Non avevo ancora compiuto quindici anni quando mio padre morì; un evento destinato a incidere profondamente sulla mia vita, per l’immediato e in avvenire.
’’Se la mamma e il papà da piccolo ti hanno voluto bene, niente di brutto potrà succederti’’, ripeto spesso questa frase ai convegni, parlando ad esempio dei danni. ‘’Se una fortuna del genere ti è mancata, potrà essere dura nel tempo’’, così proseguo il discorso di solito.
Per parte mia, benché avessi i capelli rossi, ero stato fortunato a Venezia; mi era andata bene sia nell’infanzia che nella prima adolescenza.
Anche a scuola oltre che a casa; studiare, fare i compiti, essere interrogato in classe non mi entusiasmava, riuscivo comunque sempre a cavarmela.
Con gli amici in laguna facevamo lunghi giri, fra ponti e calli, giocavo a palla nei campetti; anche a tacco, a palline, a bandiera, scambiavamo figurine, andavamo in barca. Sapevo già vogare alla veneziana, cosa non facile.