-  Fedeli Giuseppe  -  17/09/2014

IL TEMPO INTERIORE - G.FEDELI

« (...)Sous la mémoire et l"oubli, la vie... (P. Ricoeur)

 

...uno scalpiccio di passi incerti...dall'armadio occhieggia stropicciato lo zinaletto...e le bambole, i giochi guardano da quel cantuccio furtivi, desiderosi di vita, di mani...cose, sensazioni, emozioni che d'improvviso posseggo, diventano mie...

Una zoomata au contraire, e puoi guardarla e tornarci con la mente e il cuore attraverso un caleidoscopio che ti porta lontano, sulle ali del ricordo... L'estate. Stagione dell'anno, a similitudine della parabola della vita. Ricca di promesse, pervasa di profumi, punteggiata di fiori, come tutte le cose alla fine sfuma, lascia un che di dolceamaro, di dolente nostalgia, di disincanto: "(...)e par che dica che la beata gioventù vien meno..". In una virtuale quanto agìta "piazza" s'incrociano così le traiettorie delle strade percorse e dei tragitti insonni che appartengono al passato. Ma se "copi e incolli" il passato al presente, davanti agli occhi si srotola il gomitolo della vita...Le direttrici dello spazio e del tempo s'intercettano l'un l'altra fino a restituire allo sguardo ormai limpido un eterno "qui e ora". Il cuore recalcitra, certi ricordi possono far male: ma collocati lungo rette parallele che s'incontrano all'infinito, dissepolti, tornano prepotentemente a reclamare memoria, passione, riscatto da tanto oblio. S'apre il sorriso della terra e il pianto antico irrora il verde, le case, i giardini, rilucendo nell'alba rugiadosa. Non trovi però le parole giuste, e ti lasci così trasportare dalla piena delle emozioni, disciplinate da una ri-costruzione che non eccede tuttavia le regioni e ragioni del cuore. Allora sfogli quell'album affidandone le pagine al vento, ti ci butti dentro...e ci ritrovi lacrime, sorrisi, rimpianti, odori. I respiri, le sistole e diastole, le esaltanti ardite ascese, le cadute vertiginose. Il valzer degli addii... Dentro quell'album rintracci l'essenza della vita, ne assapori la quotidianità, fatta di gesti semplici e rituali. Attraverso un periscopio che ingabbia l'aleph, il "punto" in cui converge e si condensa l'universo... Tanti volti ci osservano, ci osservano ancora, muti, ridestati da un sonno di secoli. Le pietre hanno incisa nelle vene la storia, le storie, sono clessidre che si rovesciano all'infinito, e spiano discrete i passi, i canti, le estrosità e la malinconia di mille autunni, la magnificenza della primavera che verrà, dispensando le sue primizie. Nel bosco grande che costeggia la sterrata l'odore dei pini punge le narici, e ridona al mondo un'infanzia, il Giardino di Lete, Limbo vergine dove fiorisce il papavero che macchia di rosso le umbratili colline. Questo luogo-non luogo, tempo-non tempo è metafora, crocevia "virtuale" ma insieme palpitante dei sensi e del senso dell'umana avventura.

"Noi" siamo il presente, il presente del passato e dei giorni che verranno, finestre sull'anima, quel flusso di coscienza che s'incarna, nella fantasia letteraria, nel personaggio di Swann, all'inesausta recherche du temps perdu, qui e ora.




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