03/05/2024

Storia di Ina e L'orco in canonica - Paolo Cendon

STORIA DI INA

Gambiate, cittadina di 70.00 abitanti (sud ovest Lombardia), intorno all’anno 2010: allo studio-appartamento di M., un professore universitario di diritto civile, famoso, vedovo, sui 60 anni, bussa un pomeriggio Ina.  È una ragazza di 28 anni, ex allieva di M., bella, accaldata, problemi all’occhio sinistro, braccio al collo. Racconta a M. di una molestia sessuale subita due notti prima, ad opera di un certo Jamil, da cui è uscita malconcia. M. promette che la difenderà; l’aiuta poi a rinfrescarsi in bagno.

In un viaggetto insieme sull’Oltrepò, pochi giorni più tardi, i due si conoscono meglio. Tanti racconti sul passato, vicendevoli. M. le propone di venire a lavorare con lui in studio, lei accetta. Nasce un sodalizio. Ina   - in apparenza una ‘sfigata’ - rivela ben presto delle doti: intelligente, spirito di iniziativa. Anche se malinconica, misteriosa (ha un fratello disabile). Soprattutto fresca, generosa, libera. M. sente invece che il proprio mondo di certezze teorico-accademiche è pieno di ragnatele, di chiusure; comincia a frequentare nuovi tipi di convegni, seminari, scopre da lei il mondo della fragilità, del disagio. Cambia, comincia a trasformarsi dentro.

La faccenda di Jamil si sistemerà con una transazione, meglio per Ina.

 Lei è anche provocatoria, sexy, austera e disinibita al tempo stesso. Fra i due nasce una specie di intimità, tutta loro, ‘giapponese’, lieve, in crescendo. Continuano a darsi del lei.  Viaggiano per convegni, si fanno vedere in giro (...)

L'ORCO IN CANONICA

Una bambina di otto anni, Anna, graziosa, occhi verdi, genitori all’antica, si vede proporre da un prete di ventisei anni – in una cittadina italiana, dopo la prima comunione – un “percorso” di approfondimento religioso. La piccola accetta, comincia a frequentare la parrocchia; sarà l’inizio di cinque anni di violenze sessuali, dapprima subdole, poi sempre più pesanti, compiute in una stanzetta della canonica.
Ogni tentativo di fuga della bimba fallisce, anche per la complicità omertosa del parroco (pavido, opportunista) e della maestra di religione (sua amante).
Segue un periodo di rimozione, con gravi malesseri fisici e mentali. A vent’anni Anna inizia una terapia psicologica, assai faticosa, col recupero progressivo della memoria; poi la denuncia in questura, l’apertura di un’istruttoria, un lungo processo.
Due sentenze: nella prima Anna è sconfitta, in secondo grado sarà creduta, “vincerà”; il sacerdote viene condannato, così come la Chiesa locale.
Dopo vari anni Anna, ormai adulta, si recherà a Venezia a trovare il suo professore di diritto, che l’aveva seguita fin dall’inizio. Accanto a lui – rivisitando tanti particolari lontani, cercando di capire cosa brucia ancora in lei – prende alcune importanti decisioni per il suo avvenire.




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