Amministrazione di sostegno  -  Redazione P&D  -  22/06/2023

In margine al  “Monitoraggio su ads della fondazione Zancan”-  Note per il Convegno  sul futuro dell’ads - Padova 12/6/2023 - Sergio Trentanovi

Pillole di proposte

Premetto un paio di brevi considerazioni generali  che ritengo indispensabili  quando si tenti di affrontare le problematiche relative all’attuazione effettiva, dopo 18 anni di vigenza, dell’unico strumento giuridico di protezione attiva delle persone non autonome ( l’amministrazione di sostegno), attraverso l’applicazione di un progetto di sostegno personalizzato ed individualizzato. E, magari, di proporre quelle fisiologiche ed urgenti modifiche ed integrazioni normative, organizzative ed applicative  che l’esperienza di questi anni  ha dimostrato necessarie.

Prima di tutto è  indispensabile che venga assicurato  l’ascolto  effettivo della persona non autonoma, dei suoi bisogni, delle sue scelte, delle sue aspirazioni ( art.407 CC), con le migliori modalità concretamente possibili.  Solo tenendo conto di questa esigenza e valorizzando nei limiti massimi del possibile ( ma  senza assolutismi  o tabu’)  le sue indicazioni, coniugate  con il principio di maggior benessere per ‘quella’ persona fragile, può esser ‘costruito’ dal GT, tenendo presente il principio di sussidiarietà, il piu’ idoneo e condiviso progetto di sostegno, provvisorio o relativamente permanente, coinvolgendo nella ‘cura’ anche  i familiari, il volontariato ed i servizi sociosanitari ( artt. 406, terzo comma CC e 344 secondo comma CC).

Questa semplice constatazione evidenzia di per sé la centralità del ruolo del GT nel compito solidaristico di garantire per quanto possibile alla persona non autonoma la possibilità  di superare gli “ostacoli che impediscono il pieno sviluppo” della sua personalità, la sua stessa libertà; e, inevitabilmente, incidono gravemente sullo stesso principio costituzionale di eguaglianza sostanziale. 

Pertanto ogni riflessione sull’attuazione  della l. 6/2004  e sulle proposte necessarie a garantirne oggi l’efficacia deve, a mio parere, partire dalla verifica concreta delle problematiche che i GT sono chiamati oggi ad affrontare, bene o male, nella realtà quotidiana del loro operare; e dalle loro difficoltà nonché dalle   loro esigenze e dalle eventuali  proposte operative . Spesso questo manca ( o non è sufficientemente focalizzato) nella convegnistica, nei seminari e negli stessi studi sulle fragilità e sull’amministrazione di sostegno, perfino in ricerche ‘specializzate’  e meritorie come quella su cui si basa il Convegno odierno, organizzato dalla Fondazione  Zancan con il coinvolgimento della  Regione Veneto e del Tavolo Regionale Veneto sull’ Ads ( di cui io stesso faccio parte).

Eppure  da questi due ‘focus’ bisognerà sempre  ripartire per qualsiasi futura analisi, per qualsiasi necessario approfondimento, per realizzare ogni attività formativa, ma anche  organizzativa e propositiva al passo con l’evoluzione delle realtà  sempre diverse  delle sofferenze umane connesse alla carenza di autonomia.

