-  Rega Ilaria  -  13/02/2013

LEGGE 40/2004: TUTTO DA RIFARE - Ilaria REGA

Se penso all'Italia storica dei grandi giuristi e padri costituenti, a parte debite eccezioni eccellenti (e grazie a Dio ancora presenti), a volte mi chiedo dove sia finita anche quell'Italia.

Forse sarà perché non fanno neanche più svolgere a chi di dovere il mestiere del legislatore, o forse sarà l'estremo tentativo di non scontentare nessuno, ma come è possibile che in Italia sia consentito, ad esempio, l'aborto terapeutico in caso di fibrosi cistica, ma, al contempo, grazie alla legge 40 ancora vigente, non sia possibile la diagnosi pre-impianto? Finalmente dopo l'ultima bocciatura della legge 40, anche le coppie fertili ma con malattie trasmissibili ai figli possono concretamente sperare di poter accedere alle suddette diagnosi. Ma sino a quando la legge 40 sarà in vigore, per veder riconosciuti i propri diritti e per far si che non vi siano genitori di serie A e B, bisognerà opporvisi con tutti i conseguenti adempimenti burocratici.

Secondo uno studio comparato condotto dalla Corte di Strasburgo l'Italia rimane uno dei pochissimi paesi, assieme all'Austria e alla Svizzera, a vietare ancora la diagnosi pre-impianto per prevenire la trasmissione di malattie genetiche.

La Corte europea dei diritti umani ha deciso di non accettare il ricorso dell'Italia che aveva chiesto il riesame della sentenza con cui la stessa Corte, il 28 agosto scorso, ha rigettato la legge sulla procreazione assistita, i giudici di Strasburgo hanno sancito: "l'incoerenza del sistema legislativo italiano in materia di diagnosi pre-impianto".

La Corte aveva condannato lo Stato italiano per "violazione del rispetto della vita privata e familiare" dei ricorrenti. I giudici hanno così respinto la richiesta delle autorità italiane, di ridiscutere il caso della coppia Costa-Pavan; i due sono portatori sani di fibrosi cistica e chiedevano la possibilità di un'analisi pre-impianto dell'embrione. Avevano portato il loro caso a Strasburgo, davanti alla Grande Camera per un secondo giudizio.

La decisione è accolta con "piena soddisfazione" dagli avvocati Filomena Gallo e Nicolò Paoletti, rappresentanti legali dei coniugi, che parlano di una scelta dei giudici di Strasburgo "molto importante con cui viene riconosciuto un diritto fondamentale e che può aiutare a evitare molte sofferenze(...)E' una vittoria della cultura laica e un'affermazione dei diritti delle persone che vorrebbero avere un figlio".

"Con la bocciatura del ricorso del Governo da parte della Corte dei diritti dell'uomo" - proseguono – "sede in cui l'Associazione Luca Coscioni è intervenuta con un amicus curiae, la legge 40 dovrà essere adeguata alla Carta europea dei diritti dell'Uomo, come previsto dalla sentenza della stessa Corte lo scorso 28 agosto, prevedendo l'accesso alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita anche per le coppie fertili portatrici di patologie trasmissibili ai figli"

Il governo sosteneva che il divieto deriva dalla preoccupazione di tutelare la salute del bambino e della donna nonché la dignità e la libertà di coscienza delle professioni mediche, ma anche per evitare il rischio di derive eugenetiche.

In tale osservazione si può chiaramente notare un abuso di diplomazia, soprattutto nei confronti delle professioni mediche e dei cattolici oltranzisti ... E le esigenze del "malato" e dei laici dove lo mettiamo?

Indubbiamente la parola eugenetica, se penso ai risvolti positivi del programmare la nostra salute perché non faccia "brutti scherzi" o per evitare la trasmissione di malattie genetiche, ciò mi provoca grande sollievo, ma se penso anche all'uso distorto e omologante che eventuali abusi potrebbe provocarne, allora rabbrividisco. Basti pensare ad una fantascientifica, spero, selezione di una "Razza superiore". Questa estate, ad esempio, nel corso delle olimpiadi di nuoto, qualcuno ha insinuato che la nuotatrice, Ye Shiwen, la 16enne cinese più veloce di colossi come Phelps e Lochte, sia stata all'origine geneticamente modificata e selezionata per il nuoto. Un utilizzo del genere dell'eugenetica, onestamente, lo trovo uno spreco e un abuso. Riserverei i benefici di tale pratica a persone che, come i coniugi Costa- Pavan, ne abbiano realmente bisogno, con ricadute positive sia sulla salute del nascituro sia sull'intera società, in termini di risparmio sulle cure sanitarie necessarie ad individui affetti da malattie trasmissibili geneticamente.

Progresso, quale utilità per la comunità, senza esagerare e senza travisare il senso della scoperta e dell'innovazione scientifica per fini discutibili.




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