Interessi protetti  -  Redazione P&D  -  22/11/2023

Cataloghi formativi  e Codice di comportamento degli Enti pubblici - Giovanni Di Salvo

Considerazioni e suggerimenti alla luce del D.P.R. 13 giugno 2023, n. 81, sul “Regolamento concernente modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 62”, recante: “Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell’articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165”.

Abstract.

I poteri locali tendono a trasformarsi sempre più in luoghi di programmazione e di impieghi delle risorse umane e finanziarie, per le gestioni e le implementazioni delle politiche pubbliche. Tuttavia, le loro efficienze restano legate alle acquisizioni di logiche nuove e di modelli operativi e comportamentali innovativi, che non possono non essere improntati alla efficienza, alla trasparenza, alla economicità, alla funzionalità ed alla managerialità. Ovvero, le amministrazioni pubbliche, sebbene abbiano avviato una complessiva opera di revisione degli strumenti e delle modalità operative, la quale principiò già negli anni trascorsi, non riescono a conseguire standard omogenei e performance uniformi sul territorio nazionale e rispetto al quadro complessivo delle fonti euro unitarie. Motivi per i quali oggi le amministrazioni pubbliche perseguono, più che ieri, compiti ed obbiettivi ulteriori, per i quali è stato necessario adoperare logiche di formulazioni strategiche, in rapporto alle persone che ne costituiscono le risorse interne e le utenze di riferimento. Questi utenti, sempre più vulnerabili e disorientati, sono i c.d. fruitori dei beni e dei servizi dei settori pubblici. I quali si propongano di concordare i propri coinvolgimenti, di partecipare alle gestioni delle amministrazioni. E di concretizzare, il più delle volte, uno sviluppo produttivo ulteriore, sano e duraturo. In tali contesti gli ambiti delle amministrazioni pubbliche sono dilatati in misura crescente e proporzionale alle dimensioni democratizzanti. Le amministrazioni sono, perciò, costrette ad introdurre dei controlli ulteriori, devono potenziare le proprie difese, immunizzarsi da qualunque fenomeno corruttivo, illegale, ingannevole e scorretto. Pena il discredito e l’inefficacia delle azioni adoperate.  Pertanto, se fosse pur vero che il controllo interno divenga lo strumento privilegiato di valutazione amministrativa delle performances e di incentivazione, o di disincentivazione, delle attività operative e manageriali; sarebbe altrettanto necessario che la vigilanza, tanto interna quanto esterna, sia esercitata anche sui percorsi di apprendimento, di istruzione, di aggiornamento e di formazione professionale ed amministrativa. Poiché è indubitabile che la profusione dei corsi hanno cagionato dei danni economici e di immagine alla amministrazione pubblica, così come hanno contribuito a deviare i percorsi di apprendimento delle risorse umane coinvolte. Disperdendo un patrimonio incommensurabile.

Ad avviso dell’autore, quindi, sarebbe opportuno che gli enti ministeriali e gli enti formativi e professionali sottoscrivano dei protocolli d’intesa. E diano seguito ad una programmazione più oculata dei percorsi di formazione e di qualificazione indirizzati alle risorse umane interne ed esterne. Altresì, sarebbe necessario che tali corsi siano iscritti in appositi cataloghi e che i cataloghi siano rinnovati nelle edizioni con frequenza regolare e costante. Che siano definiti gli obbiettivi e le funzionalità. Che siano individuati gli enti formativi, il contenuto formante ed i destinatari da formare. In conclusione, l’autore ritiene che tali cataloghi e codesti corsi professionalizzanti, abilitanti, specializzanti e di qualificazione per competenze tecniche debbano essere sottoposti alle vigilanze tanto interne quanto esterne dell’ANAC, del Ministero, delle Autorità Garanti e delle autorità giudiziarie. E segnatamente della Corte dei conti. 

In allegato l'articolo integrale con note e il documento indirizzato al Comitato Pari Opportunità 


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