Biodiritto, bioetica  -  Redazione P&D  -  27/03/2024

Caroline March, un'atleta paralizzata dal 2022, ha deciso di accedere al suicidio assistito

"NON VOGLIO QUESTA VITA", HA SCRITTO SUI SOCIAL

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Caroline March, una giovane atleta di 31 anni, ha scelto il suicidio assistito. Da circa due anni combatteva la propria sfida con la nuova condizione del suo corpo, raccontandosi sui social. La donna era rimasta paralizzata dopo un incidente a cavallo, ma l’impegno profuso nella riabilitazione non le dava soddisfazione. Nella sua lettera di addio scrive chiaramente che non capisce l’ossessione della società per la longevità e che lei quella vita non la voleva.

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Sul profilo Facebook di Caroline March è comparso un lungo messaggio. Si tratta di una lettera di addio nel quale annuncia la sua decisione di accedere al suicidio assistito (mentre la Regione Emilia Romagna cambia le regole per accedere ai farmaci). Prima del testo si legge della volontà della donna di lasciare un ultimo post “nella speranza che possiate capire chi fosse veramente e le decisioni che ha preso”.

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“Non so nemmeno da dove iniziare a scrivere questo”, digita tra le prime righe l’atleta. “Un famoso filosofo, Alan Watts, diceva: ‘Preferirei avere una vita breve piena di quello che amo fare, che una lunga vita passata in un modo miserabile’”, cita. Un preambolo chiaro che, passando verso la rinuncia alla maternità, prosegue chiaramente con: “Non è questa l’esistenza che voglio”.

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Un’atleta che pratica sport a livello agonistico si prepara anche a subire un incidente, ma uno grave che impedisce di tornare in sella (in questo caso a cavallo) cambia i piani. È proprio quello che è successo a Caroline March. Dopo aver subito un grave infortunio a una gara nell’aprile del 2022, la donna aveva dovuto superare tutta una serie di passaggi delicati per uscire dalle condizioni critiche.

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Si è sottoposta a un intervento chirurgico per stabilizzare le vertebre fratturate, conclusosi in ogni caso con la lesione del midollo spinale e una paralisi totale degli arti inferiori. Prima di scegliere il suicidio assistito (in Italia la prima donna ad accedervi è stata una 78enne paziente oncologica), la donna aveva tentato diverse terapie, anche sperimentali come quelle con le cellule staminali.

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Già ad agosto del 2022 aveva scritto in un lungo sfogo che era difficile accettare la nuova condizione. “Questo non è un grido di aiuto, beh non credo lo sia – aveva scritto su Facebook – Sto solo mettendo le mie carte in tavola. È faticoso essere forti e fare la faccia coraggiosa e dire sto bene, non sto bene, sono tutt’altro che ok. Sono veramente a pezzi, fisicamente, mentalmente ed emotivamente”.

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Con il tempo la donna ha elaborato la propria decisione di accedere al suicidio assistito. Come lei stessa scrive, non era quella l’esistenza che voleva. E, seppure consapevole che in futuro “una frattura alla schiena potrà essere curata come quella a un braccio”, racconta che l’impossibilità di fare ciò che ama l’ha portata alla decisione messa in atto il 23 marzo 2024.




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