-  Redazione P&D  -  17/07/2014

L'OLANDA E' RESPONSABILE DEL GENOCIDIO DI SREBRENICA

 Lo stato olandese ha la responsabilità civile dalla morte di oltre 300 uomini e ragazzi musulmani a Srebrenica, durante la guerra di Bosnia. Lo ha stabilito un tribunale olandese dell"Aja accogliendo il ricorso presentato dalle madri di Srebrenica, un"associazione di familiari delle vittime del massacro, sottolineando che i caschi blu olandesi del contingente Dutchbat avrebbero dovuto proteggerli.

I caschi blu olandesi fecero uscire dalla loro base-rifugio 300 bosniaci di fede musulmana, mentre era in corso il massacro ad opera dei serbo-bosniaci di Mladic.

«Lo Stato è responsabile della perdita subita dai familiari degli uomini prelevati dai serbi di Bosnia dagli edifici del contingente Dutchbat a Potocari, nel pomeriggio del 13 luglio 1995», ha dichiarato il giudice Larissa Elwin.

I peacekeeper olandesi (Dutchbat) non avrebbero fatto abbastanza per proteggere i musulmani di Bosnia quando la città è stata assediata dalle truppe serbo-bosniache. I rifugiati nel quartier generale olandese sono stati consegnati ai serbi che li hanno portati nel villaggio di Potocari (a 6 km da Srebrenica) e uccisi. La corte ha stabilito che le forze olandesi dovevano essere consapevoli del potenziale genocidio che sarebbe stato commesso.

Srebrenica era stata dichiarata "safe area", ossia zona sicura, sotto la protezione delle Nazioni Unite. Il battaglione olandese tuttavia si ritirò lasciando campo libero alle truppe del generale Mladić che compì il massacro quasi senza incontrare resistenza. Migliaia di profughi musulmani avevano chiesto protezione all"interno dell"area protetta ma vennero lasciati all"esterno, o forzatamente mandati fuori dell"acquartieramento, finendo presto vittime delle milizie serbe. I giudici olandesi hanno ritenuto che i caschi blu dell"Onu, essendo già stati testimoni di omicidi e maltrattamenti della popolazione musulmana, sapevano che quelle persone sarebbero state in grande pericolo se avessero lasciato la "safe area" e nonostante ciò omisero di garantire loro la dovuta protezione, consegnandoli ai soldati serbi.

Per i giudici, l"Olanda è responsabile per la deportazione di 300 uomini e ragazzi musulmani che si trovavano preso il quartier generale del Dutchbat (battaglione olandese), ma non per tutti gli 8000 che vennero portati via e uccisi dalle forze serbe, come sostenuto dall"accusa. Secondo la corte dell"Aja, nel pomeriggio del 13 luglio, il Dutchbat «non avrebbe dovuto lasciar andare gli uomini che si trovavano presso i loro edifici» ha affermato il giudice, sottolineando come i soldati olandesi avrebbero dovuto tenere conto della possibilità che «sarebbero stati vittime di un genocidio». Tuttavia, anche se i soldati olandesi avrebbero dovuto denunciare direttamente i crimini di guerra, lo Stato olandese non può esser giudicato responsabile complessivamente della strage perché tale iniziativa non avrebbe comportato «un"intervento militare diretto dell"Onu» e non avrebbe perciò impedito il genocidio.

L'enclave di Srebrenica era sotto la protezione della Nazioni Unite quando fu catturata delle forze serbo-bosniache nel luglio 1995.

Due giorni dopo che le forze serbo bosniache entrarono a Srebrenica, il 13 luglio, i caschi blu si piegarono alle pressioni del generale Mladic, costringendo migliaia di famiglie musulmane a lasciare il loro compound recintato. I militari serbi separarono le donne dagli uomini, portando gli ultimi via e giustiziandoli. I corpi delle vittime furono abbandonati in fosse comuni. Il tribunale ha tuttavia assolto i soldati olandesi della responsabilita dell'uccisione delle altre migliaia di musulmani fuggiti nelle foreste intorno a Srebrenica e poi accerchiati e assassinati dai serbi. «Il Dutchbat non può essere ritenuto responsabile della loro sorte», ha affermato il giudice.

I serbo-bosniaci, sotto il comando del generale Ratko Mladic, uccisero quasi 8.000 tra uomini e ragazzi musulmani in quello che è considerato il peggior massacro in territorio europeo dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Già nel 2004 il Tribunale penale per la ex-Jugoslavia (ICTY), con sede all"Aia, aveva qualificato come genocidio quanto avvenuto a Srebrenica nel luglio del 1995, incluso il trasferimento forzato di circa 30.000 persone – donne, bambini e anziani – con l"intento di epurare la regione dalla popolazione non serba. Le maggiori responsabilità per questo e altri massacri ai danni della popolazione bosniaco-musulmana (i "bosgnacchi") e croata furono imputate all"allora presidente della Repubblica Serba della Bonia-Erzegovina, Radovan Karadžić, e al generale Ratko Mladić.

L"impatto della sentenza olandese è potenzialmente enorme: centinaia di vittime potrebbero adire ora le corti olandesi e vedersi riconosciuto il risarcimento per quelle morti che forse avrebbero potuto essere evitate. L"associazione "Madri di Srebrenica" ha già intentato un"altra azione legale contro lo stato olandese per ottenere il risarcimento dei danni subiti sulla base degli stessi principi.

È bene rilevare tuttavia che la Corte di cassazione olandese ha rigettato una causa proposta sulle stesse basi (http://www.rechtspraak.nl/Organisatie/Hoge-Raad/Supreme-court/Summaries-of-some-important-rulings-of-the-Supreme-Court/Pages/Ruling-Dutch-Supreme-Court-Mothers-of-Srebrenica.aspx&usg=ALkJrhip8njTxeZr5Fgf0uB_9Ehi3Q4G2A).




Autore

immagine A3M

Visite, contatti P&D

Nel mese di Marzo 2022, Persona&Danno ha servito oltre 214.000 pagine.

Libri

Convegni

Video & Film