  1. Necessità di incrocio del livello normativo con quello politico-attuativo ( si può, si deve fare…non limitarsi a constatare :  questi sono i principi, le belle parole, ma l’attuazione è un’altra cosa  …!). I principi e le prassi  devono poter andare assieme!! Occorre passare  dal livello celebrativo e/o denigrativo a quello propositivo e realizzativo .
  2. Necessità di dare spazio, anche nei convegni-seminari,  piu’  che all’ eventuale efficienza dei servizi a favore delle persone fragili (…quanto siamo bravi…!) alle  loro carenze e insufficienze, alle difficoltà dei servizi alla persona; e quindi ai problemi degli operatori ( GT in primis, naturalmente) ed alle loro necessità, richieste e proposte pratiche ed operative, tentando e/o promovendo modalità condivise di superamento delle problematiche.
  3. Indispensabilità di attività di formazione permanente ( per i GT, ma anche per i  responsabili e gli operatori dei servizi socio-sanitari; per il volontariato, ma anche per gli avvocati), che deve essere anche ‘incrociata’ .  E’ necessaria una specifica previsione normativa e attuativa del come  e dove  farla ( Scuole Magistrati, ma anche esperienze dirette nei campi operativi della fragilità delle persone, dagli ospedali alle strutture dedicate sul territorio… senza tabu’ o finzioni) . Ciò a partire dalla previsione di GT  specializzati e valorizzati (attraverso un’ organizzazione tabellare delineata dal CSM secondo  indicazioni normative generali, per quanto possibile ‘concordate’ e ‘condivise’; un’organizzazione  funzionale e ‘specializzata’ dei  singoli Tribunali ; la previsione ‘speciale’ di nuovi metodi di valutazione  dei magistrati incaricati del servizio…).  Necessità del  superamento  della ‘logica del giudizio’  definitivo e definitorio sulla ‘capacità di agire’ ( tipica della sentenza ‘contro : si veda l’interdizione) con la ‘logica dell’immedesimazione’ nella ‘possibilità/impossibilità di agire’ della persona fragile-beneficiario .
  4. Superamento della logica degli ‘eletti’ e dell’esclusività del togato nell’organizzazione del servizio-GT ; logica degli eletti che, ad esempio, trova espressione ancora oggi  quando si ricorre  formalmente –( e  magari ‘solo per forma’, mentre la sostanza  dell’attività viene in qualche modo svolta da magistrati onorari /‘vassalli’delegati) - ,  a magistrati togati, unici  ritenuti ‘insignibili’ del ruolo di GT ( ruolo considerato, in contrasto con la svalorizzazione tabellare, organizzativa e pratica di questa stessa attività  in diversi Tribunali, ‘troppo delicato’ per esser affidato ‘ad estranei’).   Sarebbe  quantomeno utile  prevedere, normativamente e tabellarmente,  l’intervento ‘necessario’  e qualificato di un numero allargato ed adeguato di magistrati onorari-GT cui venga affidata ( in maniera esclusiva?) la responsabilità di  seguire fin dal ricorso le amministrazioni di sostegno loro assegnate in tutto il loro percorso, senza burocratici sdoppiamenti di compiti.    Debbo sottolineare un elemento essenziale di questa mia proposta, che potrebbe esser male interpretata leggendosi fuori contesto l’accenno dubitativo- (?) -alla auspicata esclusività della funzione per i giudici onorari : l’esclusività di funzioni riguarda i compiti dei giudici onorari-GT specializzati, non certo la possibilità che venga ‘tolto’ il servizio-amministrazioni di sostegno ai GT togati, che dovrebbero necessariamente rimanere nelle funzioni ‘specializzate’ di GT, non solo con gli stessi compiti  ‘allargati’ agli onorari, ma responsabilizzandosi ancor di piu’ nelle funzioni organizzative e coordinatorie di un servizio che, seppur poco ‘giurisdizionale’, è affidato ai GT proprio per il suo carattere fondamentale di essere a favore delle persone fragili. Anzi, per quanto possibile e in concreto opportuno per le particolari caratteristiche organizzative di ciascun Tribunale, in particolar relazione al numero dei procedimenti di ads, l’esclusività di funzioni potrebbe/dovrebbe esser prevista anche per i GT-togati. Naturalmente l’auspicata formazione comune e la specializzazione riguarda anche-ed in primis- i magistrati togati !      In conseguenza  sarebbe indispensabile prevedere  l’allargamento delle piante organiche dei magistrati onorari in  funzione di questo ruolo- sicuramente ‘diverso’ da quello propriamente giuridizionale-, con la previsione dell’immissione di un numero significativo di onorari ‘specializzati’. Dovrebbe essere prevista la ‘necessaria’ ed attiva partecipazione di magistrati onorari ai corsi ed alle attività ‘specializzanti’, rafforzando necessariamente ‘i numeri’ dei GT operativi, senza alcuna presunzione o nascondimento dei magistrati onorari  nell’esercizio del ruolo effettivo di GT.  Deve comprendersi che non può essere  il superamento di un concorso ‘tecnico-giurisdizionale’ a   rendere automaticamente idonei, per ‘sensibilità’ e ‘formazione’, a svolgere compiti ‘orientati’ a favore delle persone fragili  e ad ‘interlocuzione esterna necessaria’ ( vd., per es., artt. 344 sec. comma CC e  art 406 u.c.CC, nonchè normative ‘speciali’ quali quelle sul consenso informato nei trattamenti sanitari-art.3 l. 219/2017).  