Biodiritto, bioetica  -  Redazione P&D  -  22/06/2023

Suicidio assistito, 5mila firme raccolte in Friuli Venezia Giulia per avere la legge

Associazione Coscioni: raggiunta la cifra necessaria per poter presentare la proposta di legge in materia di fine vita

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TRIESTE Cinquemila firme raccolte in Friuli Venezia Giulia per la proposta di legge regionale sul suicidio assistito, “Liberi subito”, elaborata dall’associazione Luca Coscioni. Sottoscrizioni raccolte con l’obiettivo di applicare la cosiddetta ”sentenza Cappato” in «tempi certi». Perché «nessun malato debba più subire una sofferenza insopportabile contro la propria volontà».

La campagna “Liberi Subito” in Fvg è iniziata il 25 marzo scorso: ieri sono state toccate le 5.561 firme. Una volta depositata la proposta, si procederà con la verifica delle adesioni, quindi una commissione si esprimerà sull’ammissibilità. Nel caso di esito positivo, il Consiglio regionale avrà otto mesi di tempo per discuterla.

L’iniziativa popolare, spiega Filomena Gallo, segretaria nazionale di Coscioni, vuole «scongiurare il rischio che persone in condizioni di sofferenze insopportabili siano costrette a subire l’ostruzionismo del servizio sanitario», come accaduto a Federico Carboni, il primo in Italia ad accedere al suicidio medicalmente assistito: un anno fa Carboni ha posto fine alle sue sofferenze durate quasi due anni. Lo stesso vissuto che è oggi quello della triestina Anna (nome di fantasia) da anni affetta da sclerosi multipla.

Lo scorso 4 novembre, Anna aveva chiesto all’Asugi di procedere con la verifica delle sue condizioni di salute per accedere alla morte assistita. Da allora - afferma - non ha mai ricevuto risposta. La signora ha dunque dato mandato all’avvocato Gallo di avviare una procedura legale «contro le inadempienze dell’Azienda sanitaria»: un ricorso d’urgenza dinanzi al giudice civile, e una denuncia penale per rifiuto e omissione di atti d’ufficio. Perché da oltre sei mesi - secondo quanto sostenuto nel ricorso - «l’Asugi rifiuta l’attivazione delle procedure previste dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale».

La “sentenza Cappato” nasce dalla lotta di Fabio Antoniani, alla cronaca Dj Fabo. Sentenza che - spiega l’associazione Coscioni - ha valore di legge e oggi regolamenta il tema del fine vita nel nostro paese. Per accedere all’aiuto al suicidio assistito, la persona deve essere affetta da una patologia irreversibile, che le causa sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili. Deve avere piena capacità di intendere e volere, ed essere tenuta in vita da trattamenti vitali. L’Asugi dovrebbe quindi verificare queste condizioni e - previo il parere del Comitato etico regionale - valutare le modalità per accedere alla procedura: quando, come, il farmaco da assumere. L’Azienda sanitaria, denuncia però sempre Gallo, a oggi «non garantisce tempi certi per rispondere alle persone malate che hanno diritto di porre fine alla propria vita».

Da qui la strada delle Regioni. La proposta di legge si articola in sei punti, e prevede l’istituzione di una Commissione medica permanente chiamata a effettuare le verifiche dei requisiti di accesso al suicidio assisto - indicati nella sentenza Cappato - entro un massimo di venti giorni. Il testo prevede anche che tutte le prestazioni sanitarie in questo percorso siano gratuite. La proposta di legge regionale sarà depositata a breve: seguirà l’iter burocratico che come detto potrebbe richiedere mesi. La raccolta firme intanto continua: Raffaella Barbieri, coordinatrice della campagna, invita le istituzioni a «sensibilità e ascolto per le migliaia di cittadini che si stanno mobilitando».

Il tema tiene banco anche a livello politico. Nelle scorse settimane il consigliere regionale del Patto Enrico Bullian ha depositato una mozione in cui si chiede alla Regione di «impegnarsi a garantire che ogni persona sia libera di scegliere». La mozione, sottoscritta dai rappresentanti di tutti i gruppi di opposizione, è formulata - ha già fatto notare il consigliere - per poter esser sostenuta in modo trasversale. Una simile mozione è stata presentata anche al Consiglio comunale di Trieste.

 

 




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