-  Bedeschi Ilaria  -  10/04/2012

CONGEDO DI PATERNITÀ. POURQUOI? – Ilaria BEDESCHI

È apparso sul Corriere della Sera un articolo intitolato "Papà è a casa" nel quale si narra la vicenda di un neo papà giornalista che decide, tra i pochissimi, di utilizzare uno strumento legislativo che da anni è appisolato sotto altre migliaia di leggi: il congedo di paternità. Ritenuto poco virile dal sottobosco delle opinioni, è chiaramente identificativo di una società che sta cambiando. Forse evolvendo?

Il congedo di paternità è disciplinato dal D.lgs. 26 marzo 2001 n. 151 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell"art. 15 della legge 8 marzo 2000 n. 53" nel quale, accanto al congedo obbligatorio di maternità, è riconosciuto sia un congedo di paternità alternativo a quello materno sia un congedo parentale (ossia l"astensione facoltativa della lavoratrice o del lavoratore) grazie al quale ciascun genitore ha diritto di astenersi dal lavoro secondo le modalità nel testo stabilite.

Si noti che nell"attuale riforma Fornero del mercato del lavoro l"art. 56, intitolato Sostegno alla genitorialità, prevede l"astensione obbligatoria della durata di tre giorni per il padre lavoratore.

Ma per quale motivo sono così pochi i padri che decidono di usufruire del congedo parentale? E se è uno strumento legislativo così poco utilizzato, perché renderlo parte della riforma del mercato del lavoro?

La soluzione all"interrogativo potrebbe trovarsi nella nuova formulazione dell"idea di famiglia, di ruoli, di genitorialità, di competenze e di doveri. Ma non solo. Accanto all"idealismo vi è anche il materialismo profumato con una goccia di tendenza utilitaristica.

Infatti, se da un lato la rivendicazione del diritto ad essere genitori dilaga altresì in relazione al diritto di stare con i propri figli, ed in questo senso l"acuto si ha nella fase di separazione, anche quando una coppia è ancora in salute non è fuori luogo pensare che possa essere il padre ad esercitare alcune funzioni che per tradizione erano affidate alla madre. Dall"altro, è altrettanto vero che la difficoltà di gestione di un mondo del lavoro nel quale, se una donna ha intenzione di mettere su famiglia deve stare attenta per evitare di essere silurata, il congedo a favore del padre potrebbe rivelarsi un valido strumento per agevolare e rendere compatibili esigenze non più solo personali ma proprie della famiglia.

La questione che tuttavia sorge è il numero di giorni previsto dall"attuale riforma. Tre. Certamente è solo un tentativo, ma quantomeno apre una feritoia e non una ferita nel mondo della famiglia dove, oramai, entrambi i genitori sono lavoratori.

Il fatto che un uomo, diciamocelo, non vada a lavorare per stare con sua figlia suona strano. Ma ciò che è strano, è strano per noi. Forse non per quella bambina che avrà un papà giornalista a casa che le cambierà i pannolini.

 




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