Parallelamente si deve superare ( anche attraverso previsioni in tal senso a livello normativo-organizzativo) la  cosiddetta ‘logica delle competenze’ , della diagnosi e della prognosi settoriale, attraverso la logica della condivisione multidisciplinare e multidimensionale nel progetto personale di sostegno a  favore della persona non autonoma.   E’ E’ poi indispensabile, per il corretto funzionamento di questo servizio,  comprendere ( sul punto, se ritenuto necessario per superare divergenze applicative,  può essere opportuna una specificazione normativa)  il  ‘carattere sussidiario’ dell’intervento del GT (  art. 405 CC)---‘può’ e non ‘deve “essere assistita”( art. 404 CC).   Attraverso percorsi comuni di formazione deve esser compreso, parallelamente, il carattere sussidiario anche dell’ intervento dei ‘responsabili dei servizi sanitari e sociali impegnati nella cura e assistenza della  persona’ ex art. 406,terzo comma CC (dicotomia  tra “ sono tenuti” e “ ove opportuna”).
  5. Questo quadro può aiutare a comprendere l’assurdità di proposte di interventi  ‘burocratizzanti’ del Tribunale in composizione collegiale anziché del GT per l’adozione di provvedimenti incidenti, direttamente o indirettamente’ , sulla cd. capacità di agire della persona; si tratta di fariseismi che, lungi dal sottolineare il carattere necessariamente limitato e ed eccezionale del ricorso alle disposizioni ex art. 411, terzo comma CC, finiscono per azzerare il senso dell’impiego dello stesso strumento di protezione giuridica attiva costituito dall’ads.  Naturalmente il terzo comma dell’art. 411 CC andrebbe ‘adattato’ all’abrogazione totale dell’interdizione, di cui al punto 6.
  6. Deve essere prevista la cancellazione normativa dell’interdizione-tutela, ex lege, con trasformazione provvisoria di tutte le tutele in amministrazioni di sostegno; disponendo/prevedendo contestualmente  tempi tecnici ridotti per il successivo intervento individualizzante del GT ex art. 405 CC, tenendo presente l’esigenza-base dell’ascolto personale ( il ‘sentire personalmente’ di cui all’art.407 CC) del beneficiario nel suo contesto esistenziale  (immedesimazione).  Deve esser previsto  l’inserimento normativo dell’art. 1 l. 6/2004 (finalità della legge) nel testo stesso degli articoli del Codice Civile, come prima delle disposizioni dettate per l’adozione di misure di protezione delle persone non autonome ( si tratta della norma qualificante lo spirito della intera l.6/2004).  
  7. Dovrebbero  essere previste anche normativamente nuove articolazioni, piu’ ampie e specifiche, delle cancellerie della volontaria giurisdizione, anche con ingresso di  operatori dei servizi socio-sanitari e del volontariato nella stessa organizzazione degli uffici giudiziari incaricati di seguire l’amministrazione di sostegno; con modalità aperte al dialogo ( certo non solo informatico) con un’utenza ‘particolare’ e sostanzialmente sempre fragile,  raccordandone costantemente l’operato ( formazione ‘comune’) con gli stessi GT ( logica dell’immediatezza, della ‘sburocratizzazione’;  eliminazione normativa, chiara e definitiva, di tutti gli oneri di cancelleria e delle spese a carico dell’utenza- e, a maggior ragione, del diretto beneficiario). Naturalmente tutti gli interventi normativi dovranno essere ‘raccordati’ con quelli previsti/attuati per/nella formazione del cd. ufficio del giudice.
  8. Senza entrare in ulteriori  indicazioni e specificazioni degli interventi  possibili, a tutti i livelli, per l’organizzazione di un servizio necessario a favore  di un’utenza comunque fragile ( e davvero possono esser tanti se l’astratto dei principi si cala nella vita concreta e se dalla vita concreta si sanno trarre non solo  principi, ma anche strumenti organizzativi ed attuativi che realizzino i principi) ritengo che si debba ragionare sulla possibilità di far rientrare  l’intero progetto di sostegno personalizzato, nella sua  multidimensionalità mutevole e sempre temporanea  ( art. 405 CC ), attraverso le disposizioni previste dal singolo decreto del GT, nei cd. livelli essenziali  di assistenza . Una previsione normativa espressa in tal senso verrebbe ragionevolmente incontro alle esigenze concrete di tutte le persone ( beneficiario  in primis, naturalmente ) coinvolte nel progetto, anche sotto il profilo dell’effettiva ‘gratuità-non onerosità’ del servizio . L’applicazione sussidiaria dell’ads dovrebbe esser considerata ( come di fatto è effettivamente), nei limiti del decreto del GT, livello di assistenza essenziale alla persona ; pertanto  non potrebbe esser posta a carico del beneficiario ( o dei ‘familiari’)  nessuna ‘spesa’ per l’organizzazione, l’intervento ed il coinvolgimento nel progetto   delle persone , delle organizzazioni e degli enti ( pubblici o privati) coinvolti nel progetto di sostegno ( compresa la cd. equa indennità per l’ads)- artt.2-3-32 Cost.

 In queste prospettive penso che siano possibili passi condivisi con tutti gli enti e le organizzazioni, pubbliche e private, che si occupano del servizio  alle persone fragili; e questo anche attraverso proposte comuni per il miglioramento effettivo del servizio alle persone carenti di autonomia. Ma questo è possibile solo se, in vista del ‘bene comune’ della persona fragile, si abbandonano intransigenze, esclusivismi, ideologismi, settarismi, fariseismi,  pre-giudizi  e barriere che spesso si frappongono all’autenticità di ogni dialogo.




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