Il Tribunale di Ferrara si pronuncia sulla pignorabilità del conto corrente sul quale il debitore riceve esclusivamente la pensione, limitando il vincolo al limite del "quinto" previsto dall'art. 545 c.p.c.

          L'ordinanza del giudice estense risolve in senso garantista l'impasse normativo venutosi a creare dopo l'entrata in vigore, lo scorso 1 ottobre 2012, dell'art. 12 della legge 214/2011 (c.d. Decreto Salva Italia), con cui si è imposto l'obbligo della tracciabilità per il pagamento delle pensioni e degli stipendi superiori ai 1.000,00 euro.

          In particolare, l'obbligo per i lavoratori dipendenti e per i pensionati di aprire e intrattenere conti correnti bancari e postali per l'accredito dello stipendio o della pensione li ha esposti al rischio di vedersi pignorare per intero gli emolumenti percepiti.

          Al creditore che voglia aggirare il limite del quinto è sufficiente notificare l'atto di pignoramento, anziché all'INPS o al datore di lavoro, direttamente all'istituto bancario con cui il pensionato/lavoratore intrattiene il rapporto di conto corrente.

          Il nuovo contesto normativo, in buona sostanza, ha finito per creare un vuoto di tutela.

          Se prima, infatti, il pignoramento delle somme di natura retributiva o pensionistica presenti sul conto corrente del debitore poteva essere giustificato in ragione della libertà di questi di scegliere se accreditarvi o meno anche gli emolumenti, lo stesso non può dirsi ora che alla libera scelta è subentrato l'obbligo di legge.

          In linea con la ratio ispiratrice del particolare regime di pignorabilità previsto dal codice di rito per i trattamenti pensionistici deve ritenersi, allora, la pronuncia del Tribunale di Ferrara, che - sulla base della prova della natura esclusivamente pensionistica delle somme accreditate sul conto corrente pignorato - ha dichiarato la pignorabilità del credito nei limiti previsti dall'art. 545 c.p.c.