Amministrazione di sostegno  -  Redazione P&D  -  22/01/2024

Con l'ADS si ha il passaggio da una concezione "paternalistica" ad una "promozionale": cosa significa?

La prima espressione corrisponde a ciò che ha dominato, per secoli, l’approccio alla fragilità. Atteggiamento non proprio ignobile in sé, mosso da spirito caritatevole, quasi sempre sbilanciato però; poco accettabile sul versante assistenziale/paternalistico.

 “Poveretta, ti è andata male nella vita, ci dispiace!”. “Non preoccuparti se sei nato disgraziato, per fortuna c’è chi pensa a te”. ‘’Sappiamo noi di cosa hai bisogno, abbiamo già nel cassetto le soluzioni che ti possono servire”.

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Sono evidenti i limiti di impostazioni del genere. 

 Il fragile che si vede ricacciato in partenza entro una data cornice, intonata alla pietà, alla commiserazione. Uno che non verrà magari respinto, agli sportelli, non sempre,  non sgarbatamente, neanche però consultato, interpellato, rispetto a ciò che va e non va nella sua vita.

A volte sarà lui stesso a chiedere gli venga elargito qualcosa, in termine di inviti, permessi, atmosfere, servizi. Finendo magari per ottenere una serie di provvidenze, ad opera della Pubblica Amministrazione. Alla fine gli verranno dette spesso parole del tipo: ‘’Hai visto che c’è chi pensa a te?’’, ‘’Per stavolta ringrazia la Provvidenza’’, ‘’Ripassa magari fra un mese’’.

 Vien da pensare alla ‘’Piccola fiammiferaia’’ di Andersen, al libro ‘’Cuore’’ di De Amicis, a certe considerazioni di Manzoni nei ‘’Promessi Sposi’’, di Dostoevskij in ‘’Umiliati e offesi’’, a più di un personaggio di Dickens o di Victor Hugo.

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La concezione promozionale ha altri orizzonti. Vede il fragile come portatore di istanze tutte sue, consapevoli e originali; alla base di una combinazione specifica, inconfondibile.  Qualcosa che scolpisce l’interessato, corpo e anima, che lo orienta e sempre lo accompagna. E’ un individuo il nostro che, a volte perfettamente, sa che cosa vuole e cosa invece non vuole (Montale).

 Conosce i suoi bisogni, li sente in circolazione, nel corpo e nella mente: non riuscirà sempre a esprimerli, intuisce che non tutti verranno esauditi; detesta però essere compatito per le sue ‘’disgrazie’’.  Soprattutto, guarda ai suoi deficit come a emergenze marginali, protuberanze ristrette all’area biologica e anatomica. Impedimenti secondari nella scala del bene e del male, per il governo ‘’accogliente e ragionevole’’ cui ambirebbe se potesse.

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In un sistema in cui domini l’egoismo, in cui la solidarietà altrui rimanga ai bordi estremi dei comandi, l’impostazione promozionale rimarrà qualcosa di velleitario.

In una società che scelga la linea contraria, potranno andare altrimenti le cose. Il primo passo, rispetto a chi versi in difficoltà, diviene quello dell’ascolto, della mitezza incuriosita. Un riscontro di cittadinanza elementare: cercare come servizio   o come angelo custode o come vicario di farsi raccontare le intermittenze, di scoprire le ricadute e frustrazioni dell’interessato.

Si tratterà poi di identificare   le autentiche strettoie, per il caso specifico, i lacci veri  di cui il protagonista sta soffrendo, a est come a ovest. ‘’Domani nella battaglia pensa a me’’. Tracciando quanto prima un programma di ‘’ritocco espansivo e addolcimento grammaticale’’, sul terreno della casa, del trasporto, del lavoro, dei social, della scuola, delle relazioni umane.




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