-  Tonutti Stefania  -  10/05/2015

I NUOVI ANZIANI DEL III MILLENNIO - Stefania Tonutti

Nell'immaginario collettivo diventare anziano oggi significa andare incontro ad una serie di eventi e connotati negativi: fine dell'autosufficienza, malattie, eventuali demenze, solitudine, etc.

Ma quand'è che si diventa anziani? I sessantenni, quelli che fino a pochi anni fa erano considerati anziani, oggi non lo sono più, proprio perché grazie al benessere generale, vivono nel pieno delle loro forze, spesso ben inseriti nella realtà quotidiana, del lavoro e della famiglia; si può dire, in generale, che gli anziani di oggi hanno uno stato di salute migliore rispetto al passato (aiutato anche dalle nuove tecnologie e da farmaci di ultima generazione), sono culturalmente più preparati, ed hanno spesso una vita sociale più intensa.

Ed ecco che scatta il controsenso: se è vero che le condizioni di vita sono migliorate, è anche vero che la solitudine (o magari il senso di solitudine) è aumentato. Le aspettative di vita si sono allungate, il numero di "over 70" è cresciuto e crescerà sempre di più, solo che se fino a pochi decenni fa essi vivevano nell'ambiente famigliare per tutto l'arco della vita, oggi invece vivono soli, ed i più "fortunati" vengono accolti in case di riposo.

Questo radicale mutamento è dovuto ad una società, che, dominata dalla frenesia e dal superamento dei valori passati, trascura quelli più tradizionali.

Gli uomini, vinti dal consumismo, dalla materialità delle cose, dalla cultura edonistica e del benessere, hanno dimenticato il concetto di solidarietà e di unione familiare. Vi è quindi il predominare di una lenta e progressiva emarginazione, e deriva dal fatto che nessuno si pone in ascolto di queste persone. Capita spesso di incontrare nelle città volti tristi, scavati dalla sofferenza, che camminano per strada con aria mesta e rassegnata, malinconica.

Ansia, paura, solitudine, tristezza: sono tutti elementi che predominano la loro vita, peggiorandone le condizioni.

Purtroppo, nel nostro Paese, sono molto carenti le strutture sociali, che spesso non si rilevano confacenti all'accoglienza della popolazione della cosiddetta "III" età.

Ma come considerare gli anziani di oggi? Come soggetti che necessitano assistenza oppure come cittadini che sostengono, con il loro apporto, le generazioni più giovani e la società in generale?

Quando essi non sono più autosufficienti necessitano di assistenza, ma quale ruolo attendersi da coloro che sono potenzialmente attivi? Cosa è legittimo sperare o addirittura pretendere?

Da qui l'idea di sollecitare nuovi percorsi di partecipazione e coinvolgimento sociale, di creare nuove risorse (o potenziare quelle già disponibili) per garantire uno stile di vita più sereno agli anziani.

Non solo: gioca un ruolo fondamentale il diritto, il ruolo del giurista che, con l'aiuto ed il contributo di altri professionisti competenti, può colmare i vuoti legislativi e spronare così il legislatore a emanare leggi che tutelino tali fasce deboli della popolazione e permettere così di ritrovare ciò che in realtà non si dovrebbe perdere mai: la gioia di vivere.




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