DUE MONDI CHE SI PRESENTANO VICINI FRA DI LORO, IN PARTE SOVRAPPONIBILI, MAI DEL TUTTO COINCIDENTI.
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Somiglianze e differenze che si intrecciano variamente.
Ci sono fragili, nella realtà di ogni giorno, i quali non accusano disabilità in senso stretto (malati, anziani, alcolisti, anoressici); e disabili la cui fragilità civilistica appare, per converso, modesta o inesistente (persone in carrozzina, con le stampelle, ipovedenti addestrati, portatori di sindromi psichiche leggere).
Nella disabilità si guarda essenzialmente a un fare empirico, di tipo materiale, complicato per quella persona: nella fragilità alle insufficienze per le scelte da assumere, sul piano giuridico, circa la vita da condurre.
Ambiti complementari, che traggono beneficio a parlarsi, ognuno con qualcosa da insegnare all’altro; l’errore sarebbe, a livello legislativo, quello di voler intervenire sulla prima (soprattutto amministrativistica come ispirazione) utilizzando le logiche proprie della seconda (soprattutto privatistica come officina).