla squadra del destino

la misura dell’universo tace,

e il mio canto ululante

rompe il tuo cerchio di vana pace.

Sii iniziata; né rea né ingenua; alla tua èra.

Al di qua, dell’eterno oblio

sui trisolini giacigli ecclesiali

dell’io.

         

          Spiegazione dell’autore: Questa poesia l’ho scritta venerdì 23 ottobre 2020: è una poesia contro i pregiudizi unilateralmente e/o bilateralmente sessisti, in società. Sia la donna né rea né ingenua, bensì semplicemente libera, al di là degli stanchi modelli novecentescamente contrapposti. Questa poi è una poesia che entrando nella dimensione egosociospirituale giunge a riconsiderare copernicanamente la santità umana. La santità è teofania della propria specifica – unica ed irripetibile – libertà, attimo per attimo, nell’eco dell’eternità per ogni respiro. L’oblio è d’ostacolo alla conoscenza intuizionista nelle linee imperscrutate dell’universo vivente. Ma la santità liberale dell’ascolto nonché dello sfogo dei sensi allevia le fallacie dei propri finiti metodi di ricerca della verità infinita. Luigi Trisolino




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